Nonostante il Consiglio elettorale nazionale (Cne) abbia dichiarato la vittoria di Maduro, né in quel momento né nei giorni successivi sono stati forniti dettagli sui risultati o prove a sostegno di questa affermazione. L’incertezza ha lasciato il governo vulnerabile, un’opposizione sempre più forte e i governi stranieri in difficoltà a decidere le loro prossime mosse. L’analisi di Federico Morra (Geopolitica.info)
A due settimane dal voto, la situazione rimane tesa: Nicolas Maduro continua a sostenere una vittoria non dimostrata, mentre l’opposizione, guidata da Edmundo González, chiede sostegno internazionale per mettere fine alla sua presidenza. Nonostante le massicce manifestazioni a favore di González, la comunità internazionale continua a chiedere un dialogo tra le due parti per costruire una soluzione pacifica mentre Maduro ha intensificato la repressione.
Il futuro incerto del regime di Maduro
Di fronte alle pressioni internazionali, Maduro ha scelto una linea dura, intensificando la repressione contro i “nemici” dello Stato e rompendo le relazioni diplomatiche con sette Paesi latinoamericani che avevano rifiutato di riconoscere i risultati elettorali. Questo isolamento crescente del Venezuela sul piano internazionale ha esacerbato le tensioni soprattutto nella regione. Tuttavia, Maduro in passato è riuscito a sfruttare la pressione esterna per consolidare il sostegno interno, attraverso la narrazione dell’opposizione all’interventismo imperialista e al “fascismo” interno. Questa tattica potrebbe funzionare di nuovo, almeno nel breve termine. Sebbene non vi siano segnali che il regime sia sul punto di allentare la presa, ci sono alcune cose da tenere d’occhio nei giorni e nelle settimane a venire.
Un elemento cruciale per la sopravvivenza politica di Maduro è la lealtà delle forze armate. Il ministro della Difesa, Vladimir Padrino López, è apparso in televisione per riaffermare la sua fedeltà a Maduro, ma segnali di dissenso stanno emergendo con alcuni segmenti dell’esercito che hanno iniziato a dialogare con l’opposizione o a unirsi alle proteste, suggerendo che la situazione potrebbe rapidamente evolversi. Anni di misure anti-golpe hanno tuttavia consolidato la lealtà militare a Maduro, grazie alla nomina di fedelissimi, alla corruzione diffusa e alla creazione di rivalità interne. I leader militari sono di fronte a una scelta critica: rimanere fedeli al regime o rischiare conseguenze gravi schierandosi con l’opposizione. Tuttavia, un ritardo nel disertare potrebbe esporli a ritorsioni se l’opposizione avrà successo.
Anche la coesione dell’élite politica venezuelana rappresenta un elemento chiave per la stabilità del regime. Nonostante alcune defezioni negli ultimi anni, l’élite di governo rimane in gran parte fedele a Maduro, motivata dalla paura di perdere i privilegi acquisiti attraverso anni di clientelismo e corruzione.
Per quanto riguarda l’opposizione, sebbene indignata per l’esito elettorale, trova conforto nei probabili quattro milioni di voti in più ottenuti rispetto a Maduro, il margine più ampio mai registrato in un’elezione presidenziale nel Paese. Tuttavia, questa unità non risolve i problemi futuri. Supponendo che Maduro mantenga il potere, l’opposizione dovrà affrontare le elezioni parlamentari e locali, previste anticipatamente per il prossimo anno, decidendo se partecipare a elezioni condotte in modo discutibile o boicottarle, rischiando di lasciare campo libero al governo.
González e María Corina Machado hanno tuttavia annunciato l’intenzione di includere i militari in un eventuale processo di transizione con Machado che ha rivelato che alcuni membri dell’esercito si sono rivolti a lei, cercando di capire il loro ruolo in un futuro cambiamento di potere. Tuttavia, una ribellione interna è difficile: i vertici, legati ai benefici della corruzione, rischiano molto se il governo crolla e una ribellione dal basso è difficile da realizzare.
Il ruolo degli alleati internazionali
La perdita del sostegno internazionale è un segnale cruciale per il futuro di Maduro. Cina e Russia restano i suoi principali sostenitori globali, mentre i governi di sinistra nella regione, come Brasile, Colombia e Messico, contano e potrebbero aumentare la pressione su Maduro. Cina e Russia, che hanno investito pesantemente in Venezuela, rischierebbero di perdere se non riuscissero a costruire legami con l’opposizione in ascesa o se rimanessero troppo a lungo allineati con Maduro. La Cina, ad esempio, ha già avviato contatti con l’opposizione in passato, preoccupata di assicurarsi il rimborso dei debiti venezuelani. La Russia, con interessi strategici diversi, vorrebbe mantenere in Venezuela un alleato contro gli Stati Uniti, ma se Maduro cadesse, entrambi i Paesi potrebbero rapidamente prendere le distanze per proteggere i propri interessi.
Brasile, Colombia e Messico stanno spingendo per una verifica imparziale dei risultati e cercano di facilitare i negoziati tra le due parti. Questi tre Paesi, insieme al Cile, probabilmente non riconosceranno i risultati delle elezioni, preferendo invece promuovere una nuova competizione elettorale in futuro. La migrazione di massa è un altro fattore che pesa su Paesi vicini come Brasile e Colombia, i quali cercano di mediare principalmente per evitare che il conflitto venezuelano si espanda nei loro territori. Nel frattempo, l’Organizzazione degli stati americani non è riuscita a ottenere una risoluzione per la pubblicazione dei risultati elettorali, complicando ulteriormente le trattative per una transizione democratica.
Scenari futuri
Maduro e i suoi alleati si trovano ora a un bivio: continuare a usare la violenza per mantenere il potere o negoziare una via d’uscita. Finora, la risposta di Maduro al dissenso è stata molto dura: dalla fine delle elezioni, 20 persone sono state uccise, centinaia arrestate e molte altre sono scomparse o hanno subito abusi in custodia. Il governo sta attivamente cercando di soffocare il sostegno popolare all’opposizione, utilizzando minacce sui social media (prima di bloccarli) e impiegando gruppi armati filo-governativi per intimidire i quartieri a basso reddito, un tempo roccaforti del chavismo.
Affinché Paesi come Brasile, Colombia e Messico possano svolgere un ruolo costruttivo, devono basare ogni dialogo con le autorità venezuelane sul rispetto della volontà popolare. Doppi standard potrebbero rafforzare Maduro, permettendogli di guadagnare tempo. In Venezuela, una transizione richiederà negoziazioni politiche nei prossimi mesi. Sebbene Maduro possa cercare di manipolare il processo come ha fatto in passato, questa volta potrebbe affrontare una resistenza più forte. L’esito dipenderà dalla capacità dell’opposizione di mantenere l’unità, sfruttando il capitale politico di Machado e la sua capacità di entrare in contatto con i comuni cittadini venezuelani, tra cui molti ex sostenitori del regime.
Un altro fattore sarà la capacità dei venezuelani di continuare a protestare nonostante la repressione crescente. Infine, la comunità internazionale dovrà trovare una soluzione politica per chi è al potere. Sarà essenziale cercare di capire come fornire incentivi legali per chi è implicato in crimini gravi, che vanno dalle violazioni dei diritti umani alla corruzione, al traffico di droga e al riciclaggio di denaro.
Per la prima volta da anni, l’opposizione venezuelana appare unita su un percorso comune. È cruciale che la regione si unisca chiedendo al regime di fermare la repressione, evitando di cadere nella trappola di processi istituzionali interni che mirano solo a guadagnare tempo.