Se qualcuno pensa di riprodurre il protocollo di Tangentopoli magari in formato bonsai, per intercettare un po’ di luce dai media in forza del clamore delle inchieste- che poi non si sa mai, ci può anche scappare un seggio parlamentare- commette un errore letale. Il lascito nell’ordinamento giuridico italiano e nel comune sentire è stato un crollo reputazionale della politica e dei suoi attori. Però, il panettone dei Mattei (Renzi e Salvini) quest’anno avrà qualche candito in più. Il corsivo di Pino Pisicchio
Nel giro di pochi giorni due politici di rango nazionale, che furono cinti dall’aureola nera dei dannati per presunte malefatte collegate al loro ruolo, sono stati liberati dall’insulto reputazionale e restituiti al mondo con l’abitino della prima comunione.
Sono gli eterni Mattei della terza Repubblica: Renzi, oggetto di vivace attenzione da parte dei pm per presunti illeciti finanziamenti alla sua fondazione Open, e Salvini, autoproclamatosi martire per aver osteggiato l’altro Open (l’Ong Open Arms) a suo dire proditorio importatore di migranti sostenuto dai pm di Palermo.
Il verdetto favorevole dei tribunali si è tradotto, come accade per casi mediaticamente molto frequentati, in uno strumento dialettico ad uso dei vincitori.
Comunque, al netto dei profili giuridico-formali, resta una considerazione che s’impone con qualche evidenza: immaginare che l’azione dei pubblici ministeri possa surrogare la politica significa stravolgere le regole di base dell’equilibrio costituzionale tra poteri.
Quello raccontato dal Montesquieu. Se qualcuno pensa di riprodurre il protocollo di Tangentopoli magari in formato bonsai, per intercettare un po’ di luce dai media in forza del clamore delle inchieste- che poi non si sa mai, ci può anche scappare un seggio parlamentare- commette un errore letale.
Il lascito di Tangentopoli nell’ordinamento giuridico italiano e nel comune sentire è stato un crollo reputazionale della politica e dei suoi attori ed una legislazione che ha autorizzato una sorta di presunzione di colpevolezza a carico dei politici.
La politica fu colpevole sicuramente, soprattutto per non aver scelto la via della trasparenza. Ma raggiungere, come oggi avviene, gli abissi nella considerazione della gente che la trascinano allo stesso livello di assassini e mafiosi significa incitare il popolo ad abbandonare ogni fiducia nelle istituzioni pubbliche e mettersi in attesa fiduciosa del conducator di turno.
La normalità? Quando la politica avrà ritrovato una sufficiente dignità coniugabile con competenza, bene comune ed etica, e quando la dialettica tra partiti non avrà bisogno del supporto di pm e tornerà al confronto tra- anche aspro, ma civile- visioni. Nel frattempo il panettone dei Mattei quest’anno avrà qualche candito in più.