Sul piano tecnico, militare e psicologico è la conferma delle straordinaria capacità da parte dei servizi segreti israeliani di progettare e condurre interventi. Ma evidenzia anche il gigantesco fallimento del controspionaggio di Hezbollah. Il commento di Antonio Teti, professore dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara
I dettagli emersi dalla mastodontica ma tecnicamente geniale operazione di “remote elimination” condotta dalle agenzie di intelligence israeliane evidenziano come le stesse siano venute a conoscenza, in tempi non sospetti, della richiesta di acquisto da parte di Hezbollah di dispositivi cercapersone inoltrata a Gold Apollo Co., azienda tecnologica di Taiwan.
Secondo alcune indiscrezioni, il Mossad sarebbe venuto a conoscenza di tale richiesta di acquisto alla società taiwanese e avrebbe, a tal proposito, utilizzato un’apposita società di copertura per condurre le attività di produzione/manutenzione/modifica dei dispositivi per conto della Gold Apollo. Le attività avrebbero compreso la modifica dei dispositivi per consentire di ricevere un apposito comando in radiofrequenza e l’inserimento di un ridotto quantitativo di esplosivo. Secondo alcune foto pubblicate nei giorni scorsi sui social media, i pannelli posteriori dei beeper danneggiati riportano la dicitura “Gold” con un numero di modello identificato come AR-9. Il design del modello corrisponde esattamente al modello di cercapersone noto come AR-924 e prodotto dalla stessa Gold Apollo Co. La ditta taiwanese ha negato di aver prodotto i dispositivi, confermando che i beeper erano stati “interamente gestiti” da una società ungherese nota come BAC Consulting KFT, purtuttavia autorizzata a usare il marchio Gold Apollo in alcuni Paesi.
Come se non bastasse, nei giorni scorsi, un portavoce del primo ministro ungherese Viktor Orbán ha dichiarato che la BAC Consulting KFT era semplicemente un intermediario commerciale e non certo un’azienda di produzione operante sul territorio ungherese, oltre a evidenziare che non risultava alcuna traccia di transito dei dispositivi in Ungheria. Secondo un documento citato dal portavoce, datato 2 maggio 2020, una società denominata BAC Consulting KFT era esistita ma era stata chiusa nel 2020. Secondo un articolo pubblicato dal New York Times, alcune fonti dell’intelligence avrebbero riferito che la BAC Consulting era una società di copertura israeliana e che la stessa di era effettivamente occupata della modifica dei dispositivi richiesti da Beirut.
Ciò che si evince senza dubbi di sorta, è la datazione di inizio dell’operazione che certo non risale a tempi recenti. Un’operazione di intelligence di questa tipologia va progettata con tempistiche lunghe, in modo tale da garantire che la riuscita del progetto non desti sospetti di alcun genere e che soprattutto possa giungere a conclusione con una percentuale di successo elevata.
L’intelligence israeliana sembra aver progettato questa operazione con almeno un paio di anni di anticipo, avendo avuto contezza dell’utilizzo di questi dispositivi come base di riferimento per le comunicazioni da parte delle milizie Hezbollah. Probabilmente, la decisione di un ottenere in tempi rapidi un tactical gain, soprattutto sulla base dell’evoluzione conflitto in corso, ha influito in maniera determinante sull’attivazione del comando di distruzione a distanza. Negli ambienti dell’intelligence, tale provvedimento viene identificato come intelligence gain/loss decision, ovvero una decisione che mira a ottenere rapidamente dei risultati immediati sul campo. Se i cercapersone non fossero stati distrutti, senza dubbio l’intelligence israeliana avrebbe potuto continuare a intercettare le comunicazioni strategiche di Hezbollah, acquisendo un numero maggiore di informazioni di valore, ma probabilmente ciò che ha prevalso è stata la possibilità di eliminare il maggior numero di esponenti dell’organizzazione paramilitare sciita libanese.
Anche nel caso delle esplosioni dei walkie-talkie, che hanno prodotto ultimamente l’uccisione di 14 persone e il ferimento di altre 450, è ipotizzabile la conduzione di un’operazione similare a quella dei beeper. Il marchio presente nei walkie-talkie esplosi mercoledì scorso è quello della ditta Icom di Osaka, modello IC-V82. Ma, a detta della stessa società, la produzione di questo modello è cessata nel 2014 e le aziende che si occupano della manutenzione di questi dispositivi sono innumerevoli e sparse in tutto il mondo. Di conseguenza, è ipotizzabile che sia stata condotta un’operazione di gestione di questi dispositivi in maniera analoga a quella condotta per i cercapersone.
Senza alcun dubbio, sul piano tecnico, militare e psicologico, questa operazione di intelligence condotta da Tel Aviv conferma, ancora una volta, una straordinaria capacità da parte dei servizi segreti israeliani di progettare e condurre interventi, sia livello tattico sia strategico, che richiedono livelli di efficienza e lungimiranza di raro spessore. Nel contempo, evidenzia anche il gigantesco fallimento del controspionaggio di Hezbollah.