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Sul nucleare serve sicurezza, indipendenza dell’attività regolatoria e trasparenza. Ecco perché

Di Maurizio Pernice

Il dibattito sul ritorno al nucleare ha stimolato confronti tecnici e politici sulla sua sostenibilità economica, sulle attuali competenze e capacità finanziarie, sulla sicurezza degli impianti e sul nodo ancora irrisolto a distanza di anni della gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito delle vecchie centrali. L’analisi dell’avvocato Maurizio Pernice

La rinnovata importanza del ruolo dell’energia nucleare nell’ambito della strategia per la transizione energetica e le conseguenti iniziative di programmazione e ripartizione di fondi per dare impulso allo sviluppo di nuove tecnologie, sono stati accolti con grande interesse e partecipazione dalle filiere produttive e dal sistema della ricerca. Il dibattito sul ritorno al nucleare allo stesso tempo, però, ha stimolato confronti tecnici e politici sulla sua sostenibilità economica, sulle attuali competenze e capacità finanziarie, sulla sicurezza degli impianti e sul nodo ancora irrisolto a distanza di anni della gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito delle vecchie centrali.

Sotto il profilo dei costi il Piano nazionale integrato energia e clima 2024 sviluppa un’analisi di scenario al 2030 e al 2050 sull’utilità e sulla convenienza economica di produrre energia utilizzando la nuova tecnologia Small modular reactor di III generazione avanzata, Advanced modular reactor di IV generazione, micro-reattori di potenze inferiore 30 MWe per singolo modulo, e, dal 2050, la fusione.

Ma il tema più importante per il futuro del nucleare in Italia è la sicurezza che si declina nei seguenti principi fondamentali: progettazione, localizzazione e costruzione secondo standard e norme tecniche più avanzati per prevenire incidenti e mitigare gli effetti di quelli che eventualmente si verificassero; valutazioni di sicurezza complete e sistematiche effettuate periodicamente al fine di verificare lo stato degli impianti e apportare tempestivamente i miglioramenti necessari rispetto agli standard di sicurezza comunitari e internazionali.

La sicurezza richiede la capacità della filiera produttiva e dell’esercente di aggiornare le proprie competenze tecniche, e di disporre delle risorse umane e finanziarie necessarie per realizzare e gestire gli impianti nucleari nel rispetto dei requisiti  e delle condizioni di esercizio, di prevenzione e di attenuazione delle conseguenze degli incidenti, stabiliti dall’ordinamento nazionale e dalle direttive e regole internazionali Euratom, AIEA, e dagli altri organismi comunitari e internazionali costituiti dalle Autorità di regolazione.

Sono quindi fondamentali la competenza dell’operatore e della manodopera impiegata, la qualità della manutenzione, nonché il rigore del controllo regolatorio che rappresenta anche un elemento di affidamento della popolazione sulla gestione in sicurezza degli impianti nucleari.

La Commissione Ue in proposito ha ribadito più volte la necessità di rafforzare i poteri e l’indipendenza delle autorità di regolazione competenti con adeguate risorse umane e finanziarie in grado di assicurare controlli efficaci sulla conduzione degli impianti nucleari; ha inoltre rilevato che le autorità devono essere entità autonome, giuridicamente separate da qualsiasi altro organismo pubblico o privato, e che la forma dell’Autorità indipendente soddisfa i vantaggi della separazione funzionale e giuridica da qualsiasi altra struttura governativa.

La complessità dei controlli richiesti, che si dovranno estendere anche alla capacità finanziaria e organizzativa dell’operatore, rende perciò necessaria una profonda trasformazione della struttura organizzativa dell’Isin, secondo le indicazioni formulate in generale dalla Commissione europea in relazione a quanto stabilito dalla direttiva Euratom in materia. In particolare, il controllo dei requisiti e delle misure di sicurezza, che si svolge a tutela della salute della popolazione, potrebbe essere rafforzato anche con una riorganizzazione delle competenze attualmente condivise o esercitate in coordinamento tra più amministrazioni.

Accanto all’affidamento sulla terzietà, sulle competenze e sull’indipendenza dell’autorità di regolazione, un altro aspetto con il quale si può già misurare il futuro del nucleare è la realizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Da più parti si sottolinea, infatti, la contraddittorietà di promuovere il ritorno all’energia nucleare quando ancora non si è risolto il problema della gestione finale del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi che continuano ad essere prodotti dalle attività di decommissioning, industriali, sanitarie e di ricerca.

Questa criticità è evidenziata nella Relazione dell’Isin al Parlamento relativa all’anno 2023 nella quale si segnala che i ritardi e l’incertezza dei tempi di realizzazione del Deposito nazionale comportano costi ulteriori e aggiuntivi per la realizzazione di nuovi depositi e l’adeguamento di altre strutture provvisorie di stoccaggio, e hanno ostacolato sino ad oggi il trasferimento per il trattamento in Francia delle rimanenti 13 tonnellate di combustibile esaurito attualmente stoccate nel deposito Avogadro a Saluggia.

L’incertezza sui tempi di realizzazione del Deposito nazionale trova conferma anche nella recente precisazione di Sogin, secondo cui “l’accordo con la Francia non prevede l’obbligo di disporre del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, ma dell’utilizzo di un centro di stoccaggio o deposito conforme alle regole di sicurezza in vigore”. La possibilità di far rientrare e stoccare il combustibile esaurito trattato in Francia, e in tal modo avviare il trasferimento per il trattamento del combustibile stoccato nel deposito Avogadro, non attenua ma anzi conferma che i tempi di localizzazione e realizzazione del deposito nazionale sono incerti.

L’interpretazione di Sogin, oltretutto, solleva numerosi interrogativi sulla soluzione ipotizzata: Qual è in Italia il centro idoneo allo stoccaggio di rifiuti ad alta e media attività per una durata temporale incerta? Si pensa di realizzare o adeguare un ulteriore deposito, con aggravio di spesa? È stata considerata l’idoneità della localizzazione del deposito che si intende utilizzare? Come sarà assicurata la partecipazione della popolazione interessata e quale sarà l’esito di tale coinvolgimento?

In conclusione, si ritiene che il consenso intorno al nucleare debba essere costruito creando l’affidamento della popolazione sull’esistenza di un sistema di regolazione indipendente che assicuri la corretta applicazione di tutti gli standard internazionali di sicurezza, e sulla capacità dell’amministrazione di assumere le scelte fondamentali con procedure trasparenti nel pieno rispetto delle regole e dei requisiti tecnici.



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