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Il Centro lo facciano i centristi, altrimenti è una burla. La versione di Merlo

Il centro faccia il centro, la sinistra faccia la sinistra e la destra faccia la destra. Perché ogni volta che si genera una confusione al riguardo, l’unico dato che emerge è che la sinistra rischia di smarrirsi e il centro – soprattutto il centro – di finire “cornuto e mazziato”. La riflessione di Giorgio Merlo

Diciamoci la verità, e anche con un pizzico di ironia. La costruzione della cosiddetta gamba di centro nel futuro “Fronte popolare” è quantomai divertente. E non solo perché nel “Fronte popolare”, di norma, il Centro non esiste. È appena sufficiente guardare a ciò che è capitato nel vero “Fronte popolare”, quello del lontano 18 aprile del 1948 guidato dai comunisti di Palmiro Togliatti contro la Dc di De Gasperi e i suoi alleati democratici ed occidentali per arrivare alla conclusione che da quelle parti le forze centriste, e aggiungiamo noi anche cattolico popolari, non sono granché di moda. Per non parlare del “Fronte popolare” di serie B, quello capitanato dall’ex e post comunista Achille Occhetto con la “gioiosa macchina da guerra” nel 1994. Due flop politici ed elettorali macroscopici che hanno fatto storia nella vita politica del nostro Paese.

Ma, per venire all’oggi, adesso dobbiamo fare i conti con il terzo “Fronte popolare”. Guidato dalle 3 sinistre contemporanee: quella radicale e massimalista di Schlein; quella populista, anti politica e demagogica dei 5 Stelle e, in ultimo, quella estremista e fondamentalista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis. Ora, dando per scontato che costruire un segmento centrista, moderato, cattolico popolare o liberal democratico in un contesto del genere è come far convivere nella stessa curva allo stadio, per usare una metafora calcistica, i tifosi del Torino e della Juventus durante il derby della Mole, è sempre più curioso vedere chi assume questa iniziativa politica nel suddetto “Fronte popolare”. E, dando per scontato, e per ragioni oggettive su cui è consigliabile non infierire, che non possono essere i due perenni e furibondi litiganti gli artefici di questa ricomposizione centrista, cioè Renzi e Calenda, a cui viene giustamente e comprensibilmente concesso un “diritto di tribuna”, non resta che affidarsi al simpatico e sempre attivo Goffredo Bettini. Che, non a caso, capisce le ragioni politiche e culturali del Centro come gli ex democristiani si intendono del populismo anti politico e qualunquista di Conte e di Grillo.

E, non a caso, è proprio l’ex o il post comunista Bettini a dispensare quotidianamente consigli e suggerimenti su come ricostruire quest’area centrista, moderata e liberale nel futuro “Fronte popolare” contro la “minaccia fascista”, la “deriva illiberale”, la “torsione autoritaria”, la “negazione delle libertà democratiche e di espressione”, la “violazione dei principi e dei valori della Costituzione”, il “rischio autoritario” e chi più ne ha più ne metta secondo la vulgata corrente dell’attuale sinistra. Ma, per non farla lunga e senza entrare nei particolari di chi contribuisce a costruire il Centro nel “Fronte popolare” essendo, però, uno storico esponente del mondo ex e post comunista, c’è una sola conclusione da fare dettata, però, dal buonsenso prima ancora di qualsivoglia valutazione politica. E cioè, il centro faccia il centro, la sinistra faccia la sinistra e la destra faccia la destra. Perché ogni volta che si genera una confusione al riguardo, l’unico dato che emerge, e nel caso specifico del futuro “Fronte popolare”, è che la sinistra rischia di smarrirsi e il centro – soprattutto il centro – di finire “cornuto e mazziato”.

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