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Da capo di MI6 ad ambasciatore negli Usa? Starmer ci pensa

Si cerca il prossimo capo missione a Washington. In prima fila c’è il blairiano Lord Mandelson. Ma è spuntato anche il nome di Sir Richard Moore, numero uno del servizio d’intelligence esterna. La nomina segnerà l’avvio di un nuovo corso per i laburisti nella gestione delle principali cariche di Stato

Chi sostituirà la dama Karen Pierce come capo della missione britannica negli Stati Uniti? Il governo laburista di Sir Keir Starmer ha tempo fino all’inizio dell’anno prossimo per trovare chi occuperà il posto diplomatico più ambito quando l’ambasciatrice, nominata nel 2020 dal premier tory Boris Johnson, lascerà l’incarico. Sessantacinque anni, già rappresentante permanente alle Nazioni Unite e ambasciatrice in Afghanistan, è considerata dal governo laburista la scelta migliore per assicurare i contatti tra Londra e Washington, con la prima capitale che ha cambiato colore politico dopo 14 anni e la seconda che aspetta il secondo insediamento di Donald Trump.

In prima fila c’è Peter Mandelson, figura di spicco del mondo blairiano, molto legato a Sir Keir e appena uscito sconfitto nelle elezioni per diventare il prossimo cancelliere dell’Università di Oxford (toccherà a Lord William Hague, ex ministro tory). Tuttavia, scrive il Sun, secondo gli addetti ai lavori la situazione starebbe “evolvendo a sfavore di Lord Mandelson”, con il primo ministro che sarebbe alla ricerca di un incarico diplomatico più tradizionale. Ed ecco che, rivela il tabloid britannico, tra i papabili ci sarebbe anche Sir Richard Moore, 61 anni, da 4 capo del Secret Intelligence Service, MI6, ovvero il servizio d’intelligence estero di Sua Maestà. Di dama Karen è stato il successore, nell’aprile 2018, come direttore generale degli affari politici al ministero degli Esteri, dopo essere rientrato dall’esperienza da ambasciatore in Turchia. Nato a Tripoli, Libia, studi all’università di Harvard, entrato nel servizio d’intelligence nel 1987 per poi passare alla diplomazia, ha servito in Vietnam, Turchia, Pakistan e Malesia. Ha partecipato allo Stanford Executive Programme nel 2007. È stato anche vice consigliere per la sicurezza nazionale al Cabinet Office.

Nel contesto dell’invasione russa dell’Ucraina, Sir Richard, assieme all’omologo americano Bill Burns, direttore della Central Intelligence Agency e anch’egli con un passato da diplomatico, ha svolto un ruolo cruciale – anche a livello pubblico – nella cosiddetta public intelligence, parlando pubblicamente, condividendo informazioni desecretate e avvertendo gli alleati dello scenario che poi si è realizzato pochi mesi dopo con il via libera del leader russo Vladimir Putin a quella che quest’ultimo definisce ancora oggi, a distanza di quasi tre anni, un’“operazione militare speciale”.

Soltanto a settembre i due hanno partecipato assieme – a rimarcare la centralità dell’intelligence nella special relationship tra Londra e Washington – a un dibattito organizzato dal Financial Times. Come raccontato su queste pagine, quell’incontro era sembrato rafforzare la posizione di Sir Richard, nominato dal governo tory di Boris Johnson, anche con il nuovo governo laburista.

Ora, però, ci sarebbe l’idea di inviarlo a Washington per provare a facilitare una relazione che potrebbe essere, se non difficile, quantomeno imprevedibile tra Stati Uniti e Regno Unito. Non sono mancate negli ultimi giorni le divergenze, con i trumpiani, schierati contro il mandato d’arresto della Corte penale internazionale nei confronti di Benjamin Netanyahu e critici verso qualunque leader, come il premier laburista, non abbia assicurato di non arrestare il premier israeliano qualora si trovasse sul suo territorio.

Con Sir Richard a Washington, i laburisti potrebbero nominare una figura importante, come quella del capo di MI6. Non sottovalutare ciò che ha significato in termini di nomine il fatto che i tory abbiano governato ininterrottamente per 14 anni. Se dovesse toccare a uno degli attuali vicedirettori, allora sarebbe la prima volta di una donna a capo del servizio, considerato che attualmente tutti i vice sono donne (ma solo il nome del capo è di dominio pubblico).

Sono tante le caselle che i laburisti sono chiamati a riempire a breve. Diversi diplomatici in sede importanti sono prossimi alla scadenza di mandato – non Roma, dove Ed Llewellyn è arrivato soltanto due anni e mezzo fa e può vantare un ottimo rapporto personale con Giorgia Meloni, presidente del Consiglio. Senza dimenticare che Simon Case ha annunciato che, per ragioni di salute, si dimetterà a fine anno da Cabinet Secretary, ovvero da capo del Civil Service.



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