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Fuori dai giochi. Il futuro del gaming alla prova dell’IA

Il settore del gaming si ribella all’avanzata dell’IA: oltre 2500 interpreti e doppiatori in sciopero per chiedere tutele contro l’uso non regolamentato delle tecnologie generative in uno scontro che potrebbe ridefinire il futuro dell’intrattenimento digitale

L’industria dei videogiochi sfida l’avanzata inarrestabile dell’intelligenza artificiale. Dal Regno Unito agli Usa, più di 2500 interpreti e doppiatori hanno indetto uno sciopero chiedendo compensi equi e tutele contro l’uso non regolamentato dell’IA. Una risposta decisa dopo oltre diciotto mesi di trattative con i colossi del gaming che non sono riusciti a garantire tutele concrete contro l’uso di tecnologie in grado di replicare voce e sembianze degli attori, abbattendo i costi di produzione e, di conseguenza, massimizzando i profitti. Dopo Hollywood, anche un altro pilastro dell’intrattenimento è costretto a difendersi dalle minacce dell’IA.

Questo scontro ha riacceso il dibattito su come l’industria dell’intrattenimento si stia adattando alle nuove tecnologie. In particolare, il settore dei videogiochi si affida molto più di altri all’IA generativa: dalla creazione di storyboard al design dei personaggi, fino al rendering e alle animazioni. Un recente rapporto della società di consulenza CVL Economics ha rilevato che l’industria del gaming è in prima linea nell’adottare queste tecnologie, con quasi il 90% delle aziende già impegnate nell’integrazione dell’IA nei loro processi creativi.

Gli attori che lavorano nell’industria dei videogame prestano regolarmente la loro voce, le loro sembianze e i loro movimenti ai progetti in cui sono coinvolti. Tuttavia, l’impiego dell’IA sta rivoluzionando il processo di creazione dei videogiochi, causando la perdita di numerosi posti di lavoro. Senza accordi chiari, il rischio è che le aziende possano continuare ad addestrare le IA generative per riprodurre la voce di un attore o creare una replica digitale delle sue sembianze senza consenso o equo compenso.

Nonostante il settore generi un fatturato stimato in circa 189 miliardi di dollari (147 miliardi di sterline) nel 2024, il doppiaggio nei videogiochi è notevolmente meno pagato rispetto all’ambito cinematografico e televisivo. Secondo il sindacato, l’uso non regolamentato dell’IA rappresenta una minaccia uguale o addirittura maggiore per gli interpreti dell’industria dei videogiochi rispetto a quelli del cinema e della televisione, perché la capacità di creare repliche digitali realistiche delle voci degli interpreti è facilmente accessibile e a basso costo.

A complicare ulteriormente il quadro è il disaccordo tra aziende e sindacati su quali figure professionali possano essere protette dalle nuove norme contrattuali. La definizione di “interprete” è fondamentale per capire chi sarà tutelato. Ad oggi, non tutti coloro che svolgono una performance di movimento sono considerati interpreti o esecutori coperti dal contratto collettivo: alcune prestazioni fisiche – come quelle degli stuntman – vengono infatti trattate come semplici dati.

Negli Stati Uniti, il sindacato Sag-Aftra è impegnato in negoziati serrati per il nuovo Interactive media agreement (Ima) con i principali editori di videogiochi, tra cui Warner Bros, Disney, EA, Activision, Take-Two e altri per un totale di 30 aziende firmatarie. Le disposizioni dell’Ima, al centro delle attuali tensioni, disciplinano quei professionisti che prestano la loro voce e il loro corpo per quanto riguarda la creazione di repliche digitali, basate su performance esistenti, senza il coinvolgimento dell’interprete originale, e l’uso dell’IA generativa per creare performance ex novo, senza alcun input iniziale. Si tratta, quindi, di doppiatori, attori i cui movimenti vengono poi riprodotti nei videogiochi attraverso tecniche di motion-capture, stuntman, cantanti e ballerini. L’ultimo accordo di questo tipo, siglato nel 2017 dopo uno sciopero di undici mesi, non prevedeva tutele per l’IA. Ma tanto è cambiato da allora: l’accordo è scaduto nel novembre 2022, proprio lo stesso mese in cui ChatGPT, il software di generazione automatica di testi, è stato reso disponibile al pubblico. Ora, il settore è in subbuglio.

Lo sciopero prevede che i membri del sindacato si astengano dal cantare, recitare, ballare, sostenere provini o audizioni fino al raggiungimento di un accordo. È vietato anche fare pubblicità ai prodotti a cui si è partecipato, con un’unica eccezione: il Comic-Con di San Diego, uno dei più importanti eventi annuali al mondo per il settore. Questa mossa rischia di rallentare la produzione di videogiochi ancora in lavorazione – in particolare per quelli la cui uscita è prevista per il 2025 o il 2026 – causando ritardi nelle date di lancio. Ma lo sciopero porta con sé anche una più ampia chiamata all’azione in tutta Hollywood. Gli operatori del settore richiedono una legislazione che li protegga dalle insidie dell’intelligenza artificiale. Il No fakes act, un disegno di legge bipartisan attualmente in discussione al Congresso, che renderebbe illegale la creazione di una replica IA delle sembianze e della voce di una persona senza il suo consenso, ha ottenuto il sostegno del sindacato degli artisti Sag-Aftra, della Motion picture association, della Recording academy e della Disney.

Nell’attesa che entrambe le parti tornino al tavolo delle trattative, lo sciopero prosegue perché ricordiamo che anche nella finzione, dietro ogni personaggio e ogni storia, c’è sempre una parte di realtà, quella umana, che nessun algoritmo potrà mai sostituire.

La posta in gioco è alta, e il risultato di questa battaglia potrebbe ridefinire il futuro dell’intrattenimento digitale.

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