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Dopo l’attacco israeliano, la riunione delle spie per evitare una guerra regionale

Ieri mattina il capo del Mossad è rientrato in patria dopo l’incontro con il nuovo vertice dell’intelligence egiziana. I due si rivedranno domani in Qatar con il capo della Cia e il premier Al Thani. L’accordo per cessate il fuoco e ostaggi è ancora in piedi?

Ieri mattina, all’alba del giorno della risposta israeliana contro l’Iran, il direttore del Mossad, David Barnea, è tornato in patria dopo aver incontrato il nuovo omologo egiziano, Hassan Mahmoud Rashad, da qualche giorno capo del servizio unico Mukhabaràt. È stato il primo incontro tra i due da quando il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha voluto sostituire il generale Abbas Kamel, promuovendo Rashad, un carriera nel servizio. All’inizio della settimana, Rashad aveva incontrato anche Ronen Bar, capo dello Shin Bet.

Secondo il Times of Israel Barnea e Rashad hanno avuto una lunga discussione su un potenziale accordo di cessate il fuoco con la liberazione degli ostaggi durante la guerra a Gaza, nonché su una maggiore cooperazione antiterrorismo. Secondo i media regionali, avrebbe anche consegnato un messaggio per l’Iran, probabilmente l’imminente attacco (che, scrive Axios oggi, era stato in qualche modo annunciato a Teheran). Da numero due del Mukhabaràt, Rashad era incaricato di supervisionare i rapporti proprio con l’Iran. Domani i due saranno a Doha per cercare di riavviare le discussioni con Stati Uniti e Qatar, rappresentati rispettivamente dal capo della Cia William Burns e dal premier Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, su un accordo per liberare gli ostaggi tenuti a Gaza e fermare la guerra tra Israele e il gruppo terroristico palestinese Hamas. I colloqui avverranno nel mezzo di un tentativo di ripresa dei negoziati dopo l’uccisione di Yahya Sinwar, leader di Hamas, a Gaza.

Non è ancora chiaro come la svolta al vertice del Mukhabaràt possa influire sui rapporti tra Egitto e Israele, anche alla luce del momento di tensione tra i governi e del ruolo diplomatico delle intelligence. Israele, riportava nei giorni scorsi il Times of Israel, teme che il cambio al vertice dell’intelligence egiziana possa condizionare negativamente l’accordo per il rilascio degli ostaggi. Kamel, infatti, era ben noto e molto rispettato in Israele e aveva collegamenti con l’intera elite della sicurezza. L’ex capo di gabinetto è stato nominato consigliere speciale di al-Sisi e coordinatore dei servizi di sicurezza – secondo alcuni, una sorta di promoveatur ut amoveatur considerata l’avversione di al-Sisi, come molti se non tutti i dittatori, ai funzionari che acquisiscono tanto, forse troppo potere.



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