L’Unione europea affronta una legislatura cruciale, riorientando le priorità verso sicurezza e competitività industriale in un contesto globale di crescente instabilità. Con la Polonia alla guida della presidenza semestrale, il focus si concentra sulla difesa, ma la frammentazione politica e la governance istituzionale rischiano di rallentare il cambiamento necessario per colmare il divario con Usa e Cina. L’agenda 2025 sarà la chiave per un’Europa più forte o un’occasione mancata?
Sicurezza (globale e difesa) e Industria (competitività, energia) sono emerse come le priorità dell’Ue nella nuova legislatura quinquennale, riorientate rispetto a clima, sostenibilità e recovery e resilience. Siamo di fronte a una svolta per affrontare la perdita di competitività nella competizione di potere tra Big powers e le minacce securitarie in un contesto globale pericoloso, incerto e imprevedibile.
Nella politica estera e di difesa l’Ue sconta una debolezza strategica per diverse ragioni, mancanza di volontà politica, regola dell’unanimità, investimenti insufficienti e frammentati. Nel quadro economico, il divario di competitività e di velocità tra Usa e Ue si sta ampliando, evidenziando approcci economici divergenti alle crisi globali.
Il calendario della nuova legislatura Ue, ricco di nuove proposte, delinea l’avvio del nuovo anno, dove risaltano a fattor comune priorità e consapevolezza di un cambio di marcia verso un nuovo modello economico e industriale, sulla falsariga del Rapporto Draghi, ma non istituzionale.
Il 1° gennaio la Polonia assumerà la presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione europea. Colpisce la determinazione di Varsavia che ha proposto come tema prioritario la sicurezza, declinata in tutti i suoi aspetti. Decisione realistica e comprensibile per i timori del Paese di una minaccia russa. Il programma di Varsavia è ambizioso e imperniato su priorità strategiche quali sicurezza, resilienza economica e sociale, sviluppo sostenibile, con una attenzione al rafforzamento delle relazioni transatlantiche e all’allargamento dell’Ue. Non a caso nella prospettiva polacca la top priority, tipica per un Paese nordico al confine orientale dell’Unione, è la sicurezza e difesa. Questa si esprime nel sollecitare l’aumento delle spese difesa dei Paesi membri, il supporto all’industria della difesa europea con iniziative quali East shield e Baltic defence line. La pietra angolare indicata è il miglioramento della cooperazione con la Nato e con Paesi alleati non europei quali Stati Uniti, Regno Unito, Corea del sud.
Nel complesso, sono sette le priorità strategiche per il semestre. Oltre alla sicurezza e difesa si trovano transizione energetica e verde, economia e competitività, digitalizzazione e intelligenza artificiale, ambiente e agricoltura, gestione immigrazione e confini, supporto all’Ucraina e allargamento dell’Ue.
Coevo al semestre polacco è il programma strategico della triade presidenziale (Polonia, Danimarca, Cipro), che riflette la risposta europea alle sfide geopolitiche, incluse Ucraina e Medio Oriente. Obiettivo condiviso è la stabilità e il multilateralismo (global partnerships) tramite il rafforzamento della sicurezza, competitività e resilienza dell’Ue, declinati in specifiche aree. L’importanza di questa triade è dovuta alla convergenza delle priorità e alla continuità per diciotto mesi. Fattore che rafforza e probabilmente accelera i processi legislativi dei principali dossiers, propedeutici alle linee guida per l’elaborazione del prossimo Programma Finanziario Pluriennale.
Nel quadro d’insieme non può certamente mancare l’attivismo e onnipresenza dei Cento giorni di Ursula Vor den Leyen volta a mostrare la sua determinazione a guidare la Commissione europea, con il lancio di proposte, pacchetti e bussole settoriali, dialoghi strategici con gli stakeholder, con cui impostare nuove proposte legislative. Tra questi un Libro bianco sulla difesa che verrà proposto dal commissario alla Difesa e spazio Andrus Kubilius, che potrebbe includere i suoi punti cardine: necessità di opzioni per utilizzare l’European stability mechanism, riutilizzare i Resilience and recovery plan e Regional development plan, fissare l’obiettivo di disporre di cinquecento miliardi di euro per la difesa entro il 2030, elaborare nuove soluzioni finanziarie per fondi addizionali urgenti, valutare l’idea di stabilire un meccanismo con prestiti anticipati da rimborsare impiegando i fondi nazionali di difesa, prevedere un Fondo di un gruppo di Paesi Ue più Norvegia e Regno Unito, con capitale finanziato dai partecipanti. Lo scopo è ottenere prestiti sul mercato per progetti comuni, con garanzie dal capitale proprio.
In gennaio saranno presentate dai commissari nuove iniziative propedeutiche a misure regolamentari e finanziarie, tra queste: la Bussola della competitività che si baserà sui tre pilastri del rapporto Draghi: chiusura del divario di innovazione con gli Stati Uniti e la Cina; piano comune per la decarbonizzazione e la competitività, aumento della sicurezza e riduzione delle dipendenze. L’Omnibus della competitività per rivedere la legislazione europea e renderla più favorevole all’attività imprenditoriale. Il Patto industriale pulito (Clean industrial deal) per incanalare investimenti nelle infrastrutture e nell’industria, in particolare nei settori ad alta intensità energetica. Il Dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica europea, focalizzato su competitività, innovazione e decarbonizzazione, con l’obiettivo di proporre e attuare rapidamente le misure necessarie per affrontare la crisi strutturale e l’emergenza sociale dell’intero comparto incluso l’indotto. Da notare che una crisi analoga colpisce anche il comparto siderurgico con particolare riferimento all’acciaio.
Il Parlamento Europeo intende svolgere un ruolo più attivo nell’ambito della difesa, ha deciso la creazione di un Comitato difesa che supera il sottocomitato Sede. Avrà numerosi compiti che copriranno aspetti quali i rapporti con Eda e Pesco, scrutinio sull’ Csdp, con un focus sull’industria su temi come integrazione, cooperazione, capacità, preparazione, ricerca e innovazione, produzione.
Al Parlamento europeo è anche in preparazione il programma di lavoro 2025 del Partito popolare europeo che identifica le sue priorità legislative per i primi Cento giorni e per tutto il mandato della nuova Commissione. Tra queste vengono dettagliate proposte di revisione dei regolamenti circa la competitività, il clima, l’immigrazione e la difesa a supporto dell’industria europea.
Tutto bene allora? Lo slancio delle intenzioni programmate in un’agenda comune fa ben sperare nella volontà politica di realizzarle. Ma i meccanismi comunitari tra complessità ed equilibri concedono spazi a fughe in avanti individuali, dispute bilaterali tra Paesi, escalations negoziali poco costruttive anche in presenza di convergenze tra più Paesi, europeismi strumentali. La difficoltà più evidente nell’Ue è che il motore per future iniziative rimane la governance e le procedure ancorate al modello istituzionale di Maastricht. Modello oggi inadeguato per rispondere alle tempistiche accelerate delle sfide, e a volte inceppato come nella politica estera e difesa dove vige l’unanimità. Una riforma dei Trattati per il rafforzamento delle istituzioni non si vede all’orizzonte. Il rischio è l’irrilevanza o la sopravvivenza stessa dell’Ue se, come sottolineato da Draghi, non si attueranno politiche economiche e sociali necessarie e urgenti. Se l’agenda 2025 e oltre sarà avallata e realizzata, sarà senz’altro una risposta coerente e un passo avanti decisivo per l’Europa.