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Se nell’esercitazione Us Army la tecnologia fallisce

I ricognitori di Ghost hanno un drone con una telecamera dalle immagini sgranate, gli altri gli equipaggiamenti più moderni, ma i soldati vecchia scuola hanno identificato e distrutto il centro di comando di una delle brigate più tecnologiche della Us Army. Dall’esercitazione Usa un importante promemoria: la tecnologia è necessaria, ma non sufficiente

Dalle terribilmente umidi paludi della Louisiana, le esercitazioni dell’Esercito statunitense ci ricordano una lezione fondamentale: la tecnologia va bene, ma non basta per prevalere sul campo di battaglia. Anzi, talvolta a prevalere sono gli altri, in barba agli ultimi ritrovati tecnologici. Questo è quanto emerge dall’esercitazione seguita da Defense One, di grande interesse per l’Italia. 

L’esercitazione

Si tratta dello stesso scenario nel quale era stata impiegata la Multi-functional reconnaissance company della 101esima divisione aerotrasportata, ossia una delle punte di diamante della nuova strategia dell’Esercito a stelle e strisce per l’adattamento tecnologico. Invertendo una tradizione di lunga data, infatti, la Us Army ha deciso di sperimentare le nuove tecnologie sul campo, fornendo rapidamente un’ampia varietà di equipaggiamento innovativo a tre brigate.

L’esercitazione era vasta (2 settimane) e, anche per questo, gli exploit dell’Mfrc (e di tutta la seconda brigata della 101esima) non escludono la possibilità di exploit da parte di Geronimo, ossia l’unità dedita a svolgere il compito del nemico in esercitazioni di questo tipo (e, dettaglio importante, in quel luogo specifico). Già, perché, Geronimo giocava in casa: i suoi soldati conoscono alla perfezione il terreno (tanto da poter indicare le coordinate di un punto all’artiglieria, sempre simulata, senza l’ausilio di una mappa) e possono riposarsi in locali con aria condizionata e acqua senza limiti. Dall’altra parte, la seconda brigata della 101esima, denominata Strike nell’esercitazione, godeva di una superiorità numerica sostanziale e di ogni vantaggio tecnologico – emblematico pensare che disponesse dei droni più moderni, mentre quello di Ghost, la compagnia di ricognizione di Geronimo, non poteva essere pilotato a distanza (ma solo seguire coordinate pre-impostate) e aveva una telecamera con la risoluzione di poco superiore a quella di un telefonino a chiocciola. 

E quindi come è andata? Un pareggio con moltissimi gol, si potrebbe dire. Abbiamo già detto che la compagnia di ricognizione “tecnologica” sia riuscita a identificare, grazie a dei piccoli droni, 29 pezzi d’artiglieria nemici nel corso del primo giorno, guidando telematicamente il fuoco di supporto con precisione. L’Mfrc, però, si è fatta scappare tra le sue maglie i ricognitori di Geronimo (i Ghost), che sono riusciti a identificare il, e quindi a guidare il fuoco sul, centro di comando della 101esima. 

Il significato (per l’Italia) 

Quali conclusioni trarre da questo? Intanto, niente di affrettato. L’esercitazione si svolgeva su più di mille chilometri quadrati, e i ricognitori sono addestrati appositamente per sgusciare tra le linee nemiche e individuare bersagli di valore. 

Ma la lezione resta: Ghost è passata. Si può disporre dei droni più sofisticati, ma un soldato che cammina di notte al riparo di una foresta (magari con una tuta in grado di diminuire la traccia termica o, se si cercasse proprio di essere vecchia scuola, anche del fango freddo) può penetrare dietro le linee. Si può disporre dei sistemi di puntamento e posizionamento più avveniristici, ma un soldato esperto che conosce il territorio ha le coordinate nel cervello. Si può essere i migliori a maneggiare droni e, perché no, a manipolare il relativo software, ma a tu per tu con unità nemiche queste devono essere riconosciute (Ghost è anche riuscita a far bombardare quattro veicoli nemici, semplicemente ostentando nonchalance incontrando i due soldati di guardia). In breve, la tecnologia va bene, ma non è la formula magica per tutte le situazioni. Può aiutare, certo, ma non è sufficiente. 

Per gli Usa, forse, la riflessione può fermarsi qui. Il prossimo budget del Pentagono dovrebbe sorpassare i 900 miliardi di dollari, e, comunque, a fronte di minacce crescenti (per le quali gli americani sono impreparati), c’è chi, a ragione, chiede di innalzare la spesa dall’attuale 3% del Pil al 5%: se gli Usa non sono sempre sulla cresta dell’onda tecnologica, non sono mai troppo distanti, e hanno sempre modo e fondi per tornarvi. Per noi (e per gli altri Stati europei) è diverso. Senza smettere ovviamente di investire nella Difesa e nelle sue tecnologie, dobbiamo anche contemplare la possibilità di operare in condizioni di parità o inferiorità tecnologica, specialmente se un Trump 2.0 discostasse gli Usa dalla Nato. Siamo pronti (anche) per questa sfida?  

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