In risposta alla crescente diffusione di informazioni false sui social media, il Giappone sta sviluppando tecnologie avanzate per combattere deepfake e altre forme di disinformazione. Fujitsu e il National Institute of Informatics stanno coordinando un consorzio di aziende e istituzioni accademiche per realizzare un sistema integrato di verifica delle notizie
Il Giappone sta affrontando la sfida della disinformazione con un’iniziativa senza precedenti guidata da Fujitsu e dal National Institute of Informatics di Tokyo. L’obiettivo è sviluppare un sistema integrato per identificare e contrastare la diffusione di false informazioni, incluse le deepfake create attraverso l’intelligenza artificiale generativa.
La sfida
I deepfake (il termine nasce da deep learning e fake), rappresentano una delle minacce più insidiose nell’era digitale. Uno studio dell’Australian National University ha evidenziato che le immagini generate dall’intelligenza artificiale sono sempre più realistiche e spesso percepite come più autentiche di volti umani reali, rendendo estremamente difficile discernere la loro veridicità. Inoltre, un’indagine di McAfee ha rivelato che l’11% dei giapponesi ha acquistato inconsapevolmente prodotti pubblicizzati con testimonial generati da deepfake. Secondo Junichi Yamagishi, professore presso la divisione di ricerca sui media digitali del National Institute of Informatics, le persone tendono a sovrastimare la propria capacità di distinguere il vero dal falso, come riportato dal Japan Times.
Il consorzio
Il consorzio giapponese sta sviluppando tecnologie basate sull’intelligenza artificiale per supportare le valutazioni di autenticità delle informazioni. L’iniziativa, che coinvolge nove istituzioni accademiche e industriali, punta a creare il primo sistema integrato al mondo per contrastare la disinformazione. Secondo il piano annunciato da Fujitsu nell’ottobre scorso, le tecnologie sviluppate misureranno l’impatto sociale delle false informazioni e supporteranno l’autenticazione digitale. Il fine ultimo è costruire una società digitale più sicura e affidabile. Il National Institute of Informatics sta sviluppando strumenti per identificare informazioni manipolate e stimare le tecniche di alterazione utilizzate. Parallelamente, l’Institute of Science Tokyo sta lavorando per visualizzare utenti e comunità responsabili della diffusione della disinformazione, fornendo strumenti per valutarne l’impatto sociale. Fujitsu, invece, sta progettando un modello linguistico avanzato specifico per il contrasto alla disinformazione. L’obiettivo è rendere operativo il sistema entro marzo 2026, rafforzando la sicurezza economica del Giappone e contrastando la crescente minaccia della disinformazione.
Gli aspetti critici
Un aspetto critico del progetto riguarda il cosiddetto backfire effect, un fenomeno cognitivo per cui le persone tendono a rafforzare le proprie convinzioni errate quando vengono messe in discussione. Kazutoshi Sasahara, professore all’Institute of Science Tokyo, ha sottolineato, citato dal Japan Times, l’importanza di strategie efficaci per presentare informazioni corrette e ottimizzare le interfacce utente. Per questo, il sistema anti-disinformazione dovrà integrare non solo strumenti tecnologici, ma anche studi di scienze cognitive su come le persone percepiscono le informazioni. Il progetto giapponese, dunque, si basa su un approccio ibrido che combina informatica, psicologia sperimentale e scienze cognitive.
(Foto di Nijwam Swargiary su Unsplash)