Alla base della crisi politica della Germania c’è il modello economico del Paese. Berlino per decenni ha fatto affidamento su un sistema che dipendeva dal gas russo a basso costo, dalle importazioni di beni di consumo dalla Cina, dalle esportazioni di alto valore e dall’ombrello di sicurezza degli Stati Uniti. L’analisi di Armida Van Rij, senior research fellow, Europe programme presso Chatham House e Patrick Schröder, senior research fellow, Environment and society centre presso Chatham House
Mentre gli europei stavano ancora elaborando la vittoria di Donald Trump alle presidenziali statunitensi, si è verificata una rottura burrascosa a quattromila miglia a est di Washington. Da settimane circolavano notizie sullo stato di fragilità della coalizione di governo “semaforo” guidata dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, composta dal partito Socialdemocratico (Spd) di centrosinistra, dai Verdi e dal partito Liberale democratico (Fdp).
Si pensava che la coalizione avrebbe retto ancora per qualche settimana e che la rielezione di Trump avrebbe potuto darle nuova linfa. Invece, è crollata il giorno stesso della conferma della sua vittoria. Un insolitamente arrabbiato Scholz ha annunciato in un discorso in diretta di aver licenziato il ministro delle Finanze dell’Fdp Christian Lindner, rompendo di fatto la coalizione. Al centro della disputa c’era il cosiddetto “freno al debito”, un meccanismo costituzionale che limita il deficit pubblico annuale della Germania allo 0,35% del Pil.
Lindner ha proposto una serie di riforme che non sono piaciute alla Spd e ai Verdi. In risposta, Scholz ha suggerito di dichiarare un’emergenza, che avrebbe sospeso il freno al debito. Questa proposta è stata considerata inaccettabile da Lindner e ha portato al suo licenziamento da parte del cancelliere. A dicembre si è tenuto il voto di fiducia, mentre le elezioni sono previste per febbraio 2025. Alla base della crisi politica della Germania c’è il modello economico del Paese.
Per decenni, la Germania ha fatto affidamento su un sistema che dipendeva dal gas russo a basso costo, dalle importazioni di beni di consumo dalla Cina, dalle esportazioni di alto valore – in particolare nel settore automobilistico – e dall’ombrello di sicurezza degli Stati Uniti. Con l’energia russa non più disponibile, il panorama economico globale che cambia e Donald Trump tornato alla Casa Bianca, quel modello non è più praticabile. Si prevede che l’economia tedesca si contrarrà dello 0,2% nel 2024, per il secondo anno consecutivo.
La Zeitenwende, annunciata da Scholz all’indomani dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, avrebbe dovuto segnare un’inversione di rotta sia nella politica estera sia in quella economica, data l’interconnessione tra le due. Eppure, su entrambi i fronti, è cambiato troppo poco. La dipendenza della Germania dal gas russo è terminata bruscamente nel 2022. Berlino è il secondo maggior donatore di aiuti militari all’Ucraina dopo gli Stati Uniti e accoglie il maggior numero di rifugiati ucraini.
Ma la svolta Zeitenwende è finita lì. Il governo di coalizione di Scholz non ha preparato gli investimenti a lungo termine nella Difesa ai livelli richiesti, creando un fondo di spesa per la Difesa fuori bilancio che si sarebbe esaurito nel 2027. Il progetto di bilancio per il 2025 mostrava che la spesa per la Difesa sarebbe stata tagliata, così come il sostegno all’Ucraina. Il Paese ha lottato per risollevare le proprie sorti economiche, con l’industria automobilistica particolarmente colpita.
I veicoli elettrici cinesi a basso costo e le nuove tecnologie energetiche sono in concorrenza con le più potenti aziende tedesche. Volkswagen, la più grande casa automobilistica del Paese, ha annunciato la chiusura di stabilimenti e licenziamenti a causa della riduzione dei margini di profitto. A ovest, la minaccia di Trump di imporre tariffe dal 10 al 20% su tutte le importazioni dell’Ue ha fatto sì che i prezzi delle azioni di Volkswagen, Bmw, Mercedes-Benz e Porsche scendessero tra il 4 e il 7% dopo la notizia della sua rielezione.
A est, le tensioni commerciali tra l’Ue e la Cina si stanno intensificando. Tuttavia, invece di scegliere di diversificare, le aziende tedesche hanno raddoppiato le loro scommesse sulla Cina, con un aumento degli investimenti nel Paese da 6,5 per tutto il 2023 a 7,3 miliardi di euro solo nella prima metà del 2024, esponendo ulteriormente le case automobilistiche. Come il presidente francese Emmanuel Macron, Scholz era già stato indebolito dai risultati delle elezioni del Parlamento europeo di giugno.
Con il crollo della sua coalizione semaforo, il “motore” franco-tedesco dell’Ue è ora in fase di stallo, finché non si troverà una nuova leadership. Questa debolezza giunge in un momento pericoloso in cui è necessaria una leadership europea chiara e unita e un aumento dei finanziamenti per sostenere l’Ucraina. Nel breve termine Spd, Verdi e Cdu sono tutti d’accordo sulla necessità di mantenere il sostegno. I quattro miliardi di euro stanziati per Kiev possono ancora essere erogati nell’ambito della gestione provvisoria del bilancio.
Nel medio termine, tuttavia, è difficile capire come Friedrich Merz, leader della Cdu e potenziale candidato alla carica di cancelliere, possa accettare di aumentare i contributi tedeschi al bilancio dell’Ue – essenziali per il sostegno a lungo termine all’Ucraina – quando i negoziati per il quadro finanziario pluriennale europeo inizieranno il prossimo anno. Se il governo di minoranza Spd-Verdi riuscirà a mantenere la stabilità e ad attuare le restanti riforme, anche sulle regole fiscali tedesche, con il sostegno della Cdu, potrebbe dare agli elettori una rinnovata fiducia nella sua capacità di adattare l’economia tedesca.
Alcune di queste riforme sono essenziali, come le misure per sostenere l’economia in difficoltà, gli sgravi fiscali per i redditi medi e bassi e la riduzione dei prezzi dell’energia per le imprese industriali. All’ordine del giorno ci sono anche misure per garantire i posti di lavoro nell’industria automobilistica e nei suoi fornitori. Tuttavia, se le lotte politiche continueranno, si rafforzeranno partiti come Alternative für Deutschland, portando a un’incertezza ancora maggiore sulla direzione e la coerenza della politica estera ed economica tedesca.
Quando emergerà un nuovo governo, dovrà fare di più che affrontare i venti contrari dell’economia. La carente politica di Difesa tedesca dovrà essere affrontata, questa volta per davvero. Con l’elezione di Trump, la continua dipendenza di Berlino dalle forniture di sicurezza degli Stati Uniti è un rischio che non può più essere giustificato. La Germania deve riaffermare il proprio impegno nei confronti dell’Europa e della Nato investendo seriamente nella propria Difesa. Come punto di partenza, dovrebbe aumentare in modo significativo e duraturo la spesa per la Difesa all’interno del bilancio federale oltre il 2027, oltre a stanziare fondi per l’Ucraina.
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