L’attuale quadro geopolitico impone di rivalutare in profondità il tipo di tecnologia militare che l’Occidente produce oggi, così come i metodi e la velocità di progettazione e produzione. Muovendosi lungo il solco di un’altra startup della difesa, Anduril Industries, la Ares individua nel binomio riduzione costi-aumento efficacia la strada maestra per la ricostruzione della base industriale e dell’arsenale Usa. L’analisi di Filippo Del Monte
La Ares Industries è la prima impresa del settore difesa a essere stata incubata dall’acceleratore di startup statunitense Y Combinator, già finanziatore di realtà importanti come Airbnb, Twitch e Dropbox.
Si tratta di una svolta importante sotto il profilo economico-finanziario perché anche incubatori di startup, che finora si erano tenuti ben lontani dall’AD&S, stanno iniziando a percepire le potenzialità del settore, anche con la possibilità di fare investimenti mirati.
Dal punto di vista industriale-militare, Ares Industries ha come obiettivo quello di produrre missili da crociera fino a dieci volte più piccoli e più economici rispetto a quelli attualmente utilizzati dagli Stati Uniti (e dai loro alleati), conformandosi alle ultime linee guida in materia dettate dal dipartimento della difesa di Washington.
Ares Industries ha spiegato che: “In 11 settimane, siamo passati dall’avvio dell’azienda ai test in volo con il nostro progetto. Siamo sulla buona strada per consegnare i primi sistemi missilistici funzionanti ai nostri primi clienti entro la metà del 2025”. Finora la startup americana ha puntato sullo sviluppo di missili terrestri e navali, contando sul fatto di poter progettare anche missili aria-aria nel prossimo futuro.
Secondo i fondatori della startup, Devan Plantamura e Alex Tseng, l’abbattimento dei costi di produzione dei missili assicurerebbe agli Stati Uniti la disponibilità di grandi quantità di armi da poter utilizzare nell’eventualità di un conflitto contro la Cina nello stretto di Taiwan.
Per le caratteristiche geografiche dello scenario considerato – arcipelaghi e acque basse – e del dispositivo militare nemico – flotta numerosa, composta principalmente da unità come corvette e fregate di piccole dimensioni, con la Marina dell’Esercito popolare di liberazione impegnata anche nello sviluppo di mezzi di superficie unmanned (Usv) – l’impiego di grandi unità equipaggiate con gli attuali missili da crociera potrebbe non rispondere alla necessità di contrazione di costi e di aumento d’efficacia.
Del resto, hanno spiegato Plantamura e Tseng, i conflitti ucraino (ma su questo ci sarebbe da disquisire) e del Mar Rosso hanno mostrato quanto problematico sia impiegare armi dal costo di milioni di dollari contro dispositivi meno costosi quali droni Uas e Usv. Le polemiche innescate dall’impiego dei missili da parte delle navi statunitensi contro i droni commerciali degli Houthi, nel Mar Rosso, hanno avuto una certa eco nella comunità della difesa americana e occidentale.
Muovendosi lungo il solco programmatico di un’altra startup della difesa, divenuta in breve tempo un big del settore, Anduril Industries, la Ares individua nel binomio riduzione costi-aumento efficacia la strada maestra per la ricostruzione della base industriale e dell’arsenale Usa. Per gli estensori del documento “Rebooting the Arsenal of Democracy”, la guerra in Ucraina, la crisi di Taiwan e le minacce alla sicurezza globale provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa impongono di rivalutare in profondità il tipo di tecnologia militare che l’Occidente produce oggi, così come i metodi e la velocità di progettazione e produzione.