A Gerusalemme c’è un tesoro culturale ed intellettuale dell’umanità, in una cornice architettonica spettacolare, nel cuore della città, ovvero la nuova sede della National Library of Israel. L’edificio è stato inaugurato nel funesto ottobre 2023, per la precisione il 29 del mese, e, pur nascendo in un momento drammatico della storia di Israele, appare fin da subito come un Landmark destinato a rimanere scolpito nella memoria collettiva. L’intervento di Andrea Vento, founding partner e ceo Vento&Associati
«Gli ebrei sono i depositari della civiltà del libro e della cultura», ricordava Umberto Eco in una delle sue ultime interviste. C’è quindi un luogo a Gerusalemme che il celebre semiologo italiano, se ancora in vita, avrebbe certamente voluto visitare. Si tratta di un tesoro culturale ed intellettuale dell’umanità, in una cornice architettonica spettacolare, nel cuore della vita istituzionale e democratica della capitale israeliana, a pochi metri dalla Knesset e della Corte Suprema: ovvero la nuova sede della National Library of Israel. L’edificio è stato inaugurato nel funesto ottobre 2023, per la precisione il 29 del mese, e, pur nascendo in un momento drammatico della Storia di Israele, appare fin da subito come un Landmark destinato a rimanere scolpito nella memoria collettiva. Molti passi sono stati fatti da quando nel 1892, persino prima del Congresso sionista del 1897, nasceva una piccola biblioteca pubblica a Gerusalemme, grazie all’organizzazione filantropica statunitense B’nai B’rith, con lo scopo di raccogliere in Palestina i tesori della letteratura ebraica. La nuova sede della NLI è realizzata anche grazie ad importanti donazioni private, come quella del magnate australiano Frank Lowy che permette di dedicare ai genitori Hugo e Ilona Lowy la principale sala di lettura. Hugo è stato bastonato a morte ad Auschwitz per non volersi separare dal proprio libro di preghiere.
Con un gruppo di giornalisti italiani, siamo invitati a visitarne i segreti e le parti recondite, accompagnati da Rachel Neiman, responsabile delle pr e dell’ufficio stampa della NLI. L’architettura, che porta la firma dei due celebri architetti svizzeri Herzog & de Meuron, consiste in un monolito realizzato con l’inconfondibile pietra calcarea israeliana che permette alla luce di filtrare, e che può essere interpretato in varie maniere: forse un libro, forse le ali di un uccello, e comunque uno spazio che rimane aperto a tutti, anche nell’epoca della digitalizzazione e di innumerevoli costrizioni. Non è la prima volta in cui le due archistar svizzere si cimentano nel rapporto tra libro ed architettura: basti pensare alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, realizzata a Milano nel 2016: ma a Gerusalemme l’esercizio è migliorato. Il lucernaio e la maestosa spirale di libri sono in felice dialettica hegeliana con la “sospensione” e il vuoto del memoriale di Micha Ullman nella Bebelplatz a Berlino, il luogo in cui i nazisti bruciarono in una sola notte 25.000 volumi ritenuti “pericolosi”.
La Biblioteca è un edificio completamente verde e sostenibile: si tratta di 46.000 metri quadrati su 11 piani, di cui 5 interrati. E con una importante traccia di italico soft power: molti arredi interni sono forniti da aziende italiane, tra cui i pavimenti sopraelevati della Nesite di Padova. Molteplici le sale di lettura, divenute in questi 14 mesi di guerra molto popolari tra i lettori alla ricerca di un momento di meditazione. Sono custoditi 4 milioni e mezzo di volumi ed una ricchissima collezione archivistica e fotografica. Un altro prodigio è il sistema robotico che gestisce nei cinque piani di caveau i milioni di libri, in un ambiente ad ossigeno ridotto, per prevenire gli effetti dell’umidità ma anche per evitare il rischio di incendi.
Nella NLI è custodita una delle più grandi collezioni di hebraica e judaica al mondo, ma per riprendere gli archetipi di Eco e Borges anche di altre sezioni, tra cui: Israele; Islam e Medio Oriente; scienze umane; musica. La missione della biblioteca è di raccogliere, preservare e diffondere le opere pubblicate in Israele e su Israele, nonché le pubblicazioni relative al popolo ebraico e alla sua cultura, indipendentemente dalla lingua e dal Paese d’origine. Ma la NLI ha anche una seconda mission fondamentale: la digitalizzazione e la possibilità di accesso online gratuitamente a numerose opere rare. La Library è ad esempio in possesso di un corpus assai importante e certamente meno noto di opere esoteriche ed ermetiche del grande Isaac Newton, ad esempio quelle in cui commenta l’Apocalisse ed altre profezie. Affascinante la sezione degli autografi e dei manoscritti con un sistema meccanico che espone per 15 secondi una selezione di autografi eccezionali: è il caso della lettera del suicidio di Stefan Zweig, che purtroppo non ebbe il coraggio e forse la pazienza di attendere un momento di luce.
Infine nella NLI non mancano eventi pubblici, come la mostra su Kafka, inaugurata lo scorso 1° dicembre ed aperta fino al giugno 2025. Il curatore Stefan Litt ci descrive ogni aspetto di “Kafka: Metamorphosis of an Author”, una delle tre grandi mostre al mondo nel centenario del grande scrittore boemo. Per distinguersi la mostra esplora alcuni aspetti non secondari: l’ebraismo di Kafka, il suo rapporto con le donne effettivamente complesso, la malattia di Kafka. Affascinante poi la vicenda delle carte di Kafka, ed in particolare del fondo che era nelle mani dell’amico Max Brod, poi finito in possesso della sua segretaria Esther Hoffe e delle eredi. Un vero tesoro solo recentemente divenuto proprietà della NLI, dopo controversie e ben due processi in Israele e in Svizzera. Da questo fondo sono tratti molti dei prestigiosi pezzi sono esposti nella mostra.
Tutta questa è quindi una storia efficace sulla consapevolezza e su come si debbano mettere in sicurezza le vite umane, le libertà e i diritti fondamentali, ma anche la cultura e la conoscenza, attraverso il libro. La nuova sede della NLI dimostra che anche la cultura, la ragione e la civilizzazione possano e debbano illuminare anche nei momenti più bui. La NLI è quindi un luogo aperto e che occorre visitare in un presente di incertezze e nell’incombenza di un anno, il 2025, che è anche giubilare e che può vedere un numero significativo di visitatori appena si potrà entrare in un’epoca di sicurezza e di pace. Ci viene in soccorso un’installazione dell’artista Michal Rovner contenuta proprio nella NLI, Broken Time, che spezzando il tempo circolare potrebbe assumere connotati negativi. La cesura va invece interpretata come discontinuità e quindi positivamente, aiutandoci ad illuminare il futuro con la luce del passato.