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Barbara Berlusconi for premier? Cacciari pensa che…

Ieri comparendo brevemente su Ballarò (qui il video su Youtube) Barbara Berlusconi potrebbe avere messo la parola fine alla lunga stagione mediatico-politica del padre.

Un discorso non da falco

Affermando che “di errori ne facciamo tutti“, in riferimento alla vicenda del Cavaliere, ha scavalcato con garbo il ristretto gruppo di fedelissimi che nelle ultime settimane punta a fare di Palazzo Grazioli un Forte Apache e della difesa legale ad oltranza del fondatore di Forza Italia la base e il contenuto stesso di una linea politica, come se questo fosse il problema prioritario del Paese.

L’intervento di Barbara Berlusconi ha ricevuto nella trasmissione “La Zanzara” un endorsement dal filosofo Massimo Cacciari (“potrebbe funzionare in politica”, qui il video su Corriere.it), che l’ha avuta come alunna all’università.

Si vedrà dunque, come andrà a finire, ma intanto è bene segnare questa data (24 settembre 2013), a fianco di quella di vent’anni fa (23 novembre 1993), quando il Cavaliere fece la prima forte uscita politica, preannuncio della sua scesa in campo.

Deboli segnali di discontinuità

La differenza di tempi e di modi è forte, e forse segna anche in modo mediatico la fine del lungo ciclo economico post-fordista, individualista e proprietario che il leader di Forza Italia ha cavalcato. L’uscita di Berlusconi padre, novembre 1993, avvenne all’apertura di un centro commerciale, luogo della dispersione consumistica, quella della figlia, settembre 2013, è nei sotterranei dello Stadio Meazza, luogo del gioco e del tifo che unisce, centro di una qualche, limitata ripresa di comunitarismo.

Finora soltanto Cacciari però ha rotto l’incantesimo della “creatura” del padre, l’interpretazione secondo cui Barbara sarebbe mandata avanti dal Cavaliere per fermare Renzi. Può anzi essere che il rapporto di ammirazione e timore che Berlusconi senior lascia trapelare per Renzi sia funzionale ad un progetto ben diverso. Non può non sapere infatti che i suoi attacchi oggi rafforzano, per reazione, il sindaco di Firenze nel corpo intellettuale e militante del PD, come aveva calcolato (sbagliando) che le sue avances iniziali sarebbero bastate ad affossarlo come berlusconiano di sinistra (accusa che resiste solo nelle frange estreme).

Il fantasma di Renzi

Con il suo intuito per l’immaginario politico nazionale, il Cavaliere può aver compreso che nelle condizioni oggettive (non solo giudiziarie e anagrafiche, ma proprio di ciclo politico-culturale) la battaglia è persa a meno di non lasciare che il proprio capitale politico (il consenso delle classi medie liberali, settori professionali, commercianti, ecc) non si disperda nella rabbia grillina ma vada “naturalmente” verso Matteo Renzi – a questo punto nuova incarnazione dell’uomo del fare contro le parassitiche “caste” da una parte e gli umori anti-business dall’altra.

E’ un quadro non certo impossibile, considerando poi che lo stesso Berlusconi ha dichiarato che l’alleanza con la sinistra è qualcosa di più di una semplice necessità transitoria, forse prefigurando una trasformazione complessiva dell’elettorato secondo nuove linee di divisione. In questo contesto, un’operazione di discesa in campo da parte della figlia di Berlusconi andrebbe derubricata da semplice prosecuzione del berlusconismo con altri mezzi (e altre facce).


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