Settore tecnologico e i mercati finanziari scossi: Pechino sembra in grado di competere con le aziende americane nonostante le restrizioni imposte da Washington. Il think tank americano evidenzia i progressi cinesi in settori strategici. Il suo fondatore, Jared Cohen, ex Google, sottolinea l’urgenza di bilanciare l’innovazione aperta e la sicurezza nazionale
Per l’imprenditore Marc Andreessen, soprannominato il re Mida della Silicon Valley, il lancio di DeepSeek è un nuovo “momento Sputnik”. Gli Stati Uniti sono rimasti sconvolti dal satellite sovietico Sputnik e hanno investito miliardi in un modello di partnership tra settore pubblico e privato che ha contribuito a riconquistare e sostenere il dominio tecnologico che avrebbe giocato un ruolo fondamentale nella vittoria della Guerra Fredda. Ma secondo Justin Bassi e David Wroe dell’Australian Strategic Policy Institute “per molti versi” siamo oltre il “momento Sputnik” alla luce del fatto che “i consumatori mondiali dipendono sempre di più dalla tecnologia e dall’economia cinese, in modi mai visti con i sovietici”.
L’analisi dello Special Competitive Studies Project
Il think tank americano Special Competitive Studies Project, fondato dall’ex amministratore delegato di Google Eric Schmidt, ha pubblicato una nuova puntata dei suoi “Memo al presidente” americano. Una puntata “urgente”, dopo che il recente sviluppo del modello DeepSeek-R1 da parte di un’azienda cinese ha sollevato interrogativi sulla capacità di Pechino di superare le restrizioni imposte da Washington e di competere con i colossi dell’intelligenza artificiale. Non è la prima volta che dalla Cina arriva un guanto di sfida in un momento importante per gli Stati Uniti. Questa volta è accaduto con l’insediamento del presidente Donald Trump. Nel 2011, la Cina testò il caccia stealth J-20 poco prima di un incontro tra l’allora segretario alla Difesa americano Robert Gates e il presidente cinese Hu Jintao, ricordano gli esperti. Nel 2023, Huawei lanciò il Mate 60 Pro in concomitanza con la visita della segretaria al Commercio Gina Raimondo, sfidando le restrizioni sui semiconduttori.
I dubbi sulle restrizioni
L’emergere di DeepSeek solleva dubbi sull’efficacia delle restrizioni americane alle esportazioni di chip avanzati. Nonostante i divieti, DeepSeek è riuscita ad accumulare un numero significativo di GPU ad alte prestazioni prima dell’entrata in vigore delle nuove normative. Questo evidenzia le lacune nei controlli e l’adattabilità delle aziende cinesi nel trovare soluzioni alternative per l’accesso alle risorse critiche. La sua ascesa solleva interrogativi anche sul futuro degli investimenti in infrastrutture per l’intelligenza artificiale. Con la possibilità di eseguire modelli avanzati su dispositivi relativamente economici, il tradizionale approccio basato su enormi data center potrebbe diventare meno dominante. Questo cambiamento potrebbe ridisegnare l’industria e mettere in discussione i piani di spesa miliardari delle aziende tecnologiche americane. Certo, rimane da capire quali siano stati i reali costi dello sviluppo del modello, considerato che gli addetti ai lavori non credono ai numeri forniti dalla società ritenendoli al ribasso.
Il dibattito sull’open source
L’approccio open source di DeepSeek ha ribaltato la narrativa consolidata secondo cui i modelli chiusi siano intrinsecamente più potenti e sicuri. Il successo di DeepSeek-R1 suggerisce che la trasparenza e la collaborazione possano fornire un vantaggio competitivo rispetto alle strategie proprietarie, rendendo le soluzioni cinesi più appetibili per un pubblico globale. In un editoriale sul Washington Post, Cohen ha evidenziato come l’avanzata di DeepSeek-R1 abbia sorpreso gli esperti e scosso i mercati finanziari. La principale preoccupazione non è solo la capacità tecnica della Cina, ma il fatto che DeepSeek abbia adottato un modello completamente open-source, in contrasto con la tendenza delle aziende americane a proteggere i loro algoritmi con approcci chiusi. Questo potrebbe accelerare la diffusione della tecnologia cinese e mettere sotto pressione il dominio statunitense nell’intelligenza artificiale. “Il vantaggio competitivo dell’America si è a lungo basato sulla scienza aperta e sulla collaborazione tra industria, università e governo”, scrive Cohen. “Dovremmo accettare la possibilità che la open science possa ancora una volta alimentare il dinamismo americano nell’era dell’intelligenza artificiale”, conclude.