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Il momentum di Harris sta per finire? L’analisi di Vicenzino

Di Marco Vicenzino

Dopo la nomination conquistata senza rivali, la vicepresidente affronta una campagna complessa. Tra l’unità del partito e l’eredità economica di Biden, il suo percorso per conquistare gli elettori indipendenti resta pieno di ostacoli

Dopo aver ereditato senza scontri la candidatura presidenziale del Partito democratico in seguito al ritiro di Joe Biden il 21 luglio, il periodo di luna di miele di Kamala Harris è stato segnato da comizi, immagini di unità del partito e una costante copertura positiva da parte dei media mainstream. Tuttavia, questa fase”Happy Harris” si conclude con la convention democratica.

La sua candidatura ha riacceso l’entusiasmo di un partito che, sotto Biden, sembrava rassegnato alla sconfitta. I 310 milioni di dollari raccolti a luglio testimoniano il rinnovato slancio. Nonostante offra di Democratici una nuova speranza, Harris deve affrontare una campagna elettorale tutt’altro che semplice. Durante questa fase, Harris ha evitato domande da parte dei media, ha rifiutato interviste e non ha fatto grandi annunci politici, a eccezione di un vago piano economico privo di dettagli. Permangono interrogativi su chi sia davvero e cosa rappresenti. La convention democratica, così come le settimane successive, saranno cruciali per chiarire la sua figura ancora in parte indefinita e non messa alla prova.

Sebbene i sondaggi recenti la mostrino in leggero vantaggio su Donald Trump in alcuni Stati chiave, il margine è ridotto e rientra nell’errore statistico. Nonostante l’entusiasmo dei media e del partito, Harris non ha ancora preso il pieno controllo della competizione con Trump. Un eccesso di sicurezza potrebbe condurre a una sconfitta. Inoltre, il ticket con Tim Walz rappresenta il duo più progressista dai tempi del 1988, quando i democratici furono pesantemente battuti da George H.W. Bush. La scelta del governatore del Minnesota come candidato alla vicepresidenza riflette prudenza: rassicurare la base più a sinistra del partito e mantenere l’unità.

In California, la carriera politica della Harris è stata caratterizzata da un abile equilibrio tra posizioni di centro-sinistra e di estrema sinistra, a seconda delle circostanze politiche. Un approccio che ha funzionato in uno Stato dove il conservatorismo repubblicano è quasi scomparso. Ma a livello nazionale incontrerà difficoltà nel presentarsi come una centrista credibile e conquistare un elettorato più ampio.La sua sfida principale sarà convincere migliaia di elettori indipendenti nei sette Stati chiave, decisivi per l’esito delle elezioni del 2024, della sua solidità centrista. L’ultima cosa che questi elettori desiderano è una “californizzazione” dell’America.

Il compito di Harris potrebbe essere facilitato se Trump dovesse deviare dai temi centrali della campagna e comportarsi in modo imprevedibile. Da quando è stata ufficialmente candidata, l’ex presidente ha faticato a trovare un attacco efficace nei suoi confronti, arrivando persino a mettere in discussione la sua etnia. Anche durante la lunga intervista con Elon Musk il 12 agosto su X, ha evitato di menzionarla direttamente.

Con meno di tre mesi alle elezioni, ogni tentativo di Harris di prendere le distanze dall’eredità economica di Biden sarà probabilmente inefficace, soprattutto se nuovi dati economici negativi dovessero emergere prima del 5 novembre. Oltre alla candidatura presidenziale, Harris eredita anche la “Bidenomics”, che per molti americani della classe lavoratrice significa inflazione elevata. Dall’inizio della presidenza Biden, i prezzi sono aumentati del 20%, mettendo a dura prova le famiglie che vivono di stipendio in stipendio. Harris cercherà di differenziarsi da Biden senza rifiutare completamente la sua politica economica. Probabilmente continuerà a essere vaga sui dettagli, evitando lunghe interviste e puntando su proposte generali con grande appeal popolare, come l’accesso a servizi per l’infanzia, l’assistenza sanitaria e la riduzione dei prezzi dei farmaci.

Nel suo discorso sull’economia in North Carolina, ha promesso di creare una “economia delle opportunità”, con misure come il divieto di “speculazioni sui prezzi” nei supermercati e programmi di assistenza per chi acquista una casa per la prima volta. Si oppone, in linea generale, ai grandi dazi proposti da Trump sulle importazioni. Il suo approccio segue un modello elettorale classico: promettere un po’ di tutto a tutti, evitare di lasciare qualcuno indietro e guadagnare voti.

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