I libanesi sono consapevoli del rischio di un’altra guerra che potrebbe devastare ulteriormente il Paese che negli ultimi 50 anni ha visto durissimi combattimenti e dove i fori di proiettile negli edifici di Beirut sono un simbolo e un ricordo indimenticabile. Sono altrettanto consapevoli che il sostegno a Hezbollah potrebbe degenerare presto in una vera e propria nuova guerra
L’escalation che tanto si voleva evitare e per cui l’inviato Usa per il Medio Oriente Amos Hocstein ha lavorato per mesi pare ormai inevitabile. La terribile strage dei bambini in Golan e la conseguente uccisione del numero due di Hezbollah Fuad Shukr ha, infatti, portato il livello della tensione tra i due Paesi al punto più alto dal 7 ottobre ad oggi.
E il Paese dei cedri è sempre più in mano al “Partito di Dio”. È questo è un problema serissimo per l’equilibrio medio orientale, dal momento in cui in Libano la battaglia di Hezbollah con Israele è ormai presentata come una guerra di solidarietà per i palestinesi, e la percezione all’interno di buona parte del Paese è che solamente gli sciiti stiano combattendo per quella causa, mentre i leader sunniti non stiano facendo nulla, nonostante Hamas sia un’organizzazione sunnita e gli stessi palestinesi siano prevalentemente sunniti. Dunque, Hezbollah, organizzazione sciita, è ormai sempre più popolare in Libano, anche tra i sunniti che altrimenti sarebbero in contrasto con gli sciiti del partito guidato da Nasrallah. E proprio sul tentativo di smorzare le alleanze sciite/sunnite antisraeliane per evitare un’escalation in Medio Oriente, scrissi mesi fa su queste colonne. Oggi quest’alleanza nel Paese dei Cedri si sta consolidando, ricompattando il fronte islamista.
Questa situazione sta, dunque, facendo sì che Hezbollah, che negli anni ha continuato a crescere sia dal punto di vista politico sia, soprattutto, da quello militare (ha aumentato significativamente gli uomini, l’equipaggio e l’addestramento rispetto al 2006) conquisti consensi anche tra coloro che hanno da sempre contrastato il suo sviluppo in Libano come i molti musulmani sunniti, cristiani, drusi e altri gruppi religiosi del Paese, registrando di conseguenza meno vincoli politici interni, dal momento in cui molti libanesi rivolgono la loro ira verso Israele e la guerra a Gaza.
Ora, dopo che il collasso finanziario del Libano ha portato e continua a portare anni di grandissima instabilità politica, e le condizioni socioeconomiche rimangono fortemente critiche, Hezbollah sta guadagnando sostegno grazie alla sua posizione conflittuale nei confronti di Israele, ma l’aspetto maggiormente preoccupante è che, come ha confidato martedì al Wall Street Journal, Fares Souaid, ex capo dell’Alleanza 14 marzo (una coalizione politica che comprendeva diversi partiti cristiani e sunniti contrapposta ad Hezbollah e che oggi è in grandissima difficoltà), “ad oggi non esiste una vera opposizione al Partito di Dio in Libano”. Anche dal punto di vista militare. Infatti, bisogna sottolineare come l’esercito libanese, sia decisamente debole, meno armato e addestrato rispetto ad Hezbollah, il quale possiede, invece, la milizia non statale migliore del mondo ed è di gran lunga, quindi, la forza più potente in Libano. Detiene poi seggi nel Parlamento (seppur non la maggioranza) e controlla interamente importanti parti del territorio libanese, dove è effettivamente responsabile della sicurezza e dei servizi sociali.
Libano che oltre alla critica situazione economica è accompagnato da una profonda crisi politico-istituzionale. Dal 2022, infatti, il Paese si trova con un governo dimissionario e senza un Capo di Stato, risultando quindi paralizzato politicamente. Da allora la questione della presidenza è stata oggetto di un’accesa battaglia politica tra Hezbollah e i suoi avversari, specialmente le Forze libanesi guidate da Samir Geagea.
I libanesi sono certamente consapevoli del rischio di un’altra guerra che potrebbe devastare ulteriormente quel Paese che negli ultimi 50 anni ha visto durissimi combattimenti e dove i fori di proiettile negli edifici di Beirut sono un simbolo e un ricordo atrocemente indimenticabile e sono altrettanto consapevoli che il sostegno ad Hezbollah potrebbe degenerare presto in una vera e propria nuova guerra. Secondo un sondaggio condotto tra febbraio e aprile dal centro di ricerca Arab Barometer, la maggior parte dei cristiani libanesi e dei musulmani sunniti non si fida completamente del gruppo o pensa che il suo coinvolgimento nella politica regionale sia positivo per il mondo arabo.
Un conflitto più distruttivo con Israele probabilmente approfondirebbe queste divisioni e potrebbe lasciare molti sciiti arrabbiati con Hezbollah per averli trascinati in guerra.