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Oltre il Circolo Polare. Ecco il nuovo ruolo italiano nell’Artico

Di Agata Lavorio

Il summit di Saariselkä ha riportato i riflettori geopolitici sulla regione dell’Artico, dove l’Italia cerca un ruolo attivo tra sfide tradizionali e ibride, valorizzando la sua tradizione pionieristica e scientifica. Il commento di Agata Lavorio, Università degli Studi di Milano

Nei giorni della nomina del nuovo Inviato Speciale italiano per l’Artico, Giorgia Meloni vola a Saariselkä, oltre il Circolo polare artico. In una baita innevata della Lapponia finlandese adibita per l’occasione a informale luogo di incontro, condividono l’invito anche i leader di Svezia (Ulf Kristersson), Grecia (Kyriakos Mitsotakis) e l’Alta rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas, con la quale si chiude un cerchio di personalità del centro-destra e della destra europei da Nord a Sud. Leader che il premier finlandese Orpo ha voluto far dialogare su temi di tradizionale sicurezza nazionale, in dichiarata chiave anti-russa, come messo nero su bianco dal padrone di casa.

Più che il segnale di un nuovo clima di speranza e ottimismo, il summit di Saariselkä sembra essere lo specchio di un mondo che torna (troppo velocemente) alle normalità della storia: la compiuta socializzazione di tutti i paesi nordici nei grattacapi dell’Europa mediterranea è certamente un momento significativo, ma non davvero sorprendente.

In fondo è bastata “solo” una guerra ad alta intensità in Europa, una crisi “da manuale” ma da molti inaspettata, perché venisse inibito il lavoro del Consiglio Artico, unica governance in grado fino a questo momento di mettere d’accordo (tranne, per statuto, sulle questioni militari) grandi potenze, stati revisionisti, attori senza forze armate, comunità locali e paesi come la Cina e l’Italia che non hanno nemmeno uno sbocco sull’Artico. La sicurezza nazionale discussa a Saariselkä è invece di chiaro stampo tradizionale, anche se inevitabilmente contaminata da sfide “ibride” che spaziano dalla cybersecurity alle infiltrazioni criminali, dalla sicurezza delle supply chains ai flussi migratori. Come sottolineato da Orpo, Italia e Finlandia sono entrambi paesi di confine. Circa un anno fa proprio la Finlandia aveva chiuso il confine con la Russia, temendo l’aumento di migrazioni “pilotate” provenienti al di là del confine russo. Oggi, con l’entrata nella Nato di Svezia e Finlandia, l’Artico rappresenta uno schermo delle accelerazioni dell’arena globale. Non che l’Artico sia sempre stato in pace: la stessa Lapponia prima di diventare negli anni Ottanta la casa di Babbo Natale è stata teatro di guerra, i tedeschi rasero al suolo Rovaniemi nel 1944 e oggi i venti di guerra soffiano dalla base di Rovajärvi, mentre Svezia e Finlandia investono sempre di più nel proprio ruolo nell’Alleanza atlantica.

In questo stato disgregativo generalizzato di cui il Nord è solo una piccola frazione, l’Italia sembra aggrapparsi a tutti i tavoli disponibili, presenziando e partecipando anche alle stanze della politica del cosiddetto Nord. Nella scena artica l’Italia è un ospite prestigioso, con una tradizione scientifica e pionieristica in grado di spingersi non solo nei mari caldi, ma anche in quelli gelati con cui qualcuno diceva che gli italiani non sarebbero mai stati a proprio agio. La storia delle personalità italiane che hanno vissuto ed esplorato l’Artico non lascia indifferenti: il Duca degli Abruzzi Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, Umberto Nobile (in team con Amundsen ed Ellsworth), Silvio Zavatti (fondatore dell’Istituto Geografico Polare e del Museo polare italiano). Ma mantenere alte le aspettative nello scenario artico di oggi, caratterizzato dalla “messa in mostra” degli appetiti e di certi paternalismi da parte soprattutto di grandi potenze, non è facile. Le opportunità artiche decantate anni fa si scontrano con le volontà degli stati artici e si complicano con gli effetti del cambiamento climatico in una regione che non è semplicemente più calda, ma più instabile (nel senso più concreto del termine). Questo non toglie che diverse attività italiane con una certa affinità naturale con l’ambiente artico vi siano attivamente coinvolte, dalla Marina a Fincantieri, da Leonardo a e-Geos. Ma attori giocoforza meno flessibili come Eni e altre compagnie petrolifere straniere da anni hanno ridotto gli investimenti lungo l’arco polare.

La complessità che erode il panorama internazionale da nord a sud impone anche all’Italia di allargare gli orizzonti politici, peraltro già molto diversificati. Occorre abbandonare una narrazione naïf del Nord e degli antagonismi tra Nord e Sud che molto ha influito nella cucitura dei rapporti intra-europei. Come noi, il Nord vive di rapporti bilaterali, di leggi e di storia, compresa (in particolar modo oggi) la necessità di misure di contrasto alla criminalità organizzata in cui l’Italia può fare da apripista.


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