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IA, regolamentare sì ma occhio all’innovazione. Un’agenda per la nuova legislatura Ue

Di Giulio Ginnetti e Gabriele Maglio

L’esigenza di un nuovo approccio alla regolamentazione e all’innovazione avvertita dalle imprese è stata riconosciuta in modo pressoché unanime dalle istituzioni: ora si chiede uno sforzo per riportare l’Europa a crescere e ad essere protagonista del futuro tecnologico ed economico globale

Si è tenuto lo scorso giovedì l’evento “Innovazione e Regolamentazione al tempo dell’intelligenza artificiale: un’agenda per la nuova legislatura europea” organizzato dal Policy Observatory della Luiss School of Government presso CEOforLife con rappresentanti delle istituzioni e delle imprese, ideato e moderato da Giovanni Orsina e Domenico Lombardi. Al dibattito hanno partecipato rappresentanti di aziende globali come Flavio Arzarello, Public Policy Manager, Economic and Regulatory Policy, di Meta in Italia, Stefano Grieco, ceo e vp di Nokia Italia, associazioni, startup, consulenze, ed eminenti rappresentanti del governo e delle forze politiche, tra cui il viceministro Valentino Valentini, Stefano Candiani, Alessandro Cattaneo, Valentina Grippo e Mario Nobile.

Guidata da una ricerca del Policy Observatory, la discussione ha evidenziato la necessità di individuare un nuovo equilibrio tra regolamentazione e stimolo all’innovazione. Un cambio radicale di approccio dopo anni in cui l’Europa ha concentrato i propri sforzi a regolamentare uno sviluppo tecnologico realizzato altrove, in Stati culturalmente più aperti agli investimenti di rischio e, soprattutto, favoriti da un quadro normativo più flessibile.

Nella sua introduzione ai lavori, Lombardi, direttore del Luiss Policy Observatory, ha sottolineato le conseguenze dell’iperregolamentazione, l’incertezza sulla conformità che essa genera, e il deterrente per gli investimenti nel nostro continente: “La legislatura europea che si è appena insediata avrà un ruolo cruciale nel mitigare il crescente divario tecnologico con le altre regioni del mondo o, viceversa, ampliarlo ulteriormente. Con questo incontro intendiamo contribuire affinché i legislatori e la Commissione definiscano un’agenda equilibrata che non penalizzi ulteriormente la competitività delle nostre economie”.

Il contributo di apertura di Antonio Gozzi ha evidenziato, supportato da cifre e numeri allarmanti, come questo approccio regolatorio generi un effetto negativo trasversale sulle aziende europee (indipendentemente dal settore di appartenenza), i posti di lavoro e il benessere dei consumatori. Nell’evidenziare l’ampliarsi del gap tra Europa e Stati Uniti, sia in termini di Pil complessivo che di rilevanze delle imprese nei diversi verticali, l’advisor al presidente di Confindustria ha criticato l’assenza di politica industriale e l’eccesso di regolamentazione, il quale non è circoscritto alle novità offerte dal settore digitale ma sta penalizzando anche settori in cui l’Europa ha storicamente avuto un ruolo di leadership, come la farmaceutica, l’automotive, la siderurgia: “Se paragonassimo l’Europa ad una struttura aziendale, con questi risultati a livello di crescita, l’amministratore delegato sarebbe stato rimosso dal suo incarico da tempo. Si ha a disposizione uno dei più importanti mercati del mondo, grandi imprese ma i risultati sono negativi e la crescita inesistente da anni. Allora mi chiedo, si sta facendo bene?”

Il deputato di Forza Italia, Alessandro Cattaneo, ha confermato il quadro offerto da Gozzi, riconoscendo che oggi le aziende europee non riescono a competere su scala globale ma invece continuano a perdere terreno nei confronti di competitor globali, come Stati Uniti, Cina e India. Cattaneo ha poi sottolineato che “questa nuova legislatura europea non si sta aprendo nel migliore dei modi ma abbiamo bisogno di cambiare approccio perché oggi è ancora più importante avere un’Europa forte”. La stessa vicepresidente della Commissione Cultura della Camera, Valentina Grippo si è soffermata sulle difficoltà per le imprese europee nell’affrontare la competizione di un mercato sempre più globale: “Alcuni stati orientali fanno della deregolamentazione un vantaggio competitivo. Noi spesso come regolatore ci troviamo nel difficile compito di dover regolare consapevoli però che troppe norme inibiscono l’innovazione. Da parte nostra questa consapevolezza c’è, i rischi dell’iper-regolamentazione sono seri ed importanti. Molti regolamenti e normative magari nascono con le migliori intenzioni ma poi rappresentano importanti lacci per le imprese più piccole”. La deputata di Azione ha concluso il suo intervento citando i dati della ricerca del Policy Observatory sul divario in termini di investimenti in materia di intelligenza artificiale tra Ue e Stati Uniti e assicurato l’apertura al dialogo da parte della Commissione Cultura della Camera.

Il direttore generale dell’Agid, Mario Nobile, a pochi giorni dalla pubblicazione della Strategia Italiana sull’Intelligenza Artificiale, ha sottolineato come servano risorse, sia economiche che intellettuali, ma, soprattutto “la capacità di trovare nuovi applicativi, perché oggi è competitivo chi riesce a trovare il caso d’uso vincente” affinché questa strategia sia efficace in un mercato già importante. Nella sua semplicità, una ricetta chiara, semplice ma che trova ancora difficoltà a realizzarsi.

La voce delle aziende è stata abbastanza univoca, pur nell’eterogeneità delle realtà coinvolte nell’evento, da grandi multinazionali come Meta e Nokia fino ad associazioni di imprese, startup innovative e giovani realtà aziendali. I diversi punti di vista hanno offerto uno scenario critico per chi fa impresa e problematiche concrete, acuite dall’assenza di un quadro regolamentare chiaro, definito e armonizzato per il mercato europeo, con impatti estremamente concreti in termini occupazione, scalabilità, investimenti, competitività e servizi a disposizione dei consumatori. In particolare, Flavio Arzarello, responsabile delle questioni economiche e regolatorie di Meta per l’Italia, ha ricordato come molti servizi di Meta siano stati lanciati in ritardo in Europa, ad esempio Threads, o non verranno rilasciati per il momento, a causa di un quadro normativo e regolamentare poco chiaro (ad esempio i modelli di Intelligenza artificiale multimodale). “Pur rappresentando un’azienda americana sono un cittadino italiano ed europeo e questa frammentarietà e scarsa chiarezza danneggia le imprese e i consumatori europei. Si pensi semplicemente al fatto che in Europa non si potrà beneficiare a pieno dei modelli più avanzati di IA di Meta nonostante l’azienda, grazie al proprio approccio open-source, li renda liberamente accessibili a ricercatori, professionisti, utenti e imprese di ogni dimensione. Questo è un danno estremamente significativo in termini di competitività globale”. Il manager di Meta ha anche sottolineato come per colmare questo gap tecnologico sempre più ampio sia essenziale l’uso coordinato ed efficiente delle risorse a disposizione, per evitare di replicare infrastrutture e soluzioni già esistenti: “l’Europa dispone di competenze specifiche e una leadership importante in alcuni settori, credo quindi che il miglior modo per efficientare gli sforzi sia mettere a sistema queste conoscenze per ideare applicativi e soluzioni specifiche che possano sfruttare le infrastrutture e le soluzioni già a disposizione”.

Nel ricordare il valore che queste aziende offrono ai cittadini e al benessere europeo, Stefano Grieco, ad di Nokia ha evidenziato il contributo che queste aziende offrono in termini di occupazione ed innovazione. Un impegno ben espresso dai più di 4 miliardi di spesa in ricerca e sviluppo su base annua di Nokia. In particolare, però, l’intervento di Grieco si è concentrato sull’importanza degli investimenti in infrastrutture per il futuro economico e tecnologico globale come i data center: “infrastrutture fondamentali senza cui l’IA di fatto non esiste”.

Stefano Candiani della Lega, già sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno nel governo Conte I ha riconosciuto i principali rischi di un approccio troppo spesso ideologico alla regolamentazione, che avvantaggiano altri Stati e ci porta a penalizzarci da soli: “Manca troppo spesso la valutazione dell’impatto delle norme. Abbiamo esempi di scelte politiche europee che hanno mortificato il mercato Europeo senza generare un vero impatto, anche a livello di politiche ambientali, con percentuali bassissime. In generale, credo ci sia troppa attenzione alla fase regolatoria e poco alla ricaduta concreta di queste scelte che sono scelte politiche”. Il deputato della Commissione Politiche Ue ha aggiunto: “Nel mercato non vince il più grosso ma il più veloce, il più rapido. Quasi sempre è così e dobbiamo saperlo. Se queste regole ci rallentano, non ci permettono di arrivare al traguardo, allora c’è un problema”.

Il viceministro Valentino Valentini, in una riflessione sull’Europa di ampio respiro, ha dedicato un passaggio anche alle problematiche del nostro tessuto produttivo ed imprenditoriale soffermandosi, in particolare, sulle difficoltà per le Pmi nell’adottare tecnologie avanzate che accrescerebbero la loro competitività. Infatti, ha evidenziato il viceministro, in assenza di competenze specifiche o di consulenze tecniche è molto difficile non temere gli oneri e i vincoli burocratici. Il viceministro si è poi soffermato sull’approccio finora assunto dalle istituzioni europee che hanno sì cercato di tutelare i consumatori e di creare dei campioni europei del digitale ma “purtroppo, fino ad oggi, non siamo riusciti a favorire la nascita di questi campioni”. Valentini ha concluso evidenziando come pur non riuscendo a creare la tecnologia di base, che di fatto viene sviluppata altrove, sia assolutamente necessario almeno facilitarne l’adozione, utilizzarla, e individuare applicazioni e casi d’uso competitivi sul mercato. Un percorso che l’Europa deve semplificare ed accompagnare, non rendere più complicato.

L’esigenza di un nuovo approccio alla regolamentazione e all’innovazione avvertita dalle imprese è stata riconosciuta in modo pressoché unanime dalle istituzioni: ora si chiede uno sforzo per riportare l’Europa a crescere e ad essere protagonista del futuro tecnologico ed economico globale. È chiaro che l’Unione europea si trova oggi di fronte ad una scelta fondamentale per il suo futuro e l’approccio normativo e le scelte geopolitiche giocheranno un ruolo determinante per la sua competitività e rilevanza globale.

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