Dopo un climax di violenza, le proteste iniziate lo scorso mese hanno spinto la prima ministra a lasciare il Paese. Intanto i militari subentrano al potere per gestire la transizione
La situazione in Bangladesh continua a deteriorarsi. Dopo i forti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine avvenuti nella giornata di domenica, durante i quali sono state registrate novanta vittime (portando il bilancio totale a oltre 280, dall’inizio delle proteste lo scorso luglio), la prima ministra in carica Sheikh Hasina si è dimessa ed è fuggita dal Paese, recandosi in India per cercare di tutelare la propria sicurezza. Il capo dell’esercito, generale Waker-Us-Zaman, ha dichiarato in un discorso televisivo che chiederà al presidente di formare un governo ad interim. Il generale ha promesso che l’esercito si ritirerà e che avvierà un’indagine sulla repressione dei manifestanti che ha alimentato l’indignazione contro il governo e ha chiesto ai cittadini tempo per ripristinare la pace. “Mantenete la fiducia nell’esercito, indagheremo su tutte le uccisioni e puniremo i responsabili”, ha assicurato, “Ho ordinato che l’esercito e la polizia non si lascino andare a nessun tipo di sparatoria”, ha sottolineato il capo delle forze armate, affermando che “ora, il dovere dei manifestanti è quello di mantenere la calma e aiutarci”. Il leader militare ha dichiarato anche di aver avuto colloqui con i leader dei principali partiti politici al di fuori dell’Awami League di Hasina, e che presto incontrerà il presidente Mohammed Shahabuddin per discutere la strada da seguire.
Nonostante l’imposizione del coprifuoco, manifestanti da tutto il Paese hanno marciato sulla capitale Dhaka sfidando l’ordine costituito. Le immagini televisive hanno mostrato migliaia di persone riversarsi nelle strade della capitale Dhaka in segno di giubilo e gridando slogan. Migliaia di persone hanno anche preso d’assalto Ganabhaban, la residenza ufficiale di Hasina, gridando slogan, battendo i pugni e mostrando segni di vittoria. Le immagini televisive hanno mostrato la folla nei salotti della residenza e si sono viste alcune persone portare via televisori, sedie e tavoli dall’edificio.
Oltre alla residenza della premier, i manifestanti hanno preso d’assalto anche la residenza del presidente della Corte Suprema (nonché precedente abitazione di Hasina nella capitale). I dimostranti hanno anche incendiato due importanti uffici del partito al potere, la Lega Awami. La folla ha poi messo a soqquadro la casa della famiglia di Hasina, trasformata in museo, dove il padre fu assassinato. Per motivi di sicurezza, l’aeroporto principale della capitale ha sospeso le operazioni.
Il Bangladesh è stato travolto da proteste e violenze il mese scorso, quando alcuni gruppi di studenti hanno iniziato a manifestare per chiedere l’abolizione di un controverso sistema di quote nei posti di lavoro statali, che riservava un terzo di questi ai familiari dei veterani della guerra di indipendenza del 1971 con il Pakistan. Il governo si è dimostrato reattivo verso queste istanze, ma le proteste, sostenute da studenti e cittadini comuni, si sono trasformate lo scorso fine settimana in un movimento più ampio finalizzato a spingere per le dimissioni di Sheikh Hasina, che proprio lo scorso gennaio era stata rieletta per il suo quinto mandato in una competizione elettorale boicottata dal principale partito di opposizione, il Partito Nazionalista del Bangladesh guidato dalla nemesia dell’ex prima ministra Begum Khaleda Zia.
La partenza della leader, un tempo potente, lascerà un vuoto nella politica del Bangladesh. Gli studenti manifestanti avevano chiesto una rottura con la politica dinastica del Paese, dominata dalla Lega Awami di Hasina e dal rivale Partito Nazionalista del Bangladesh, che si sono ampiamente scambiati il controllo del governo negli ultimi cinque decenni.
“È un bivio per il Bangladesh”, ha dichiarato Sayem Faruk, un imprenditore che ha partecipato alle proteste di lunedì, “Come nazione abbiamo una nuova posizione morale e la sfrutteremo al meglio. Non permetteremo che politici come questi prendano di nuovo il sopravvento”.
“La gente è sollevata. Molte persone comuni hanno dato la vita”, ha dichiarato Zillur Rahman, direttore esecutivo del centro studi sulla governance di Dhaka. Rahman ha però avvertito che la vittoria dei manifestanti potrebbe ancora essere “dirottata da qualcuno. Non siamo sicuri dei prossimi giorni o mesi”.