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David Barnea, l’uomo chiave del Mossad tra guerra e diplomazia

Esperto di humint e sigint, il direttore del servizio è il protagonista di operazioni che spaziano dal Libano all’Iran ma anche delle trattative con il Qatar. A differenza di quello dei colleghi di Shin Bet e Aman, il suo posto è saldo

David Barnea compirà 60 anni il prossimo 29 marzo. Dal giugno 2021 è il direttore del Mossad, dopo 25 anni di servizio nell’agenzia d’intelligence israeliana. La sua esperienza in human intelligence e signals intelligence è stata fondamentale per la sua più recente missione: colpire gli avversari di Israele in Libano e in Iran.

Dopo l’addestramento, Barnea è entrato nella Tzomet, la divisione dell’agenzia di spionaggio responsabile della localizzazione, del reclutamento e della gestione degli agenti e lì ha trascorso tutta la sua carriera (fino a dirigerla), a parte un periodo di due anni come vice capo della Keshet, la divisione signals intelligence, responsabile di sorveglianza, irruzioni, intercettazioni e sabotaggi in territori ostili e non. Nella Tzomet – come raccontavamo su queste pagine – ha avuto a che fare con l’Iran e il suo proxy libanese Hezbollah. Tra i successi che rientrano sotto la sua vicedirezione viene inclusa l’eliminazione (mai commentata dal Mossad) di Mohsen Fakhrizadeh, lo scienziato a capo del programma nucleare iraniano, avvenuta nel novembre 2020 e attribuita al sevizio israeliano, con un’arma telecomandata stile Star Wars. Avrebbe avuto un ruolo cruciale nell’aiutare l’intelligence americana nell’assassinio mirato del generale iraniano Qassem Soleimani, leader dei Pasdaran e regista delle attività dei proxy di Teheran nella regione.

Mentre Aharon Haliva, capo dell’intelligence militare (Aman), si è dimesso nei mesi scorsi e Ronen Bar, direttore dello Shin Bet, ha promesso il suo passo indietro, Barnea e il Mossad sono risultati pressoché immuni alle critiche per il 7 ottobre dell’anno scorso. Anche perché sono incaricati di responsabilità di intelligence a livello globale, ma in particolare non per quanto riguarda Gaza. Barnea ha paragonato le operazioni del Mossad in risposta al 7 ottobre con quelle dopo il massacro dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina alle Olimpiadi di Monaco del 1972: per gli autori della strage la giustizia sarà rapida e implacabile, ha promesso.

Migliaia cercapersone in Libano fatti esplodere simultaneamente; la corsa dei vertici di Hezbollah, spaventati, a riunirsi fisicamente in un unico luogo a casa dell’interruzione delle comunicazioni elettroniche; gli attacchi aerei di Israele. Così è stata fatta – grazie anche ad attività di penetrazione che ha avuto evidentemente successo – l’intera rete di comando di Hezbollah, compreso il leader Hassan Nasrallah. Un’operazione che racconta molto dell’esperienza di Barnea.

Ma il capo del Mossad è stato regolarmente nelle cronache in quanto negoziatore principale di Israele con il Qatar per il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas. A novembre dell’anno scorso, in uno dei tanti sforzi di intelligence diplomacy a cui stiamo assistendo, ha siglato un accordo con l’organizzazione palestinese che ha portato alla liberazione di 84 ostaggi israeliani e 24 ostaggi stranieri.



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