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L’inganno di Netanyahu. All’Onu ha “coperto” l’attacco a Nasrallah

Il viaggio a New York farebbe parte di un piano preciso: far abbassare la guardia a Hezbollah mentre il ministro della Difesa gestiva l’operazione autorizzata in precedenza dal premier

È una delle lezioni principali della scuola americana dell’intelligence, in particolare quella militare: qualsiasi siano l’obiettivo e il piano, prevedi sempre un deception plan, anche piccolo. L’inganno del primo ministro Benjamin Netanyahu nel contesto del bombardamento israeliano su Beirut con l’obiettivo (raggiunto) di eliminare Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, sarebbe andato in scena a New York.

Secondo una fonte israeliana citata dal quotidiano britannico Telegraph, il suo viaggio da Israele a New York per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite sarebbe stato un modo per “ingannare” il leader di Hezbollah e fargli credere di essere al sicuro. Il suo discorso alle Nazioni Unite, in cui ha accusato il consesso di “moral confusion” su Israele, faceva parte di un “piano di depistaggio” volto a far credere a Nasrallah che Israele non avrebbe intrapreso azioni drastiche con il primo ministro fuori dal Paese.

La stessa fonte ha spiegato che il leader di Hezbollah avrebbe seguito l’intento del primo ministro israeliano per essere “poi attaccato dagli aerei dell’aviazione israeliana”. “Netanyahu ha approvato l’attacco prima di pronunciare il suo discorso alle Nazioni Unite”, ha aggiunto il funzionario.

C’è stata anche la fotografia diffusa dall’ufficio del primo ministro che ritrae Netanyahu durante l’autorizzazione dell’attacco a Beirut in ciò che sembra una camera d’hotel a New York o una sala nel palazzo delle Nazioni Unite. In realtà, l’unico ad aver dato l’ordine è stato Yoav Gallant, ministro della Difesa che mentre l’aviazione colpiva era al telefono con Lloyd Austin, segretario alla Difesa degli Stati Uniti. Successivamente, per spiegare la messa in scena, una fonte israeliana informa i media che Netanyahu aveva autorizzato l’operazione, ribattezzata Ordine nuovo, “prima di recarsi a New York”. Si aspettava, dunque, soltanto l’occasione operativa ideale. Un piano che, se confermato, suggerisce che le fratture tra il primo ministro e l’intelligence, emerse dopo il 7 ottobre, potrebbero essere stato sanate almeno in parte.



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