Con un approccio integrato e una visione di lungo termine, lo spazio e il mare possono diventare i nuovi pilastri per la crescita economica e la rilevanza geopolitica del Paese, dimostrando che il Made in Italy sa guardare oltre l’orizzonte, avanzando verso una leadership globale
Una visione unitaria che valorizzi le competenze italiane nei settori dello spazio e del mare, aprendo nuove opportunità per il futuro. Questo il tema centrale affrontato al Forum Space&Blue, che ha radunato le principali figure istituzionali e imprenditoriali italiane con l’obiettivo di affrontare le potenzialità e le sfide dell’interconnessione tra la Space economy e la Blue economy. L’impiego emerso è quello di tracciare una roadmap strategica che integri due settori vitali per la competitività economica e tecnologica del Paese. La Space economy italiana, del resto, rappresenta un mercato di quasi tre miliardi di euro, con quattrocento imprese attive, mentre l’Economia del Mare contribuisce al Pil nazionale con oltre 178 miliardi di euro e un milione di occupati. In entrambi i settori, l’Italia può contare su solide basi, e deve puntare a rafforzare la propria sovranità tecnologica e la sicurezza nazionale.
Come ha infatti sottolineato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, l’Italia ha l’ambizione di “diventare una delle quattro principali economie esportatrici a livello globale”. Il ministro ha anche annunciato che la Space economy sarà una delle priorità del Libro Verde Made in Italy 2030, in preparazione, perché ‘’il nostro Paese può dire molto al mondo nei settori della Space economy e della Blue economy, dove la tradizionale eccellenza scientifica e manifatturiera italiana può trovare ulteriori possibilità di sviluppo”. “Sessant’anni fa l’Italia lanciava il satellite San Marco 1, terzo al mondo – ha sottolineato Andrea Mascaretti, presidente dell’Intergruppo parlamentare per la Space economy – e oggi, con la legge quadro sullo spazio, il nostro Paese si prepara a guidare l’Europa”.
Fondamentale, però, l’integrazione tra spazio e mare, supportata da tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e il digital twin, possa generare sinergie strategiche. “Siamo convinti che le due dimensioni ‘spazio e mare’ troveranno l’Italia preparata nella sua capacità progettuale e finanziaria. Guardare al cielo e al mare significa trovare nuovi spazi di mercato e uscirne da protagonisti,” ha detto il ministro per le Politiche del mare Nello Musumeci, enfatizzando l’importanza di questa visione integrata tra i due settori.
“La complementarità tra spazio e mare può generare sinergie senza precedenti”, ha detto Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), ribadendo il valore strategico della convergenza tra tecnologie spaziali e marittime. I due settori possono collaborare “contribuendo alla sostenibilità globale e alla sicurezza ambientale,” ha aggiunto ancora Valente, citando ad esempio il progetto Iride e le applicazioni dei satelliti per il monitoraggio delle coste italiane, insieme alle attività della costellazione Cosmo-SkyMed.
In questi campi un ruolo pionieristico lo hanno svolto le Forze armate, a partire dallo spazio, come ricordato dal generale Luca Goretti, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, che ha ricordato la partecipazione italiana alla missione commerciale Axiom 3, il primo esempio di collaborazione tra una Forza armata e un’impresa della Space economy. Goretti ha inoltre anticipato futuri sviluppi, come il progetto X5, e l’importanza di una maggiore sinergia tra industria, università e ricerca. Dal lato della Blue economy, la crescente rilevanza delle risorse subacquee e delle infrastrutture critiche sottomarine necessiterà presto di sistemi di monitoraggio e protezione, come ricordato dall’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, sottocapo di Stato maggiore della Marina militare: “La Blue economy rappresenta un’area di sviluppo fondamentale per il futuro del Paese,” ha affermato, citando progetti innovativi come il Nemo garden, che unisce tecnologia e sostenibilità.
Massimo Claudio Comparini, chief space business officer di Leonardo, in collegamento dalla Cop29, ha voluto anche ricordare l’importanza delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale per sfruttare al meglio i dati spaziali e subacquei dove “la convergenza tra spazio e mare può anche portare a soluzioni innovative per affrontare sfide globali come il cambiamento climatico”.