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Colpo al regime di Maduro. La richiesta della Corte penale internazionale

Karim Khan, procuratore capo del tribunale internazionale, ha ricordato la necessità di proteggere i diritti di chi è stato arrestato per motivi politici. E ha chiesto al regime venezuelano più collaborazione per chiarire la situazione nel Paese sudamericano, anche permettendo l’ingresso di rappresentanti dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani dell’Onu

“Dopo le elezioni di quest’anno, ho insistito nelle mie comunicazioni con il Venezuela e nelle dichiarazioni pubbliche sulla necessità di proteggere i diritti dei civili, inclusi i bambini, che devono essere liberati se sono stati arrestati per motivi politici o qualsiasi altra persona che protestava pacificamente”. Con questo appello Karim Khan, procuratore capo della Corte Penale Internazionale, ha chiesto lunedì al governo di Nicolas Maduro il rilascio dei minorenni e i cittadini arrestati per motivi politici in Venezuela. La richiesta è stata presentata durante l’intervento nella riunione annuale dei Paesi membri della Corte.

Khan ha spiegato che le ricerche indipendenti della Corte continuano e che la mancanza di partecipazione da parte del regime di Maduro mette a rischio la possibilità di avere anche l’altra versione dei fatti. “Non ho visto l’implementazione corretta di legge e pratiche in Venezuela che mi aspettavo – ha dichiarato il procuratore -. La palla è dall’altra parte. Il cammino della complementarità si sta esaurendo”.

Inoltre, ha aggiunto che è fondamentale che il regime venezuelano permetta di rappresentanti dell’ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite: “Ce l’avevano promesso prima per scritto e devono cooperare in maniera più tangibile con il nostro ufficio”.

María Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana, ha definito come un segnale significativo il messaggio del procuratore della Corte Penale Internazionale. Sulla piattaforma X, Machado ha sottolineato che è la dimostrazione che la protesta sì funziona: “Il mio messaggio a tutti i venezuelani: la protesta sì funziona; quando uniamo le nostre voci, dentro e fuori dal Venezuela, il mondo ascolta e reagisce. Stiamo attenti agli eventi di questa settimana all’Aia e in molte altre parti del mondo. Continuiamo ad andare avanti”.

Intanto, il procuratore generale del Venezuela, Tarek William Saab, ha respinto le accuse sostenendo che non ci sono bambini arrestati dopo le proteste di luglio. Ma ha riconosciuto che ci sono alcuni pochi adolescenti, tra 16 e 17 anni, che sono stati portati in carcere per avere violato la legge di incitazione all’odio.



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