La Siria si prepara allo scontro finale. Mentre donne e bambini abbandonano Aleppo, truppe del regime e forze dell’opposizione hanno utilizzato la notte di venerdì per schierare ulteriori forze attorno alla città. “Pronti alla madre di tutte le battaglie”scrive l’agenzia tedesca dpa riportando le parole del comandante locale dei ribelli, Abu Omar al Halebi. Le forze guerrigliere, sotto il proprio controllo si trovano già alcune strade che portano all’aeroporto, hanno ammassato alle porte di Aleppo 3mila uomini armati che si sommano ai 2500 già presenti in città. Altrettanto ha fatto il governo ufficiale del paese. Da mercoledì migliaia di soldati provenienti dalle diverse zone del paese sono pronti allo scontro per quella che è la più importante città della Siria settentrionale. Contemporaneamente gli Stati Uniti mettono in guardia verso massacri nei confronti di civili.Assad lasciato dal primo parlamentare Venerdì segna anche la prima defezione di un parlamentare dall’inizio del conflitto civile. Ichlas al Badaui, deputata al parlamento di Damasco è fuggita in Turchia. Secondo quanto riporta la televisione Sky News Arabia, la donna ha lasciato il paese per “sfuggire al tirannico regime” di Bashar al-Assad”. Badaui, che appartiene al distretto di Aleppo ed è membro del partito Baath, ha sottolineato di scappare da una nazione privata da ogni forma di “diritto” e schiacciata da “repressione e torture”.
Nel frattempo la diplomazia internazionale è alla ricerca della difficile posizione comune che permetterebbe di evitare la strage. Il ministro degli Esteri tedesco ha duramente criticato la posizione di Russia e Cina nel conflitto siriano. Dalla televisione tedesca Zdf Guido Westerwelle si è appellato ai due membri del consiglio di sicurezza Onu affinché “smettano” di proteggere Assad. Il comportamento immobilista di Mosca e Pechino è tutt’altro che “onorevole” ha fatto presente Westerwelle. Per il diplomatico di Berlino è arrivato il momento di far si che l’Onu trovi “voce e azione comuni”.
In precedenza era stato il segretario generale Onu ad appellarsi alla comunità internazionale per impedire ulteriori bagni di sangue in Siria. Da Sarajevo Ban Ki Moon ha ricordato le vittime del massacro di Srebrenica invitando il mondo all’azione per impedire che la Siria diventi una nuova Bosnia Erzegovina.Nel frattempo il processo di erosione delle basi politiche e sociali del regime siriano assume contorni secessionistici. Nel nord del paese le elite alavite sembrano perdere il controllo dei territori a maggioranza curda. Le amministrazioni di diverse città situate in questi territori sono di fatto nelle mani dei rappresentanti del Partito dei lavoratori del Kurdistan. Non è escluso però che con questa mossa Damasco punti a mettere in difficoltà la Turchia per la quale il soggetto curdo è da sempre argomento scottante.La Russia non vuole AssadLa partenza di Bachar al-Assad potrebbe togliere le castagne dal fuoco a molte potenze. Ma a parte i problemi giuridici posti da questa eventualità la Russia, paese cui viene sempre più spesso chiesto l’onere di farsi carico del futuro del presidente siriano, non sembra volere stare al gioco. Di fatto non passa giorno in cui la diplomazia federale non si senta costretta a smentire l’ipotesi dell’esilio moscovita di Assad. Ultimamente è stato il quotidiano russo Kommersant a negare il fatto che la famiglia del presidente siriano stia trasferendo a Mosca buona parte delle proprie ricchezze. Altrettanto è successo con le dichiarazioni dell’ambasciatore russo in Francia, Orlov. In una intervista radiofonica il diplomatico di Mosca, esprimendosi sul conflitto siriano, aveva fatto capire che l’addio di Assad era cosa praticamente fatta. Immediata la presa di distanza arrivata da Mosca. Altrettanto ha fatto un portavoce del ministero degli esteri riguardo la presunta presenza a Mosca della moglie di Assad. Alla fine è stato Putin a troncare il dibattito. Secondo il presidente russo, ogni allontanamento dell’attuale dirigenza siriana, che avvenga senza il consenso degli interessati sarebbe pericolosa e non farebbe altro che buttare benzina sul fuoco della guerra civile siriana. Per gli Stati Uniti i giorni della presidenza Assad sarebbero però contati. Valutazione condivisa anche dai turchi. Intanto la Croce rossa abbandona Damasco.