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Ceccanti, il problema non è la “loro” legge elettorale.

Ho letto un commento di Stefano Ceccanti sul sistema elettorale tedesco e ho pensato: ma come, con il sistema elettorale che abbiamo noi, ci permettiamo di criticare quello di un altro Paese, che per giunta funziona benissimo?

Ceccanti scrive che è politicamente difficile avere un partito che possa totalizzare una percentuale tra il 42-50% in virtù della presenza di più partiti. Parzialmente vero, Adenauer nel 1957 vinse con il 50,1% dei consensi creando il primo (e ultimo) governo a maggioranza assoluta CDU. Potrebbe quindi ripetersi, anche se è molto difficile. Ma è così importante? Credo di no.

Le ultime elezioni tedesche ci offrono molto su cui riflettere. Il sistema elettorale tedesco è obiettivamente complesso, e probabilmente esportato in Italia fallirebbe miseramente, come ogni cosa esportata (la democrazia per esempio?). Eppure, Angela Merkel ha ottenuto quasi il 42% dei consensi, cosa che in Italia nemmeno una coalizione riesce ad ottenere di questi tempi e lei ci è riuscita da sola (si, ok, con l’appoggio della CSU bavarese che nella Baviera ha il 50-53% fisso di preferenze). Ceccanti individua nella “Grosse Koalition” un problema e dunque l’espressione del fallimento stesso del sistema elettorale tedesco. Devo dissentire fortemente: non si può analizzare la situazione specifica di un Paese come la Germania, con il background italiano. Due situazioni, due universi totalmente distanti.

Il problema non è la legge elettorale tedesca né la grande coalizione che probabilmente porterà SPD e CDU a governare assieme, per la seconda volta negli ultimi 10 anni. Per Angela Merkel, così come per Peer Steinbrück, il problema non è affatto creare una Grosse Koalition, certo governare da soli è sempre meglio, quanto fare il bene della Germania e dunque trovare un accordo che rispetti gli elettori e produca effetti positivi per il Paese.

Vivo in Germania ormai da due anni, e questa campagna elettorale mi ha colpito per una serie di aspetti: 1) la totale pacatezza dei toni, 2) la concretezza delle discussioni, 3) la chiarezza dei progetti di ciascun partito, 4) l’assenza di un feticismo per i sondaggi, 5) la totale dignità politica di chi ha vinto e di chi ha perso.

Dunque, a Ceccanti mi sento di dire, no il problema non è la legge elettorale tedesca, ma la Politica all’italiana. Il problema lo abbiamo noi, con una “porcata”, che è stata rinominata “porcellum” perché era più elegante (dopotutto, era Calderoli ad aver detto che la sua legge elettorale era una porcata, insomma non potevamo aspettarci un trafiletto di alta poesia) come legge elettorale, un palcoscenico politico popolato da comparse e da saltimbanco, o buffoni se vogliamo. Abbiamo partiti che hanno come unico scopo sopraffare l’altro e imporsi, per questo ogni campagna elettorale in Italia è gridata. Da Letta a Bersani, da Grillo alla Santanché, da Berlusconi a Monti, da Brunetta alla Lombardi, tutti interessati a dimostrarsi “i migliori” rispetto agli altri, quando poi sono esattamente tutti uguali: interessati solo a se stessi e alle loro prospettive politiche piuttosto che agli interessi concreti del Paese.

Angela Merkel meriterebbe di governare da sola, perché il 42% dei consensi significa un riconoscimento davvero grande da parte dei tedeschi, tuttavia il 26% totalizzato dalla SPD non è riducibile a “poca cosa”. Una Grosse Koalition in Germania è frutto di buon senso e di sicura azione politica, in Italia è stata ed è solo un pasticcio, un galleggiare in attesa di far fuori l’avversario-alleato del momento in vista delle prossime elezioni.

Il PDL ha come interesse difendere il proprio capo, Silvio Berlusconi; il PD ha interesse solo a vivacchiare, soffocato nella spira mortale di mille correnti e correntine, di questo e di quel piccolo leader un po’ imbranato, il centro è inesistente e volendo sempre fare l’ago della bilancia ha fatto (o farà) la fine della FDP in Germania: sarà cacciato. Le destre sono sempre più demagogiche e fortunatamente sempre meno capaci di creare consenso, le sinistre sono sempre troppo poco di sinistra nel modo di fare le cose, eppure sempre tenacemente legate alle ideologie del passato, il paradosso dei paradossi.

La Germania è fatta dai tedeschi, che a differenza degli italiani non perdonano una promessa mancata da un partito e sanno essere molto riconoscenti nei confronti di chi si dimostra capace di governare bene o benino. L’Italia è fatta da italiani, e dunque le cose andranno sempre così, fino a quando la “gente” non capirà di aver sempre sbagliato. Nemmeno con la migliore delle leggi elettorali, l’Italia potrà avere un buon governo, perché gli italiani continueranno a scegliere sempre il capo branco di turno, quello che urla di più, che inganna di più, che vivacchia di più: insomma, quello che lo rappresenta meglio.

Credo che l’Italia abbia molto da imparare dalla Germania, non solo per la dignità politica dei suoi rappresentanti, ma anche per la serietà dei propri elettori.



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