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Ripartire dalla Costituzione per dare futuro ai giovani. La relazione di Granelli (Confartigianato)

Di Marco Granelli

Marco Granelli è stato riconfermato alla presidenza di Confartigianato. Questa mattina, l’assemblea pubblica all’Auditorium della Conciliazione alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella e dei ministri Anna Maria Bernini e Adolfo Urso. Ecco la relazione completa

Colleghi Imprenditori, Autorità, gentili ospiti, Signore e Signori, benvenuti all’Assemblea della Confartigianato-Imprese.

A nome delle donne e degli uomini di Confartigianato saluto innanzitutto e con particolare gratitudine per l’onore che ha voluto farci, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha accolto il nostro invito ad essere qui con noi oggi.

Oggi che, lo voglio ricordare, è un giorno importante per la nuova Europa, che vedrà finalmente operativa la nuova Commissione.

Saluto i Ministri e i Sottosegretari, i Parlamentari, i rappresentanti delle Istituzioni, della politica e dei media, così come i graditi ospiti.

Do il mio caloroso benvenuto ai delegati delle nostre Associazioni territoriali e Federazioni regionali, dei Movimenti, delle Categorie e delle Organizzazioni sociali, che dai tanti territori in cui è radicato il nostro Sistema associativo sono venuti a testimoniare la loro passione per la Confartigianato.

Saluto altrettanto calorosamente tutti coloro che seguono l’Assemblea via web.

Vi dico grazie!

Signor Presidente Mattarella, l’onore di averla con noi si unisce all’importanza della Sua continua testimonianza dei principi fondanti la nostra Repubblica.

Ed alla certezza di avere un saldo riferimento istituzionale che – in questa fase economica e sociale così difficile – rappresenta la migliore garanzia per la governabilità dell’Italia e per l’attuazione delle misure necessarie a farne ripartire lo sviluppo.

Dal Capo dello Stato sostegno del dialogo tra istituzioni e parti sociali

Sappiamo che gli imprenditori che rappresentiamo e l’intero Paese possono contare sul Capo dello Stato a sostegno del dialogo tra le Istituzioni e le parti sociali, a tutela dell’unità nazionale e dei nostri valori costituzionali.

Sono valori che noi incarniamo ogni giorno nella nostra attività di imprenditori, come produttori di PIL sociale. E che sono alla base dell’azione di rappresentanza e servizio di Confartigianato, immersa nelle comunità quale riferimento di imprese e famiglie.

Tanto più nel difficile momento che stiamo vivendo.

I problemi dell’economia italiana ed internazionale, alimentati dai venti di guerra, rendono quanto mai complesso il quadro politico, sociale ed economico non permettendo all’Europa di rialzarsi appieno dopo questo lungo periodo di crisi.

Cito ad esempio due dati del nostro Ufficio studi.

I danni della guerra sull’economia italiana: 13,4 miliardi di mancato export verso Russia e Ucraina, 78,9 miliardi di maggiore costo per acquisto di energia dall’estero, 44,3 miliardi di maggiori oneri finanziari per le imprese a causa dell’aumento dei tassi di interesse

Il conflitto russo-ucraino ha fatto perdere 13,4 miliardi di esportazioni verso questi due Paesi, con un maggiore costo per l’acquisto di energia dall’estero pari a 78,9 miliardi di euro.

L’aumento dei tassi d’interesse per contrastare l’inflazione ha comportato nell’ultimo biennio 44,3 miliardi di maggiori oneri finanziari per le imprese e un calo dei prestiti che a settembre è del 2,4%.

Tutto ciò rende il futuro sempre più incerto ed accresce le preoccupazioni, sia per il presente, sia per quello che potremo lasciare alle prossime generazioni.

E noi vogliamo essere protagonisti nel costruire il futuro!

Abbiamo allora deciso, quest’anno, di dedicare la nostra riflessione proprio ai giovani, ai ragazzi che oggi si affacciano al mondo e che saranno le nuove leve dell’economia, i nuovi imprenditori, i lavoratori, in un mondo sempre più tecnologico e che porterà sfide sempre nuove e cambiamenti sempre più repentini.

Argomento “alto”, che abbiamo messo al centro della nostra azione associativa di corpo intermedio.

Lo vogliamo fare partendo dai principi della nostra società, da quei capisaldi che i nostri Padri Costituenti hanno posto come fondamenta di una comunità che si stava formando dopo la tragedia della guerra e di cui si poteva solo intravedere lo sviluppo.

E uno di questi capisaldi, allora come adesso, è proprio l’artigianato, l’impresa piccola, diffusa e parte stessa del territorio, incentrata sull’ingegno, la forza e la responsabilità dell’imprenditore.

Per questo, l’articolo 45 della Costituzione assegna un privilegio particolare all’artigianato, quale espressione dei valori del lavoro, della persona, della tradizione e della continua innovazione.

Ma anche l’artigianato, lo stesso intraprendere, vive una crisi generazionale. I giovani stentano ad avviare nuove aziende, ad appassionarsi a questo modello di impresa, mentre gli anziani cessano la loro attività.

È un problema strategico per il nostro Paese, che minaccia la stessa sopravvivenza del Made in Italy.

2,2 milioni di lavoratori in meno nel prossimo decennio a causa della ‘glaciazione’ demografica

Nel Rapporto del nostro Ufficio studi evidenziamo uno scenario severo, una vera e propria “glaciazione demografica”.

Nell’arco del prossimo decennio la popolazione in età lavorativa scenderà di 2,2 milioni di unità, pari ad un calo del 6,4%.

1.495.000 giovani non si offrono sul mercato del lavoro, record negativo italiano per tasso inattività giovanile: 24,2% a fronte del 14,2% in Ue

A fronte della rarefazione del capitale umano assistiamo al “grande spreco” rappresentato da 1 milione 495mila giovani tra 25 e 34 anni che non si offrono sul mercato del lavoro. Abbiamo il triste record in Europa per il maggior tasso di inattività giovanile, 24,2%, a fronte della media europea del 14,1%.

47,9%: quota di assunzioni di difficile reperimento da parte delle imprese a novembre 2024. In crescita rispetto al 45,1% del 2023

E mentre i giovani non cercano lavoro, le aziende non trovano i lavoratori. A novembre 2024 le imprese lamentano difficoltà di reperimento per il 47,9% delle assunzioni previste, 2,8 punti in più rispetto al 45,1% del 2023.

Credo che questo sia uno dei problemi sociali ed economici più grandi che dobbiamo affrontare. Perché riguarda l’avvenire dei nostri giovani, delle nostre imprese, di tutto il Paese.

Coinvolge le Istituzioni, le famiglie, le imprese, noi corpi intermedi e richiede risposte rapide.

Rilanciare articolo 45 della Costituzione affinché artigianato e piccola impresa spingano sviluppo economico e sociale e diano prospettiva di lavoro ai giovani

Pensiamo che sia il momento di dare un nuovo senso all’articolo 45 della Costituzione, per far sì che l’artigianato e la piccola impresa possano ancora una volta spingere lo sviluppo economico e sociale del Paese.

E, assieme al mondo dell’istruzione, diano speranze e prospettive a generazioni che vivono momenti di incertezza, alle loro famiglie ed alle nostre comunità.

Da un’indagine del Censis svolta con Confartigianato, i giovani sotto i 35 anni preferiscono un lavoro libero e creativo a un impiego tradizionale, ripetitivo, imprigionato in gerarchie.

Dietro a questo approccio c’è il rifiuto di un “posto qualunque” e l’aspirazione ad un’occupazione motivante e coinvolgente che rispecchi interessi e valori personali.

Le attività imprenditoriali artigiane spiccano nelle preferenze manifestate, proprio per la possibilità di esprimere la propria creatività, concretizzare idee e progetti, operare in autonomia, realizzare prodotti unici, ben fatti, e portarli nel mondo.

Voglio citare a questo proposito il “Patto per il Futuro” adottato il 22 settembre 2024 dalle Nazioni Unite.

È un documento complesso che traccia una mappa delle prospettive da perseguire, degli aspetti su cui investire e degli impegni da assumere da parte degli Stati, tra cui creare posti di lavoro dignitosi per i giovani e responsabilizzarli, incoraggiarli e sostenerli nel fare impresa.

Insomma, è riconosciuto in tutte le sedi più autorevoli il ruolo dei giovani come agenti del cambiamento e la necessità di un dialogo e di un patto fra generazioni.

Ma non va dimenticato che prendere in mano l’impresa di famiglia, così come crearne di nuove, o abbracciare mestieri e professioni che valorizzino le proprie qualità, è sempre più difficile, in particolare a causa di una burocrazia ancora opprimente e che viene vissuta dai giovani non solo con fastidio, ma anche come un ostacolo insormontabile che vanifica e spegne la spinta imprenditoriale, la voglia di fare.

La nostra generazione non passi alla storia per aver spento le aspirazioni, i sogni, i talenti e le qualità dei giovani

Il nostro è un appello forte e accorato: la nostra generazione non deve passare alla Storia come quella che ha spento le aspirazioni, i sogni, i talenti e le qualità dei giovani!

Per usare le parole – antiche ma sempre attuali – di Plutarco, “i giovani non sono vasi da riempire, ma fiaccole da accendere”.

Dobbiamo quindi riuscire a farli emergere, a dare loro fiducia, a sperimentare insieme le forme in cui la tradizione si declina al futuro e sia veramente un’eredità, sia il basamento su cui costruire nuovi e più alti edifici.

Ripartire dalla Costituzione per dare futuro ai giovani

Presidente Mattarella, mi permetto di rivolgermi a Lei come garante della Costituzione e quindi testimone del suo vero spirito, che non è quello di costruire gabbie chiuse ed immutabili, ma di essere il motore primario dell’evoluzione del nostro Paese e della nostra società.

Abbiamo, in questo senso, assistito con piacere all’evento del 13 marzo scorso con gli influencer al Quirinale e particolarmente apprezzato le Sue parole quando ha affermato che “La Costituzione è estremamente giovane, è stata fatta con tanta saggezza da avere norme che si adattano a condizioni anche imprevedibili”.

Questo è il punto che noi vediamo: la Costituzione disegna un’Italia in cui le opportunità devono essere date a tutti e in cui i giovani hanno diritto a far crescere e sviluppare le proprie idee e aspirazioni.

E riconoscendo il valore sociale dell’artigianato lo pone come traino per connettere le nuove generazioni al mondo del lavoro, ma anche al mondo dell’impegno, della responsabilità e – perché no? – alla realizzazione dei propri sogni personali.

Diffondere ovunque il richiamo alle nuove generazioni perché abbraccino il “fare impresa”

Noi pensiamo che occorra diffondere il più possibile e in ogni sede e modo questo richiamo alle giovani generazioni perché abbraccino con entusiasmo il “fare impresa” per essere padroni di sé stessi e partecipare in prima persona alla Storia millenaria del nostro Paese, facendola evolvere e progredire con la propria libera creatività.

Per essere finalmente protagonisti della propria vita e andare contro corrente in un mondo che invece spinge verso un conformismo che finisce per spegnere sul nascere ogni entusiasmo.

E questo anche come risposta alla fuga all’estero dei nostri giovani ad alle necessità di rinascita e sviluppo delle aree interne e montane.

Pensiamo che sia per questo indispensabile che le Istituzioni intervengano con maggiore forza in favore della piccola impresa e l’artigianato, che è la particolarità e l’eccellenza del made in Italy

E che è l’unica veramente nostra, nata senza capitali stranieri.

In questo percorso c’è anche la necessità della rilettura, dopo quarant’anni, della Legge quadro per l’artigianato, ormai inadeguata e superata rispetto ad un settore che vive una forte evoluzione.

Va creato un ambiente favorevole alle imprese. Burocrazia, fisco, accesso al credito, costi dell’energia, condizioni delle infrastrutture diventano barriere al mettersi in proprio

C’è ancora molto da fare per creare un ambiente che favorisca la spinta imprenditoriale: burocrazia, fisco, difficoltà di accesso al credito, costi dell’energia, condizioni delle infrastrutture diventano barriere che scoraggiano le migliori volontà di mettersi in proprio.

Noi, nel nostro ruolo di corpo intermedio, continuiamo a lavorare insieme al Governo per trovare soluzioni e strumenti per togliere gli ostacoli alla libertà di impresa ed affrontare al meglio le sfide della nuova complessità e delle nuove transizioni.

E vogliamo farlo portando avanti un’azione volta alla tutela delle nostre imprese, ma sempre nel quadro dell’interesse generale.

La sostenibilità non sia furore ideologico, ma impiego intelligente delle risorse, con approccio pragmatico. La tecnologia è un mezzo, non il fine

Tecnologia e sostenibilità.

Sono queste le maggiori e più impattanti transizioni che le piccole imprese e l’artigianato si trovano a fronteggiare, ma che da sempre sanno governare e utilizzare per crescere ed evolvere.

La sostenibilità non deve essere furore ideologico, ma scelta consapevole di futuro, impiego intelligente delle risorse, competitività, atto di responsabilità verso le nuove generazioni. Per questo deve essere vista con atteggiamento concreto e pragmatico.

Così come la tecnologia deve essere funzionale all’atto creativo e non il contrario.

Un mezzo, non il fine.

Voglio citare, a questo proposito, le parole del discorso che Papa Francesco ha rivolto ai 7000 imprenditori di Confartigianato ricevuti in udienza il 10 febbraio scorso:

 “L’uso delle tecnologie ha accresciuto le possibilità del settore, ma è importante che non finiscano per sostituire la fantasia dell’uomo. Le macchine replicano mentre le persone inventano! Fare non equivale a produrre: mette in gioco la capacità creativa che sa tenere insieme l’abilità delle mani, la passione del cuore e le idee della mente”.

L’uomo digitale, che per molti – ma non per noi – è l’uomo del futuro, non può comprendere in sé la sfera del sentimento, dell’umanità, della creatività, dell’empatia.

Ed invece è proprio in questa sfera che nasce l’Intelligenza artigiana, il valore del fare impresa, della spinta a fare delle proprie qualità un’attività economica, facendole emergere e diventare azienda integrata nella comunità.

Un ambiente favorevole all’impresa deve dare stabilità economica. La fiducia delle imprese si rafforza soltanto se il contesto nel quale operano offre prospettive di futuro e possibilità di programmazione.

La manovra economica mantiene equilibrio tra rigore e crescita. Collaborare tutti per il successo del Pnrr

Per questo, nell’anno in cui il Governo ha dovuto ricominciare a fare i conti con i vincoli europei del Patto di stabilità, abbiamo apprezzato lo sforzo di mantenere nella Manovra il giusto equilibrio tra rigore e crescita.

Sappiamo che il PNRR, per l’entità delle risorse impegnate, è una grande opportunità per il nostro Paese ed è ciò che, in questa fase, può supportare efficacemente la ristrettezza dei conti del bilancio pubblico.

Per questo dobbiamo prenderci tutti la responsabilità di collaborare per arrivare agli obiettivi prefissati cercando di tifare per il successo del Piano, perché la sua realizzazione è una cosa di cui ha davvero bisogno il Paese.

Tassazione sia equa. Azzerare il tax gap rispetto ai competitor europei e semplificare le procedure

La tassazione deve essere equa e il rapporto fra fisco e contribuente improntato ad una leale collaborazione. In tale ambito la Riforma fiscale approvata lo scorso anno e i successivi Decreti legislativi vanno in questa direzione.

Auspichiamo che rapidamente il Governo “metta a terra” anche altri importanti principi della legge delega, in particolare rendendo uniforme l’ammontare della no tax area per tutti le persone fisiche.

Le nostre imprese devono essere messe nelle condizioni di poter efficacemente competere sul mercato azzerando il nostro tax gap rispetto ai competitor europei.

Anche la semplificazione delle procedure, oltre alla riduzione degli oneri impropri, potrà liberare la miglior energia imprenditoriale.

Infine, una riflessione sul tema dell’evasione. Le strategie di sviluppo della compliance non possono basarsi solo sulla deterrenza, ma occorre soprattutto aumentare la consapevolezza della funzione sociale e solidaristica dell’adempimento fiscale per garantire adeguati livelli di servizi pubblici, particolarmente per i cittadini più bisognosi ed economicamente fragili.

La crescente necessità di fidelizzare e motivare i propri collaboratori, unita al progressivo arretramento del welfare pubblico, fanno sì che il welfare di prossimità, che si sviluppa su una dimensione territoriale di vicinanza, sia diventato un fondamentale asset di carattere sociale ed economico.

In questo ambito, la nostra bilateralità artigiana, espressione di buone e moderne relazioni sindacali, offre soluzioni ai problemi delle persone e delle imprese, operando secondo percorsi condivisi tra le parti sociali, spesso frutto di analisi dei bisogni fornite dagli stessi interessati.

Sono state realizzate reti di protezione sul lato degli ammortizzatori sociali, della sanità integrativa, della formazione continua, della conciliazione vita lavoro, delle politiche attive, dell’istruzione, della sicurezza nei luoghi di lavoro, che è uno degli aspetti che ci sta più a cuore.

Il lavoro è un tema centrale per Confartigianato, che per noi rappresenta innanzitutto qualità, ma allo stesso tempo dignità, inclusione, promozione, benessere, sviluppo, impresa.

Il lavoro ha bisogno di un quadro regolatorio moderno. Valorizzare la buona contrattazione collettiva delle parti sociali realmente rappresentative

Un lavoro che ha bisogno di un quadro regolatorio moderno che sia in grado, da un lato, di assicurare le giuste tutele normative e salariali ai lavoratori e, dall’altro, di consentire alle imprese di organizzare in maniera più efficiente e produttiva l’attività, al fine di poter competere in mercati sempre più sfidanti.

Per questo crediamo fermamente nel primato della buona contrattazione collettiva, espressa da parti sociali realmente rappresentative che, attraverso l’autonomia collettiva sancita dalla nostra Costituzione, possano stabilire nella maniera più corretta il salario, le regole e l’organizzazione del lavoro. Infatti, nessuna legge, in sé, riesce a creare lavoro, ricchezza e benessere.

L’immigrazione va governata, non subita. Il lavoro è strumento di inclusione. Servono programmi di formazione per accrescere le competenze dei lavoratori stranieri

Il lavoro, dobbiamo ricordarlo, è il migliore strumento per l’inclusione dei lavoratori stranieri, che è un tema cruciale per il futuro delle nostre imprese e della nostra società.

Non è solo un’opzione, ma una necessità.

Ma non possiamo dimenticare le criticità. Esiste un mismatch delle competenze: spesso i lavoratori stranieri non possiedono livelli di formazione adeguati alla domanda del mercato.

Occorrono quindi programmi di formazione, in Italia e nei Paesi di origine – voglio citare ad esempio un nostro progetto di Scuola dei Mestieri in Etiopia – per garantire che questi lavoratori possano inserirsi efficacemente nel tessuto produttivo e si riduca fino a scomparire la piaga del lavoro irregolare, che genera emarginazione annullando i diritti.

Insomma, l’immigrazione non va subìta, ma governata.

Con uno sforzo comune che ci riguarda anche come Confartigianato e come imprenditori.

Infatti, spesso non siamo solo datori di lavoro, ma siamo anche coloro che accompagnano e affiancano nel percorso di integrazione sociale ed economica.

E l’artigianato è anche l’ambito nel quale il cittadino straniero può trovare l’occasione per fare impresa e mettere a frutto le proprie competenze.

Vado a concludere.

Mentre ci prepariamo ad affrontare il futuro, c’è una verità che non dobbiamo mai dimenticare: la nostra forza non sta solo nelle nostre mani, ma nel cuore che mettiamo in ogni gesto, in ogni progetto, in ogni creazione.

Ogni pezzo che realizziamo racconta una storia, quella di un sapere che passa da generazione a generazione, di una passione che resiste al tempo e alle mode.

Siamo custodi di sogni, di visioni che prendono forma attraverso la dedizione e la fatica.

Ogni nostro prodotto non è solo un oggetto: è l’espressione viva di chi crede che il valore di ciò che facciamo sia misurato dalle emozioni che suscita, dalla bellezza che porta nel mondo.

Oggi, come ieri, e come domani, siamo chiamati a essere fari di autenticità in un mare di omologazione.

E lo facciamo con la coscienza di chi sa che, dietro ogni successo, c’è il coraggio di mettere in gioco sé stessi.

Il coraggio di fallire, di rialzarsi, di imparare, e di continuare a creare.

Siamo noi, con le nostre mani e il nostro cuore, a costruire pezzo dopo pezzo il futuro che immaginiamo.

Siamo imprese a valore artigiano, siamo Imprenditori artigiani.

Siamo costruttori di futuro.

E nel nostro lavoro, nella nostra dedizione, vive qualcosa di più grande: la speranza di un domani in cui la bellezza, la passione e l’autenticità vincano sempre.

Questo è il nostro dono al mondo.

E questo, permettetemi di dirlo, è ciò che ci rende davvero indimenticabili.

Viva la Confartigianato! Viva l’Italia!



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