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Il sommergibile Scirè diventa sacrario militare subacqueo. Il racconto di Malaguti (FdI)

Di Mauro Malaguti

È stata approvata alla Camera la proposta di legge, a prima firma della deputata Paola Chiesa (FdI), per il riconoscimento del relitto del regio sommergibile Scirè quale sacrario militare subacqueo. Ancora oggi le imprese del sommergibile italiano sono studiate, insegnate e citate in tutti i libri di storia navale, nelle scuole dei sommergibilisti e nelle accademie navali delle maggiori Marine del mondo. Il commento del deputato meloniano, Mauro Malaguti

È stata approvata alla Camera la proposta di legge, a prima firma della deputata Paola Chiesa (FdI), per il riconoscimento del relitto del regio sommergibile Scirè quale sacrario militare subacqueo. Dopo un dibattito sostenuto in dichiarazione generale dal sottoscritto, si è arrivati all’unanimità di voto.

Il glorioso destino dello Scirè comincia a prendere forma nell’agosto del 1940, quando viene assegnato all’allora prima Flottiglia Mas, come trasportatore dei siluri a lenta corsa chiamati “maiali”, i mezzi speciali degli assaltatori della Regia Marina.

A tal fine una serie di trasformazioni, innovazioni tecnologiche e operative ne fecero il più letale strumento bellico impiegato dalla Marina italiana nel corso della Seconda guerra mondiale.

Ancora oggi le imprese dello Scirè sono studiate, insegnate e citate in tutti i libri di storia navale, nelle scuole dei sommergibilisti e nelle accademie navali delle maggiori Marine del mondo.

Dal 1940 1l 1941 lo Scirè svolse ben quattro attacchi alla roccaforte inglese di Gibilterra, ma l’operazione che lo consacrò alla leggenda avvenne nel dicembre 1941.

Dopo aver attraversato indenne tutto il Mediterraneo orientale, giunto all’imboccatura della base navale britannica di Alessandria d’Egitto, ritenuta inviolabile, rilasciò tre mezzi speciali degli assaltatori italiani affondando due corazzate inglesi, la Valiant e la Queen Elisabeth, entrambe di oltre 30mila tonnellate, la nave cisterna Sagona di 7500 tonnellate e danneggiando il Cacciatorpediniere Jervis di 1700 tonnellate.

In otto missioni di guerra lo Scirè con i suoi incursori affondò o danneggiò gravemente otto unità navali nemiche. Nessuna unità navale al mondo ha mai ottenuto un tale risultato.

Per la portata delle operazioni svolte e il valore dimostrato dall’equipaggio, allo Scirè è stata attribuita la medaglia d’oro al valor militare, onorificenza concessa a sole tre unità della Marina militare italiana.

Nel luglio 1942 lo Scirè lasciò nuovamente La Spezia con l’obbiettivo di colpire Haifa, base navale nella Palestina britannica, ma la missione era stata scoperta dai servizi segreti inglesi che, lo aspettarono con un apposito spiegamento di forze e lo affondarono. Oltre al comandante Bruno Zelich altri 59 tra marinai e incursori perirono nell’adempimento del loro dovere al servizio dell’Italia.

Il 27 luglio del 1942 il sergente Lodati, macchinista dello Scirè scrisse: “Perché sono certo che questa volta non sarà come le altre e lo Scirè non farà ritorno. Si parte ugualmente, si deve partire per tener fede al nostro giuramento per compiere un’altra azione che ci è stata ordinata per il bene della Patria. Si spera solo, se ciò dovesse accadere, che non si venga lasciati in fondo al mare ma ci si ricordi di quella povera ciurma che ha dato tutta se stessa per un sacro ideale e per un dovere verso la Patria”.

Il relitto dello Scirè, adagiato su un fondale di 33 metri a quattro chilometri dal porto di Haifa è ora un Sacrario militare subacqueo.



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