Dopo il divieto contro l’uso della piattaforma di Elon Musk nel Paese sudamericano (e l’imposizione di multe salatissime contro chi aggira il blocco), le principali istituzioni di sicurezza dello Stato stanno soffrendo molti attacchi hacker. Intanto, il proprietario di Starlink continua il braccio di ferro con la giustizia brasiliana e aumenta il suo enorme capitale politico
Continuano le tensioni in Brasile dopo la decisione della Corte Suprema brasiliana di bloccare la piattaforma social X (ex Twitter) di proprietà di Elon Musk, e di congelare le finanze del tycoon, Starlink. Oggi le autorità del Paese sudamericano hanno denunciano nuovi e pesanti attacchi hacker alle reti istituzionali brasiliane. Il sito della Polizia Federale del Brasile, per esempio, ha sofferto un pericoloso tentativo di intrusione nella rete interna.
In un comunicato ufficiale, l’istituzione ha informato che è stata aperta un’inchiesta: “Non sono stati compromessi i sistemi dell’istituzione e non è stato rilevato nessun accesso ai dati”. Ugualmente, anche la Corte Suprema ha riferito di essere stata bersaglio di un attacco Distributed Denial of Service con migliaia di accessi simultanei. L’obiettivo, riferisce l’agenzia Ansa, era saturare la rete per renderla inutilizzabile. “La squadra tecnica ha agito rapidamente – ha precisato la Corte – disattivando i servizi e implementando nuovi livelli di sicurezza, in modo che tutti gli accessi venissero normalizzati e non ci fossero perdite operative per il Tribunale”.
Anche l’Agenzia nazionale delle telecomunicazioni (Anatel) ha denunciato un aumento delle aggressioni nelle ultime ore: “Dopo la decisione della Corte suprema di bloccare X, l’Agenzia ha osservato un aumento di questi attacchi, che hanno causato momentanea instabilità nei suoi sistemi e nelle sue reti. In risposta, il team IT di Anatel ha adottato ulteriori misure per rafforzare l’infrastruttura di rete, garantendo la continuità dei servizi forniti alla società”.
Il Brasile è il quinto Paese al mondo con più utenti in rete. Negli ultimi tempi è molto popolare. Il divieto di X nelle reti brasiliane è entrato in vigore in seguito alla negativa di Musk di chiudere alcuni account su segnalazione dal giudice Alexandre de Moraes. L’ufficio di X in Brasile è stato chiuso la scorsa settimana e l’impresa non ha rappresentante legale. “La libertà di espressione è la base della democrazia e un pseudo-giudice non eletto in Brasile sta distruggendo il Paese con fini politici”, ha scritto Musk su X. Con un’ordinanza del tutto straordinaria, De Moraes ha informato che chiunque utilizzi X attraverso una rete privata virtuale (Vpn) sarà multato per 9000 dollari al giorno.
Musk ha detto di voler rispettare le leggi dove opera. Infatti, ha eseguito l’ordine del governo indiano e ha sospeso diversi account, eliminando i link di un documentario della Bbc molto critico nei confronti del primo ministro dell’India, Narendra Modi. In altre situazioni, Musk ha fatto resistenza. Come ad esempio in Australia, dove si è rifiutato di ritirare dei video che facevano vedere un attacco violento contro un vescovo locale.
Il tentativo delle autorità brasiliane è frenare molti profili conservatori che diffondono informazione della destra (circa 140) e allo stesso tempo riscuotere circa 3 miliardi di dollari di multe da pagare da parte di X.
Molti Paesi hanno vietato X, tra cui Cina, Russia, Iran e Corea del Nord. Altri hanno bloccato la piattaforma temporaneamente, come ricorda il quotidiano The New York Times: “Nel 2021, la Nigeria ha sospeso il servizio per sette mesi, dopo che l’impresa eliminò messaggi che minacciavano con violenza il presidente del Paese”.
Questa non è la prima volta che le autorità del Brasile chiedono la sospensione di una piattaforma social. Tuttavia, i divieti sono sempre durati pochi giorni, come nel 2022, quando – sempre il giudice De Moraes – interruppe le attività di Telegram per un weekend.
È, invece, la prima che si chiede il divieto di reti VPN, come sottolinea Paula Bernardi, consigliere politica in Brasile di Internet Society. Lei sostiene che il governo brasiliano sicuramente chiederà ai fornitori di VPN l’elenco dei nomi di chi ha usato i loro servizi per accedere a X.
Per Luca Belli, professore della Facoltà di Diritto della Fundação Getulio Vargas dell’Università di Rio de Janeiro, “può darsi che (Musk) stia perdendo denaro nel breve periodo, ma sta guadagnando un enorme capitale politico”.