Alcuni documenti diffusi dall’Australian Strategic Policy Institute rivelano: la diplomazia cinese ha creato una piattaforma per raccogliere informazioni dalle aziende cinesi operanti all’estero, richiedendo report regolari sulle loro attività e sulle condizioni di sicurezza locali. L’iniziativa è parte della Belt and Road Initiative
Il ministero degli Esteri cinese ha sviluppato una piattaforma digitale sicura, chiamata Safe Silk Road, per stabilire un collegamento diretto con le aziende cinesi operanti all’estero. Questa iniziativa, avviata nel 2017, richiede alle aziende partecipanti di inviare report regolari riguardo alle loro attività e alle condizioni di sicurezza locali. Secondo documenti interni ottenuti e verificati dal think tank Australian Strategic Policy Institute, la piattaforma rappresenta un passo significativo nel rafforzamento della sicurezza e della protezione degli interessi cinesi a livello globale.
La Belt and Road Initiative, la cosiddetta Via della Seta lanciata dal leader Xi Jinping un decennio fa, ha visto la Cina investire in progetti in oltre 100 Paesi, soprattutto nelle regioni in via di sviluppo. Ma anche l’Italia è stato un obiettivo, più politico che altro: nel 2019 è stato il primo e unico Paese del G7 ad aderirvi (con il governo gialloverde di Giuseppe Conte) ma a inizio anno l’accordo non è stato rinnovato (dal governo di Giorgia Meloni). La piattaforma Safe Silk Road gioca un ruolo cruciale in questo contesto, raccogliendo informazioni da aziende coinvolte nella Belt and Road Initiative e contribuendo a una migliore valutazione dei rischi. Attraverso questa rete, Pechino sta scoprendo nuovi modi per migliorare la raccolta di informazioni e l’intelligence, mirando a proteggere i propri cittadini e interessi, anche nelle aree più remote del mondo.
La piattaforma è accessibile solo tramite un sito web e un’app mobile che possono essere utilizzate solo con account registrati. Le aziende possono richiedere un account attraverso il ministero degli Esteri o il loro consolato locale. Una volta approvata la richiesta, le aziende designano un company liaison officer, autorizzato a inviare rapporti e utilizzare tutte le funzionalità dell’app. Il ministero fornisce alle aziende un QR code per scaricare l’app e richiede l’utilizzo di una VPN personalizzata per accedere ai servizi. Le aziende partecipanti devono inviare rapporti trimestrali, contenenti informazioni fondamentali come il nome e il numero di identificazione nazionale del proprietario, la regione di operatività, il settore industriale, l’importo degli investimenti in dollari, il numero di dipendenti cinesi e locali, e se hanno registrato la loro attività presso un’ambasciata o un consolato cinese locale. Inoltre, l’app include una funzione di “report in un clic” per segnalare “incidenti improvvisi” che permette agli utenti di comunicare direttamente al ministero eventuali problemi di sicurezza, come conflitti o attacchi terroristici. Le categorie di incidenti includono guerre, attacchi terroristici, conflitti tra lavoratori cinesi e stranieri, proteste, rapimenti, sparatorie e disastri naturali. L’utente può fornire ulteriori dettagli, come la data e il luogo dell’incidente.
Negli ultimi anni, eventi significativi, come la pandemia e attacchi mirati a cittadini cinesi in Paesi come il Pakistan, hanno reso evidente la necessità di una migliore sicurezza per le aziende cinesi all’estero. Durante il terzo simposio della Belt and Road nel 2021, Xi Jinping ha affermato che era necessario un “sistema di avviso precoce e di valutazione globale dei rischi per i progetti all’estero”. Questo ha portato all’implementazione della piattaforma Safe Silk Road, che nel 2021 ha diffuso oltre 13.000 informazioni, comprese più di 2.800 avvertenze precoci. Ma la piattaforma è anche un modo per Pechino di garantire che le sue aziende siano protette in un contesto globale sempre più complesso e incerto. Inoltre, è un ulteriore passo nella centralizzazione della raccolta di informazioni e nella sorveglianza.
Ma la piattaforma è davvero efficace? Secondo l’Aspi non molto per quanto riguarda la sicurezza delle aziende e la protezione degli interessi cinesi. È però un passo significativo verso un modello di governance globale che assegna al governo cinese un ruolo centrale nella vita delle aziende cinesi all’estero. Con oltre 346.000 lavoratori cinesi già impiegati all’estero e un numero crescente di Paesi coinvolti nella Belt and Road Initiative, è chiaro che Pechino considera la protezione dei propri interessi all’estero una priorità fondamentale. La piattaforma Safe Silk Road è destinata a diventare un componente essenziale di questa strategia, riflettendo l’impegno della Cina nella costruzione di un’infrastruttura globale che non solo faciliti il commercio, ma protegga anche i suoi cittadini e aziende in tutto il mondo, scrivono gli esperti.