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Biden, Harris, Trump, von der Leyen. Cronaca politica di due incredibili settimane

Di Francesco Spartà

Nelle ultime due settimane sono successi fatti incredibili, dall’attentato (fortunatamente fallito) al candidato Repubblicano Donald Trump al ritiro per la corsa presidenziale di Joe Biden con il passaggio di testimone a Kamala Harris. Mentre in Europa è stata rieletta Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue. Il racconto di Francesco Spartà

“Ci sono decenni in cui non succede nulla e ci sono settimane in cui sembrano passati decenni”. Con questa famosa frase (rielaborata sempre di più nel corso degli anni), Lenin, nel marzo del 1918, spiegava come in pochi giorni la rivoluzione da lui guidata “aveva distrutto una delle monarchie più antiche, più potenti, più barbare e più feroci di sempre”, compiendo in pochi mesi “un percorso per il quale altri paesi hanno speso decenni”.

Oggi non siamo davanti a un evento di tale portata storica come la Rivoluzione russa (anche se siamo nel mezzo di un’altra rivoluzione epocale come quella digitale, che ogni singolo giorno compie passi enormi), ma il mondo in cui viviamo va comunque ad una velocità sempre più forte ed è sempre più complicato stargli dietro. E per la politica mondiale, queste ultime due settimane, in cui sono susseguiti importantissimi accadimenti, fanno parte sicuramente di quei giorni per cui secondo Lenin “accadono decenni”.

Partiamo con quanto è accaduto negli ultimi quattordici giorni negli Usa. Il primo evento che ha una portata storica e che, se avesse avuto un fine diverso avrebbe cambiato davvero il futuro di tutto il mondo, è l’attentato del 13 luglio a Donald Trump durante il comizio di Butler, in Pennsylvania. Il tycoon sta parlando in uno di quegli Stati considerati chiave per l’elezione di novembre, quando Thomas Matthew Crooks, da 125 metri spara otto colpi dal suo “AR-15”. Trump viene colpito all’orecchio destro, Crooks neutralizzato dai cecchini. Questione di centimetri e la storia recente e futura di tutto il mondo avrebbe preso una piega differente.

Tutto prosegue, quasi come se nulla fosse accaduto. Passano due giorni e Donald Trump nomina come running mate, J.D. Vance. Non è una scelta qualsiasi, ma un segnale preciso che l’ex presidente vuole mandare a tutto il Paese: il Gop di prima non esiste più.

Non trascorre nemmeno una settimana e una tranquilla domenica di luglio ci riporta al 1968: il residente in carica Joe Biden, come Lyndon B. Johnson cinquantasei anni prima, annuncia il ritiro dalla corsa presidenziale. Impazzano i nomi dei possibili successori, ma Biden indica Kamala Harris come sua sostituta e come nel 2016 inizia una campagna che si preannuncia dai toni durissimi.

Nel frattempo, i fatti di Butler hanno ripercussioni sui vertici dell’amministrazione statunitense e Kimberly Cheatle, la direttrice del Secret Service, dopo l’audizione di lunedì 23 luglio, si dimette, riportando le lancette della storia di dieci anni, quando Julia Pierson, prima donna a rivestire la carica di direttore dei servizi americani e responsabile ai tempi dell’incolumità del presidente Obama, rassegnò le dimissioni a seguito dell’incredibile ingresso all’interno della Casa Bianca di un veterano della guerra in Iraq che, armato di coltello, scavalcò la recinzione del 1600 di Pennsylvania Avenue fino a entrare nei locali interni.

Se tutto questo è successo negli States, il resto del mondo, in queste due ultime settimane, non è stato politicamente fermo. In Europa, Ursula von der Leyen è stata riconfermata (non senza polemiche, soprattutto all’interno dei partiti della maggioranza italiana) presidente della Commissione europea, mentre in Francia, nella sua “estate pazza”, tra le dimissione del primo ministro Gabriel Attal, senza maggioranza e senza governo, la politica entra ovviamente anche all’interno dei giochi olimpici e durante la piovosa inaugurazione di venerdì, si sono registrati fischi sia a Macron sia alla delegazione israeliana. Proprio Israele, intanto, prosegue con le operazioni nella striscia di Gaza, volte alla complicatissima (se non impossibile) missione di sradicare Hamas. Il 13 luglio, secondo fonti dell’Idf, un raid aereo nel sud della Striscia, avrebbe ucciso il capo militare di Hamas, il “fantasma” Mohammed Deif. Ma sino ad oggi, con le continue smentite da parte dell’organizzazione palestinese, il destino di colui che ha pianificato gli orrori del 7 ottobre è un giallo e la guerra in Medio Oriente prosegue, non solo a Gaza. Negli ultimi giorni, infatti, si sono intensificati gli scambi di missili tra Israele e gli Houthi, con quest’ultimi che, dopo il raid israeliano sulla città portuale di Hodeida, hanno risposto colpendo nel cuore del Paese, a Tel Aviv, causando un morto e decine di feriti.

Intanto, Benjamin Netanyahu, mercoledì 24 ha parlato al congresso a Washington (tra gli applausi di quasi tutti i presenti e le polemiche delle migliaia di manifestanti all’esterno, ma anche degli oltre sessanta democratici che hanno boicottato il discorso del premier israeliano), dichiarando che Israele “si difenderà sempre”, ed incontrando, poi, Biden e Kamala Harris alla Casa Bianca, ma anche il suo amico Donald Trump nella villa a Mar a Lago.

Nel frattempo, in Russia, il 19 luglio è stato condannato a 16 anni di carcere per spionaggio il giornalista americano del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, che dovrà scontare la pena in una colonia penale a “regime severo”. Vicenda che si inserisce in quell’ampio contesto di grande tensione tra la Russia e l’Occidente, e mentre la guerra russo-ucraino tocca i due anni e mezzo di durata, emergono, tuttavia, timidi segnali di apertura per risolvere il conflitto, come dimostra la visita di martedì 23 luglio in Cina del ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba. Pechino che nel frattempo questa settimana ha chiuso il Terzo Plenum, l’importante riunione che si tiene all’incirca ogni cinque anni e che definisce la direzione generale delle politiche sociali ed economiche a lungo termine del Paese, per la prima volta svolta in un periodo di grande difficoltà dal punto di vista economico, ma che, nonostante ciò, pare che non sia emersa in prospettiva l’intenzione di avviare grandi riforme.

Si chiudono così quattordici giorni molto intensi a livello mondiale, che influenzeranno la vita politica, e non solo, di tutto il pianeta, e che rappresentano un assaggio di quello che accadrà nei prossimi mesi, in cui assisteremo all’intensificarsi della campagna elettorale statunitense, al susseguirsi delle vicende belliche in Ucraina e in Medio Oriente, con la speranza che in entrambi i contesti si possano aprire le porte per un dialogo oggi ancora lontano, sino poi ad arrivare alla formazione della nuova Commissione europea a dicembre.

Ma in un mondo che corre così veloce, dove dal biplano siamo arrivati oggi allo shuttle e dove le ore sembrano secoli, gli appuntamenti descritti sopra vedranno la loro evoluzione settimana dopo settimana, e, come diceva Lenin, all’interno di queste settimane potremo vedere, come si è verificato negli ultimi quattordici giorni, “accader decenni”.



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