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Dopo la Space force, anche la Space national guard. La promessa di Trump

Alla Conferenza generale dell’Associazione della Guardia nazionale, Trump promette di creare la Space national guard. Trump si accoda ai governatori e alla Guardia nazionale nell’opporsi il piano di Biden e del Pentagono, che avrebbe trasferito circa 500 effettivi dalla Air national guard alla Space force

La corsa presidenziale statunitense è arrivata anche alle Forze armate. Il candidato repubblicano Donald Trump ha promesso di creare la Guardia nazionale spaziale (Space national guard) se dovesse vincere.  Nel corso dello stesso discorso,  svoltosi alla 146esima Conferenza generale dell’Associazione della Guardia nazionale degli Stati Uniti (Ngaus, che aveva invitato anche Kamala Harris, la quale ha però  rifiutato), Trump ha pure criticato gli Alleati Nato, rilanciando l’innalzamento della soglia minima di spesa per la Difesa al 3%: “Insisterò che ogni Paese Nato debba spendere almeno il 3%”, poiché “il 2% è il furto del secolo, specialmente perché lo stiamo pagando noi.

La promessa di Trump è una reazione al piano dell’amministrazione di Joe Biden, che prevederebbe di trasferire gli effettivi della Guardia nazionale aeronautica (Air national guard) con un background più o meno spaziale (tra i 500 e i 600) direttamente nei ranghi della Space force (per altro, create da Trump). L’idea è stata ampiamente criticata dai diretti interessati, ossia la Guardia nazionale (alti gradi ed effettivi) e da tutti i governatori degli stati federali (incluso Tim Walz, il candidato vicepresidente di Harris) e da quelli di cinque territori. 

Per capire perché è necessario fissare i punti cardinali di questa struttura, di cui in Italia si sono perse le tracce dai tempi delle Guardie civiche di risorgimentale memoria. La Guardia nazionale è parte delle Forze armate (quella dell’Esercito come parte della Us Army, quella dell’Aeronautica come parte della Us Air force), ma ha due importanti differenze. La prima è che, in situazioni normali, risponde al governatore dello stato federale, non alle autorità di Washington; queste ultime possono “federalizzare” le unità della Guardia nazionale in situazioni di necessità interna o internazionale (e, storicamente, nessun governatore è riuscito a sottrarre le proprie unità a questo). La seconda è che gli effettivi della Guardia nazionale sono soldati part-time: hanno un’altra occupazione principale, e possono scegliere se esercitarsi un fine-settimana al mese o per due settimane ogni anno. 

Ecco che passare da questa situazione estremamente flessibile a un impiego completo sarebbe assai poco desiderata dagli effettivi della Air national guard, e molti hanno fatto capire di essere pronti a dimettersi. Gli alti gradi della Guardia nazionale e i governatori, invece, rifiutano il piano per via del precedente che creerebbe, definito dal presidente della Ngaus una “minaccia esistenziale”. 

Le critiche erano in realtà già state internalizzate dal Congresso, poiché 10 senatori, provenienti da entrambi i partiti, avevano elaborato una proposta di legge per la creazione della Space national guard. La leadership democratica, però, ha rifiutato di considerare modifiche al piano, in virtù della sua natura minima: con poco più di 500 effettivi, prelevati da appena 6 stati e da Dc, si riuscirebbero a raggiungere gli obiettivi prefissati, senza bisogno di creare un’altra Guardia nazionale, argomentano.


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