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Difesa dei cavi sottomarini. La dichiarazione a guida Usa (e l’Italia?)

Durante l’Assemblea generale dell’Onu Stati Uniti, Ue e altri Paesi hanno sottoscritto un documento per sottolineare la necessità di infrastrutture sicure e resilienti per proteggere i flussi di dati. Nonostante il ruolo strategico nel settore, grazie alla sua posizione geografica e all’azienda Sparkle, Roma non c’è

I cavi sottomarini sono alla base di una comunità globale sempre più interconnessa e interdipendente. Per questo, “gli Stati dovrebbero adottare politiche per consentire infrastrutture efficienti, robuste, ridondanti, resilienti e sicure per i flussi di dati e informazioni in rete”. È quanto si legge in una dichiarazione congiunta, siglata in occasione della 79ª Assemblea generale annuale delle Nazioni Unite, da Stati Uniti d’America, Australia, Canada, Unione europea, Stati Federati di Micronesia, Finlandia, Francia, Giappone, Isole Marshall, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Portogallo, Repubblica di Corea, Singapore, Tonga, Tuvalu e Regno Unito.

Le reti di comunicazione sono essenziali per la nostra vita, ma la crescente dipendenza introduce vulnerabilità, si legge. Non vengono esplicitati i rischi per la sicurezza nazionale ed economica, come i sabotaggi, ma è inevitabile leggerli tra le righe. Per questo, i Paesi firmatari si sono impegnati ad adottare politiche che garantiscano la resilienza e la sicurezza, integrando le migliori pratiche di cybersicurezza e promuovendo la cooperazione tra governi e industria. Inoltre, hanno evidenziato la necessità di pianificare le rotte dei cavi, valutare regolarmente i rischi di sicurezza e assicurare trasparenza nella gestione delle reti. Rispettare le normative internazionali e nazionali è fondamentale per la protezione e la gestione dei rischi legati ai cavi sottomarini, si legge.

“Approvando questi principi, ci auguriamo che altre nazioni li seguano all’interno dei rispettivi sistemi di governo, creando così un’azione collaborativa per preservare meglio l’affidabilità, l’integrità, la sicurezza e la disponibilità delle infrastrutture che supportano la comunità globale”, conclude la nota.

Manca l’Italia tra i firmatari della dichiarazione. C’è l’Unione europea, certo. Ma l’Italia ha un ruolo importante nel mercato dei cavi sottomarini – proprio come la Francia, che infatti ha sottoscritto il documento. C’è la posizione geografica, che il governo Meloni ha spesso ricorda per evidenziare il potenziale del Paese come ponte tra l’Europa e l’Africa ma anche tra l’Europa e l’Indo-Pacifico attraverso il Medio Oriente. E c’è un’azienda come Sparkle, una controllata che Tim sta cercando di vendere a un consorzio guidato dal Tesoro.



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