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Le Stem rivoluzioneranno il lavoro, ma serve un’azione collettiva. L’intervento di Schifone

Di Marta Schifone

Per promuovere le materie Stem serve un’azione collettiva che coinvolga scuola, università, aziende, istituzioni e luoghi di cultura, affinché insieme possano influenzare il cambiamento e formare i professionisti del futuro. La riflessione della deputata di Fratelli d’Italia Marta Schifone, prima firmataria della legge 187/2023 che istituisce la “Settimana nazionale delle Stem”, intervenuta all’evento di Formiche “A tutto Stem, lezioni di competitività”

Le materie Stem (Science, Technology, Engeneering & Mathematics) sono un insieme di discipline scientifiche molto rappresentative per lo sviluppo economico e sociale globale. L’importanza della formazione in ambito Stem e dell’accesso alle professioni correlate è motivo di grande dibattito nel mondo accademico, in ambito scolastico-educativo e soprattutto in quello produttivo, coinvolgendo per l’importanza della materia l’interesse di tutti i principali stakeholder mondiali. Molto meno sensibilizzata invece è l’opinione pubblica, complice una agenda politica non orientata, l’informazione poco focalizzata e la mancanza di conoscenza del fenomeno Stem.

L’ingresso in quella che viene definita “quarta rivoluzione industriale” ha inevitabilmente implementato settori innovativi come la robotica, l’analisi di big data, il cloud computing, l’intelligenza artificiale, l’automazione, le nano e biotecnologie, tutti settori dove sono richieste nuove competenze trasversali e soft skill diverse tra loro.

Le Stem potrebbero rivoluzionare il mondo del lavoro, offrendo opportunità in un contesto segnato da disoccupazione giovanile, povertà educativa e fuga di talenti. Tuttavia, nonostante la crescente domanda, pochi studenti scelgono questi percorsi, creando un disallineamento tra formazione e mercato del lavoro. In Italia un solo studente su quattro è iscritto a facoltà stem, circa il 27% del totale, e tra questi solo 1/10 è iscritto a facoltà che porteranno come sbocco lavorativo a professioni emergenti come quelle sopracitate. Un vero paradosso: Stem è il campo con la crescita superiore in termini assoluti nel mercato del lavoro e con tassi di occupazione superiori sensibilmente alla media generale, ma incredibilmente il meno “appetibile” nelle scelte di orientamento e formazione degli studenti; la stima così promettente di aumento occupazionale non trova riscontro, motivo per cui molte aziende soffrono la carenza di profili e non riescono a coprire le posizioni.
Ma, ulteriore criticità nella criticità, è rappresentata dal grosso divario di genere nelle aree stem. In Italia, lo scenario è preoccupante: su 100 donne laureate, solo 16 hanno un titolo in discipline Stem, contro 35 uomini (Fonte Istat).

Il divario di genere nelle Stem ha radici profonde, alimentato da stereotipi e pregiudizi culturali che, sin dall’infanzia, influenzano le scelte delle ragazze, scoraggiandole verso percorsi tecnico-scientifici. È essenziale invece sostenerle e ispirarle, affinché possano sentirsi libere di scegliere queste discipline.

Per promuovere le materie Stem serve un’azione collettiva che coinvolga scuola, università, aziende, istituzioni e luoghi di cultura, affinché insieme possano influenzare il cambiamento e formare i professionisti del futuro. Siamo tutti chiamati a contribuire a questo processo di formazione.

Anche la politica deve fare la sua parte. Quest’anno si svolge la seconda edizione della “Settimana nazionale delle Stem”, dal 4 all’11 febbraio. Istituita dalla legge 187/2023 che mi ha visto come prima firmataria; un provvedimento promosso e fortemente voluto dal gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia e votato all’unanimità dal Parlamento. Così a partire dal 2024, ogni anno ci sarà un tempo dedicato alla scienza, alla tecnica, alla cultura e alla conoscenza. In una parola, al futuro.


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