“La Banca d’Italia è pronta a collaborare con la Banca Mondiale, mettendo a disposizione la propria esperienza e le proprie competenze per promuovere lo sviluppo nei Paesi emergenti, in particolare in Africa”. L’intervento del Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta alla conferenza “Italy and the World Bank Group: Partnering for Africa’s Prosperity”, organizzata da Banca Mondiale, Banca d’Italia e dal ministero dell’Economia e delle Finanze
Quest’anno ricorre l’80° anniversario della Conferenza di Bretton Woods, un evento di importanza storica, che ha gettato le basi della cooperazione economica internazionale dei decenni scorsi. Da ottanta anni la Banca Mondiale svolge un ruolo chiave nel promuovere, a livello globale, lo sviluppo sostenibile, la riduzione della povertà e la crescita infrastrutturale. Dalla ricostruzione postbellica in Europa fino al sostegno attuale ai Paesi a basso reddito, la Banca si è affermata come un’istituzione di fondamentale importanza per la lotta contro la povertà estrema e le disuguaglianze.
Oggi la comunità internazionale si trova ad affrontare sfide molto complesse. Gli shock senza precedenti osservati negli ultimi anni – dalla pandemia all’aggressione della Russia all’Ucraina, alla crisi energetica – hanno avuto un impatto significativo sull’economia globale, accentuando gli orientamenti protezionistici emersi in precedenza. In passato considerata un processo inarrestabile, la globalizzazione è ora messa a rischio dai conflitti geopolitici che minacciano gli scambi internazionali e la stabilità dell’economia mondiale. Di fronte alla frammentazione del commercio globale, le principali economie sono diventate riluttanti a legarsi commercialmente con Paesi con cui non hanno consolidate affinità politiche, economiche e culturali. Questo alimenta il timore che possa riemergere un mondo diviso in blocchi economici, politici e persino militari, in grado di minacciare quei principi di cooperazione internazionale e multilateralismo che, dopo la Seconda guerra mondiale, hanno sostenuto il progresso economico a livello globale e mantenuto la pace tra le grandi potenze.
L’anniversario di Bretton Woods ci offre l’opportunità di riflettere sulla lungimiranza di quei leader che ottant’anni fa si sono incontrati per gettare le basi di un mondo più unito e prospero. È importante riaffermare il nostro impegno in favore dei principi fondamentali della cooperazione internazionale e del multilateralismo, che discendono dall’esperienza di Bretton Woods e sono cruciali per assicurare la pace in un mondo lacerato e diviso. In questo spirito, è essenziale che la comunità internazionale rafforzi il proprio impegno congiunto, superando le divergenze e trovando soluzioni condivise alle sfide che riguardano noi tutti.
L’Italia è da lungo tempo partner del Gruppo Banca Mondiale. È membro della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo sin dal 1947 ed è stata tra i primi Paesi a ricevere un prestito per la ricostruzione della propria economia dopo le devastazioni causate dalla Seconda guerra mondiale. La Banca d’Italia ha offerto il proprio contributo sin da subito. Fu Donato Menichella, all’epoca Governatore della Banca d’Italia, a concepire la Cassa per il Mezzogiorno, che rappresentò uno strumento potente per attrarre, coordinare e attuare una serie di aiuti nell’ambito del più ampio intervento mai messo in atto fino ad allora dalla Banca Mondiale in Europa (1).
Dagli inizi degli anni Cinquanta fino alla metà degli anni Sessanta, l’assistenza della Banca Mondiale all’Italia si concentrò su due obiettivi: finanziare il programma di aiuti imperniato sulla Cassa per il Mezzogiorno e soddisfare il fabbisogno di dollari connesso con la sua attuazione, senza intaccare le riserve valutarie del Paese. Il sostegno della Banca Mondiale fu determinante per avviare la ricostruzione postbellica e ridurre il divario economico tra le regioni del Sud e quelle del Centro Nord. Il programma ebbe successo, e nel periodo 1951-65 la crescita reale media annua dell’economia italiana fu del 6 per cento, mentre nel Mezzogiorno il Pil pro capite aumentò dal 50 al 60 per cento di quello del Centro Nord.
Nei successivi decenni l’Italia è divenuta un importante finanziatore del Gruppo Banca Mondiale. Il suo contributo complessivo al capitale versato ammonta a circa un miliardo di dollari. Dal 1960, anno di creazione dell’Agenzia internazionale per lo sviluppo (International Development Association), l’Italia ha sostenuto tutti i 20 cicli di ricostituzione delle risorse, con un apporto superiore a 12,4 miliardi di dollari.
Grazie alla sua capacità di mobilitare capitali privati e alle sue conoscenze, il Gruppo Banca Mondiale offre un contributo significativo a progetti e programmi ad alto impatto. Il sostegno che l’Italia fornisce alla Banca Mondiale, tuttavia, non si limita agli aspetti finanziari. La Banca d’Italia, in particolare, contribuisce alla governance della Banca Mondiale partecipando quotidianamente al Consiglio dei Direttori esecutivi.
L’ufficio romano del Gruppo Banca Mondiale rappresenta un elemento fondamentale di questa collaborazione. La Banca d’Italia ha sostenuto con convinzione questo progetto nel corso degli anni, arrivando recentemente a offrire una nuova e più ampia sede. Confidiamo che questa nuova sede possa fungere da catalizzatore per promuovere la cooperazione tra le varie istituzioni che appartengono al Gruppo Banca Mondiale e favorire una più stretta collaborazione con gli interlocutori esterni, incluse le iniziative di partenariato con le autorità italiane.
Ci aspettiamo inoltre che la nuova sede diventi un vivace polo di diffusione di conoscenze, in grado di rafforzare le competenze a disposizione degli importanti interventi volti a stimolare il progresso in Africa.
Lo sviluppo dell’Africa è infatti fondamentale non solo per consentire alla Banca Mondiale di conseguire gli obiettivi di sradicare la povertà e diffondere il benessere, ma anche per assicurare un’economia stabile in tutto il mondo e garantire un futuro alle centinaia di milioni di giovani che ogni anno entrano a far parte della forza lavoro africana. Ciò contribuirebbe, tra l’altro, ad attenuare l’inevitabile pressione migratoria che si profila per i prossimi anni.
L’Italia si trova al crocevia del Mediterraneo, una posizione unica che le consente di svolgere un ruolo importante nello sviluppo del continente africano. Il Piano Mattei, varato di recente dal Governo italiano, riafferma l’impegno del nostro Paese nel conseguire gli obiettivi di lotta alla povertà, riduzione delle disuguaglianze e promozione della crescita sostenibile, affrontando nel contempo le urgenti sfide che interessano il mondo intero: cambiamenti climatici, pandemie e migrazioni.
Il Piano rappresenta un segno tangibile dell’intenzione dell’Italia di realizzare progetti di vasta portata in partenariato con i Paesi africani.
La Banca d’Italia è pronta a collaborare con la Banca Mondiale, mettendo a disposizione la propria esperienza e le proprie competenze per promuovere lo sviluppo nei Paesi emergenti, in particolare in Africa.
La conferenza odierna rappresenta un’importante occasione per rafforzare e ampliare la cooperazione con i Paesi africani. Colgo l’occasione per ringraziare coloro che hanno organizzato la conferenza. Ringrazio
inoltre i relatori, i partecipanti ai dibattiti, i moderatori e tutti i presenti.
Seguirò con estremo interesse gli interventi del Presidente Banga, del Governatore Kalyalya e del Governatore Kganyago.
I dibattiti, dedicati a temi quali energia, occupazione e infrastrutture digitali, approfondiranno aspetti cruciali per la crescita economica e metteranno in luce le strategie necessarie per stimolare gli investimenti in tali settori. Le sfide dell’Africa riguardano tutti noi, se vogliamo costruire un’economia internazionale
più equilibrata, stabile e prospera. Senza avere l’ambizione di risolvere tutte le questioni aperte, sono certo che questo incontro ci aiuterà a comprendere i problemi e a individuare le strade percorribili per il
futuro. Insieme, attraverso un dialogo costruttivo e una piena cooperazione, possiamo contribuire a disegnare un futuro di pace e prosperità per l’Africa e per l’intera comunità internazionale.
(1) I prestiti concessi dalla Banca Mondiale, suddivisi in otto quote dal 1951 al 1965, ammontarono a
circa 400 milioni di dollari. L’idea di agire sull’economia nel suo complesso, e non su singoli progetti,
fu introdotta sulla base della teoria del “Big Push”, elaborata da Paul Rosenstein-Rodan, che suggerì
l’adozione di interventi non frammentati per fornire, in tempi ragionevoli, l’intensa spinta necessaria a
mettere in moto le politiche per lo sviluppo dell’Italia meridionale.