L’Italia nell’anno delle grandi elezioni è il titolo del Rapporto Iai. Si analizza un anno particolarmente significativo, segnato da sfide cruciali: il posizionamento del Paese prima, durante e dopo le elezioni per il rinnovo delle istituzioni europee, il perdurare della guerra contro l’Ucraina, le elezioni presidenziali statunitensi, l’inasprimento della crisi mediorientale e la presidenza italiana del G7
“Di fronte a sfide cruciali come la guerra in Ucraina e la crisi in Medio Oriente, il governo si è fortemente impegnato per promuovere la pace e il dialogo, a sostegno della crescita e del benessere delle famiglie e delle imprese. Perché dove passano le merci non passano le armi”, scrive il ministro degli Esteri Antonio Tajani nel suo messaggio alla presentazione del Rapporto Iai sulla politica estera italiana 2024. Un messaggio giunto mentre il ministro si trovava in Israele, al porto di Ashdod, per l’arrivo di aiuti umanitari nell’ambito dell’iniziativa “Food for Gaza”, simbolo concreto dell’impegno italiano nella regione.
Il bilancio del governo Meloni
“L’Italia nell’anno delle grandi elezioni” è il titolo del Rapporto Iai, sviluppato da un gruppo di ricercatori con il supporto della Fondazione Compagnia di San Paolo. Il documento analizza un anno particolarmente significativo, segnato da sfide cruciali: il posizionamento del Paese prima, durante e dopo le elezioni per il rinnovo delle istituzioni europee, il perdurare della guerra contro l’Ucraina, le elezioni presidenziali statunitensi, l’inasprimento della crisi mediorientale e la presidenza italiana del G7. Sfide ben sintetizzate dal nuovo presidente dell’Istituto, Michele Valensise, che ha aperto i lavori ricordando che “abbiamo ancora una tremenda guerra a poca distanza dalle nostre frontiere, la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, con degli spiragli ancora incerti di possibili trattative. Abbiamo delle tensioni enormi in Medio Oriente, regione in cui la tregua stabilita poche settimane fa è ancora fragile. Abbiamo un enorme punto interrogativo su quale sarà l’assetto della questione palestinese, che rimane del tutto incerta. Abbiamo, inoltre, una crisi sostanziale del multilateralismo, che si trascina in maniera stanca e con colpi di scena giornalieri”.
Il Rapporto evidenzia come il governo abbia mantenuto un indirizzo complessivamente coerente con le tradizionali direttrici della politica estera italiana, nonostante alcune tensioni emerse nella seconda metà dell’anno. “La prestazione del governo Meloni nel 2024 merita un giudizio complessivamente positivo”, ha affermato il presidente uscente Ferdinando Nelli Feroci, ma non privo di criticità: “Sulle forniture militari all’Ucraina l’Italia non è il Paese che ha brillato di più”, continua Nelli Feroci, sulla crisi in Medio Oriente “ha tenuto un profilo più basso, ma tutto sommato coerente coi partner europei”.
La gestione dei conflitti: Ucraina e Medio Oriente
Per quanto riguarda l’Ucraina, l’Italia ha mantenuto una posizione costante nel conflitto, con un sostegno continuo a Kyiv, soprattutto di carattere politico. “Sosteniamo l’Ucraina con l’obiettivo di una pace giusta, che non significa la resa di Kyiv. Lavoriamo per portare Mosca al tavolo del negoziato. Siamo in prima linea per la ricostruzione, in vista della conferenza internazionale che ospiteremo a luglio”, ha scritto Tajani. In Medio Oriente, invece, “il cessate il fuoco a Gaza e in Libano, e la transizione in Siria, hanno aperto una nuova fase politica”, ha evidenziato Tajani, definendola “un’opportunità per una stagione di pace su cui il governo ha lavorato a lungo lo scorso anno, in Europa e come presidente del G7, che non vogliamo e non dobbiamo lasciarci sfuggire”. Sul tema, Marina Sereni, già viceministra degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, ha avvertito che “pensare che Hamas si sia indebolita politicamente è un’illusione”, mentre Paolo Formentini, vicepresidente della commissione Affari esteri e comunitari, ha sottolineato come “il 7 ottobre aveva molti obiettivi”, tra cui quello di “bloccare la connettività tra India, Golfo, Israele e Giordania”.
Il rapporto con gli Stati Uniti e la posizione europea
Nei rapporti con gli Stati Uniti, caratterizzati da una linea di prudente equilibrio durante la campagna elettorale americana, “siamo stati tra i primi ad avviare il dialogo con la nuova Amministrazione Trump“, ha affermato Tajani, citando i contatti già avviati con il segretario di Stato Rubio. Su questo fronte, Sereni ha sollevato interrogativi cruciali: “Per quanto riguarda il nostro rapporto con gli Usa, tutti speriamo che si apra una finestra di opportunità reale per la pace in Ucraina, ma con Trump la vera domanda è quale tipo di pace possiamo desiderare: in questo scenario, che ruolo ha l’Europa?”. Formentini, invece, ha espresso ottimismo sulla possibilità che “Trump continuerà a cercare la normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita e si ripartirà con un progetto che è ricostruire il Medio Oriente su basi economiche”, aggiungendo che “l’Italia deve avere un ruolo preminente, cercando di ricostruire un nuovo Medio Oriente”. In ambito europeo, il dibattito ha fatto emergere visioni contrastanti. Se Tajani ha ribadito che “l’Unione Europea resta una garanzia di pace, stabilità, prosperità e sicurezza”, Sereni ha sottolineato la necessità di “una battaglia per un’Europa più forte che si deve dare sì una difesa comune, ma anche una politica estera comune. L’Europa delle patrie, per definizione, è debole”. Formentini ha espresso invece preoccupazione per un’Europa che “ha perso la sua identità, è smarrita e non possiamo non ammetterlo”.
Migrazioni e Piano Mattei: una strategia da consolidare
La gestione del dossier migratorio ha visto una significativa riduzione degli arrivi irregolari e l’attiva partecipazione italiana al nuovo Patto europeo sulla migrazione. Su questo tema, Formentini ha ricordato come “spesso l’Italia è stata lasciata sola e ha cercato di trovare delle soluzioni di volta in volta. Sono tentativi perché nessuno ha la soluzione, essendo un problema epocale. Tutti guardano a noi sul Piano Mattei e dobbiamo essere bravi a coinvolgere gli altri paesi”. Sul Piano Mattei, Sereni ha aggiunto: “Non dobbiamo leggerlo come mera gestione migratoria, ma come uno strumento per la gestione comune dell’Europa con l’Africa. Esso può diventare un tassello dell’iniziativa europea più ampia perché l’Europa ha bisogno di più cooperazione. I Paesi africani devono sapere che noi siamo interessati a loro non solo per i giovani che devono venire in Europa, ma per tante altre ragioni, soprattutto dato che sono i nostri vicini di casa e siamo interessati ad uno sviluppo sostenibile anche a livello energetico”.
Prospettive future
“In questo 2024 l’Italia è stata, in ogni occasione, presente e attore ascoltato e apprezzato. Un’immagine del Paese che si è tradotta anche nella sua capacità di aprirsi nuovi mercati, tanto che abbiamo chiuso l’anno con il record assoluto di 305 miliardi di euro di export verso i Paesi extra-Ue”, scrive Tajani. “Il 2025 presenta già nuove sfide. Penso al tema della difesa europea come rafforzamento del pilastro europeo della Nato. Penso alla competitività, all’occupazione e alla crescita”.