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Non sarà solo una sfida retorica. Il dibattito per Usa2024 secondo Carone

La vicepresidente ha bisogno di questo dibattito per continuare a cercare di definire un’identità autonoma, seppure nel solco dell’amministrazione Biden. Dal canto suo, Trump deve gestire la sua eredità controversa e le aspettative degli elettori. La capacità di ognuno di adattare il proprio messaggio in tempo reale durante il dibattito potrebbe rivelarsi cruciale per attrarre quegli elettori indecisi o sfiduciati, sempre più fondamentali per la vittoria. L’analisi di Martina Carone

La serata tanto attesa è arrivata. Oltreoceano, la tensione inizia a salire, e anche in Italia ci prepariamo a assistere al dibattito tra Kamala Harris e Donald Trump. Non a caso, è uno dei momenti più attesi di questa sgangherata campagna elettorale, in cui cambi repentini e colpi di scena hanno definito un contesto difficile da leggere anche per gli analisti più esperti.

Dal punto di vista mediatico, il dibattito di stasera è considerato un unicum nella storia dei dibattiti presidenziali: per il cambio di candidato democratico in corsa (e l’entusiasmo che la nomina di Harris ha generato), per il conseguente cambiamento (anch’esso inatteso) dello scenario, che vedeva Trump ampiamente favorito negli Stati dove ora i margini si sono ristretti, e per le regole stabilite dagli staff, che non permettono interruzioni e che di fatto ingessano il dibattito. Ma soprattutto, perché probabilmente questo sarà l’unico dibattito tra Harris e Trump. Proprio per questo, possiamo farci un’idea di cosa accadrà stanotte provando ad analizzare le strategie di comunicazione che entrambi i candidati hanno adottato fino ad ora.

Da una parte, Kamala Harris ha cercato di posizionarsi come un candidato di cambiamento, un approccio che implica un’attenta gestione della sua immagine e del suo messaggio. La sua campagna si è concentrata su temi progressisti e sulla giustizia sociale, cercando di attrarre gli elettori più giovani e quelli che si sentono alienati da un partito repubblicano sempre più MAGA. Nella sua (piccola) esperienza da debater, ha saputo adottare una comunicazione diretta, caratterizzata da frasi incisive (come “Sto parlando”, in risposta a un’interruzione dell’avversario): questa potrebbe essere una strategia deliberata per affermare la sua autorità e il suo ruolo di leader, specialmente in un contesto in cui gli attacchi personali possono facilmente deviare il dibattito. Nonostante le regole stabiliscano l’impossibilità di interrompere, Trump ha spesso saputo affermare la propria contrarietà con espressioni facciali e gestualità palesi, riuscendo anche a innervosire l’interlocutore e metterlo in difficoltà.

Dal canto suo, Trump è sempre Trump: ha utilizzato una retorica provocatoria e un approccio da showman capace di catturare l’attenzione e polarizzare l’opinione pubblica. La sua strategia si basa sulla creazione di un forte legame emotivo con i suoi sostenitori, utilizzando un linguaggio semplice e diretto per affrontare questioni complesse. Tuttavia, per avere successo nel dibattito di stanotte, Trump dovrà bilanciare la sua tendenza a provocare con la necessità di presentarsi come un candidato pragmatico e competente, specialmente su temi sensibili come l’aborto.

Ma non è solo l’interazione fra i due l’elemento da tenere d’occhio: Harris ha bisogno di questo dibattito per continuare a cercare di definire un’identità autonoma, seppure nel solco dell’amministrazione Biden. Dal canto suo, Trump deve gestire la sua eredità controversa e le aspettative degli elettori. La capacità di ognuno di adattare il proprio messaggio in tempo reale durante il dibattito potrebbe rivelarsi cruciale per attrarre quegli elettori indecisi o sfiduciati, sempre più fondamentali per la vittoria.

In questo scenario, il dibattito non sarà solo una sfida retorica, ma un banco di prova per entrambi i candidati. La posta in gioco è alta e le scelte di comunicazione che faranno stasera potrebbero avere ripercussioni a lungo termine sul panorama politico americano.

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