Nella dichiarazione finale di Fiuggi e Anagni il gruppo chiede una transizione democratica nel Paese sudamericano e la liberazione dei prigionieri politici. Mentre Maduro minaccia di rompere i rapporti diplomatici con Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Usa…
“Lo scorso 28 luglio il popolo venezuelano si è espresso chiaramente alle urne, votando per un cambiamento democratico e sostenendo Edmundo González Urrutia con una maggioranza significativa”. I ministri degli Affari esteri del G7, il gruppo che riunisce Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, e ha la partecipazione anche dell’Unione europea, con la rappresentazione del presidente del Consiglio europeo e dalla presidente della Commissione europea, ha incluso il Venezuela nella dichiarazione finale rilasciata martedì dopo il vertice a Fiuggi e Anagni.
“Continueremo a sostenere gli sforzi dei partner regionali per facilitare una transizione democratica e pacifica a guida venezuelana che garantisca il 84 rispetto della volontà degli elettori”, conclude il testo nel paragrafo dedicato al Paese sudamericano nella sezione “Questioni regionali”.
I ministri hanno confermato di essere “profondamente turbati dalle continue violazioni e abusi dei diritti umani, tra cui le detenzioni arbitrarie e le gravi restrizioni alle libertà fondamentali, che colpiscono in particolare gli oppositori politici, la società civile e i media indipendenti”. “Tutti i prigionieri politici ingiustamente detenuti devono essere rilasciati”, hanno richiesto formalmente i ministri del G7.
La leader dell’opposizione venezuelana, Maria Corina Machado, ha ringraziato sulla piattaforma X l’appoggio del gruppo: “Ringraziamo questa nuova dichiarazione del G7, sotto la presidenza dell’Italia, che dimostra la dimensione del sostegno internazionale alla lotta per la democrazia in Venezuela”. Machado ha condannato la persecuzione politica dei dissidenti, celebrando allo stesso tempo il richiamo dei Paesi del G7 alla transizione democratica,
Subito dopo la dichiarazione finale del G7, il regime di Nicolás Maduro ha minacciato di modificare i rapporti diplomatici con Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, in rappresaglia per il sostegno a Edmundo González Urrutia.
Yván Gil Pinto, ministro degli Affari esteri venezuelano, ha avvertito ai Paesi membri del G7 che “l’atteggiamento interventista e arrogante non resterà senza una risposta”. Il rappresentante del governo di Maduro ha dichiarato che “procederà a rivedere in maniera integrale le relazioni con ognuno dei governo che fanno parte di questo gruppo perché il rispetto della sovranità nazionale non è negoziabile”.
“Respingiamo categoricamente l’assurdo pronunciamento del G7 – ha aggiunto Gil Pinto -, un gruppo di potenze che insiste nel credersi arbitro della democrazia globale, mentre copre i propri fallimenti politici, economici e morali, sostenendo genocidi e stimolando la propagazione nazista e fascista in Europa e nel mondo”.
Nel comunicato, il ministro degli Affari Esteri venezuelano ha definito “ironico” che adesso il G7 “pretende dare lezioni su volontà popolare e processi elettori dopo i fatti ridicoli del 2019, quando hanno riconosciuto un impostore come presidente ad interim”, in riferimento all’ex leader dell’opposizione del Venezuela, Juan Guaidó.
La dichiarazione del G7 aumenta le tensioni nello scenario politico venezuelano e arriva dopo il riconoscimento della vittoria dell’opposizione alle presidenziali da parte dei governi dell’Ecuador, Italia e Stati Uniti. Come scritto da Formiche.net, anche molti leader specialmente latino-americani, tra cui il presidente del Cile, Gabriel Boric, e il presidente de El Salvador, Nayib Bukele, hanno denunciato la frode elettorale di Maduro. Anche Argentina, Ecuador, Perù ed Uruguay hanno riconosciuto i certificati dell’opposizione che evidenziano la vittoria di Gonzalez Urrutia. I governi di Spagna e Repubblica Dominicana non hanno riconosciuto la sconfitta di Maduro, ma i parlamentari di questi Paesi sì. Acclamano Maduro presidente, invece, i governi di Russia, Cina, Iran, Turchia, Corea del Norte, Serbia, Cuba, Nicaragua e Honduras.
Intanto, González Urrutia insiste che sarà presente a Caracas per l’insediamento come presidente del Venezuela il prossimo 10 gennaio. Da Madrid, dove è volato per fuggire dal mandato di arresto di Maduro, ha detto: “Stiamo dando battaglia. Tutto il mondo è impegnato per cominciare il 10 gennaio la ricostruzione del Venezuela, da ogni luogo”.
In un’audizione informale alla Commissione di Affari esteri della Camera dei Deputati, l’avvocata venezuelana Tamara Sujú ha raccontato come i prigionieri venezuelani mangiano cibo marcio, pieno di vermi, hanno diritto solo a due bicchieri di acqua al giorno (non potabile), si lavano tutti con lo stesso spazzolino da denti (più di 200 carcerati) e sono dimagriti fino a 30 chili da quando sono entrati in galera.
L’ong Foro Penale conteggia 1263 arresti per motivi politici in Venezuela negli ultimi mesi, tra cui giornalisti, cittadini comuni e attivisti e leader politici, mentre il regime di Maduro dice che sono di più, 2200. I difensori di diritti umani spiegano questa differenza come una forma del regime per intimidire i venezuelani e per evitare le proteste.