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I Paesi Bassi vietano smartphone e tablet durante le riunioni di governo. Ecco perché

Il nuovo primo ministro olandese Dick Schoof, ex capo dell’intelligence Aivd, ha deciso che i dispositivi elettronici vanno tenuti fuori dalle riunioni più delicate. “La minaccia dello spionaggio è sempre presente”, ha dichiarato

Viene quasi da domandarsi il perché non sia stato deciso prima e che cosa sia accaduto in passato a leggere della decisione del nuovo primo ministro olandese Dick Schoof, ex capo del servizio d’intelligence Aivd, di vietare smartphone, smartwatch e tablet alle riunioni di governo.

Da quando il civil servant, già al vertice del ministero della Giustizia e della sicurezza oltre che coordinatore nazionale per il contrasto al terrorismo, è in carica, alla guida di un governo di coalizione di destra, questa è la prassi, anche in occasione delle sedute del Consiglio dei ministri: i dispositivi vanno lasciati in una cassaforte all’esterno. “La minaccia dello spionaggio è sempre presente. Dispositivi elettronici, smartphone, iPad… sono tutti microfoni”, ha detto Schoof all’emittente pubblica Nos. Le potenze straniere, specie in un periodo segnato dalla guerra in Ucraina, dalle tensioni in Medio Oriente e dall’assertività cinese, sono interessate a conoscere di più degli affari olandesi. “E bisogna impedirlo”, ha detto.

Il primo ministro ha spiegato anche di aver deciso di concedere delle pause per permettere ai ministri di controllare i loro telefoni. Nel precedente governo olandese, gli smartphone erano vietati solo quando si discuteva di specifici argomenti di sicurezza, ha scritto il quotidiano olandese AD che ha dato la notizia.

Judith Uitermark, ministro degli Interni e dunque responsabile dell’Aivd, ha sottolineato che non vi è alcuna indicazione che i ministri siano stati intercettati durante le riunioni. La decisione di Schoof di vietare l’utilizzo dei telefoni è dovuto al fatto che “vogliamo essere sicuri”. E il primo ministro “vuole davvero assicurarsi che quando discutiamo tra noi di informazioni segrete di Stato, queste vengano discusse nel modo più sicuro possibile”, ha dichiarato il ministro. Lo stesso ha definito la misura “sensata nei tempi attuali in cui sappiamo che si stanno verificando molti hacking e intercettazioni”. Ha aggiunto che la misura presenta alcune sfide. “Bisogna fare di nuovo tutto su carta. Ci vuole un po’ di tempo per abituarsi”.

D’altronde, i Paesi Bassi hanno un comparto intelligence che negli anni ha dimostrato il suo valore. Basti pensare che, nella sua ricostruzione sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream 2, il Wall Street Journal ha scritto che il servizio militare olandese, Mivd, “è venuto a conoscenza del piano e ha avvertito” la Central Intelligence Agency americana; gli americani hanno quindi informato la Germania, il principale beneficiario del flusso di energia. È solo l’ultimo caso. Altri esempi si ritrovano nel campo della sicurezza economica e nella sicurezza informatica. Per esempio, nell’estate del 2014 un’unità sigint olandese ha avuto accesso al gruppo di hacker russi APT29, meglio noto come Cozy Bear, mentre cercava di bucare il dipartimento di Stato americano. Gli olandesi hanno avvertito Washington, che ha aiutato il dipartimento di Stato a difendere la propria infrastruttura informatica. O ancora, nel 2018, i Paesi Bassi hanno espulso quattro ufficiali dell’intelligence militare russa che stavano tentando di hackerare l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, organo che indagava sull’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal a Salisbury, nel Regno Unito.

Le capacità d’intelligence dei Paesi Bassi oggi sono frutto anche dell’epoca in cui l’Olanda era una potenza marittima globale, quando il servizio era molto piccolo e dedicato quasi esclusivamente a compiti di raccolta e analisi, mentre il flusso informativo era generato dalla rete di connazionali sparsi per il mondo. Per esempio, la capacità di analisi e la conoscenza della Russia dei servizi segreti olandesi di oggi sono tenute in grande considerazione da molti servizi collegati.

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