L’ex negoziatore per la Corea del Nord e senior fellow presso l’Hudson Institute porta con sé una visione strategica sull’Indo-Pacifico e sulla sfida con Pechino: è convinto che gli Stati Uniti debbano prepararsi a tensioni crescenti e a un confronto ancora più complesso rispetto alla Guerra Fredda
Donald Trump ha annunciato che Alex Wong, ex funzionario del dipartimento di Stato, sarà il vice consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca. Il presidente eletto degli Stati Uniti, comunicando la decisione, ha ricordato che Wong, che è stato vice rappresentante speciale per la Corea del Nord durante la prima amministrazione Trump, “ha contribuito a negoziare il mio vertice con il leader nordcoreano Kim Jong Un”.
Wong, che sarà il numero due di Mike Waltz, è senior fellow presso lo Hudson Institute, think tank conservatore, occupandosi di sicurezza nazionale e affari esteri, con un particolare focus sulla strategia americana nell’Indo-Pacifico e su futuro della Penisola coreana.
In passato, Wong è stato consigliere del senatore repubblicano Tom Cotton e della campagna presidenziale del ticket repubblicano di Mitt Romney e Paul Ryan nel 2012 (che perse contro gli incumbent democratici Barack Obama e Joe Biden). Dal 2007 al 2009, è stato consulente per lo Stato di diritto in Iraq per il dipartimento di Stato americano, occupandosi del rafforzamento di giustizia e anticorruzione nel Paese mediorientale dopo il rovesciamento del regime di Saddam Hussein. È stato anche presidente della US-China Economic and Security Review Commission, un panel bipartisan nominato dal Congresso per valutare le implicazioni dei legami economici e commerciali con la Cina sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
“Avremo un team di leadership forte e sorprendentemente focalizzato sull’Asia al Consiglio per la sicurezza nazionale, che segue seriamente la sfida della Cina”, ha commentato Rush Doshi, oggi a capo della China Strategy Initiative del Council of Foreign Relations, fino a pochi mesi fa nell’amministrazione Biden che come senior director per la Cina e Taiwan al Consiglio di sicurezza nazionale, contribuendo a impostare il lavoro del primo desk Cina.
Un anno Wong fa osservava, in un documento per lo Hudson Institute, che negli ultimi anni, il dibattito negli Stati Uniti sulle relazioni con la Cina si è spostato da “competizione contro cooperazione” a una visione quasi unanime: il rapporto è competitivo, spesso tra rivali. Ora la questione centrale riguarda la strategia e l’obiettivo finale: che cosa si sta cercando di ottenere? “A prescindere dal fatto che gli Stati Uniti perseguano la distensione con la Cina o la democrazia al suo interno, il Partito comunista cinese si troverà sempre più spesso di fronte a dilemmi di legittimità. Questo perché il Partito comunista cinese ha basato la sua legittimità interna – la sua capacità ultima di governare – su una grande strategia internazionale aggressiva” sfruttando l’ordine liberale per sostenere il proprio dominio. Le misure difensive degli Stati Uniti, come rafforzare l’alleanza con i partner, limitare la coercizione economica e proteggere le tecnologie strategiche, creano inevitabilmente dilemmi di legittimità per il Partito comunista cinese, indipendentemente dall’intenzione americana, scriveva. Tuttavia, queste azioni sono necessarie per tutelare gli interessi di sicurezza, prosperità e libertà. Il confronto con la Cina si prospetta più pericoloso rispetto alla Guerra Fredda, data la dipendenza del Partito comunista cinese dall’ordine liberale e le sue ambizioni territoriali, continuava. E avvertiva gli Stati Uniti: bisogna prepararsi a tensioni, destabilizzazione e possibili conflitti, accettando che le contraddizioni interne al sistema cinese emergano come risultato della loro strategia. Il tutto, con esito finale ancora incerto.
C’è poi la Corea del Nord, con Trump che ha più volte detto che “andare d’accordo” con il leader nordcoreano è “buona cosa”. Da negoziatore numero 2 nei colloqui di denuclearizzazione con la Corea del Nord, Wong si è occupato di sanzioni, controproliferazione e misure per frenare e prevenire i cyber-attacchi del regime. Secondo gli osservatori, la scelta di Wong da parte di Trump per il posto alla Casa Bianca è di buon auspicio per la ripresa della diplomazia con la Corea del Nord, anche se rimane incerto se Pyongyang accetterebbe qualsiasi apertura diplomatica da parte di Washington quando ha una crescente partnership militare con Mosca.