L’abbondanza di materie prime in Africa, pur rappresentando un motore per la crescita economica, comporta rischi legati a un indebitamento crescente. Cosa dice la relazione del Comitato parlamentare per l’intelligence
Il continente africano, ricco di risorse naturali strategiche per la transizione green-tech – minerali, terre rare, petrolio e prodotti agricoli – rappresenta una leva fondamentale per l’approvvigionamento globale. Tuttavia, lo sfruttamento di tali risorse richiede ingenti investimenti infrastrutturali, che hanno portato molti Paesi a ricorrere a finanziamenti esterni. Questo scenario, se da un lato favorisce la crescita, dall’altro espone alcuni Stati a un indebitamento che rischia di compromettere la loro stabilità economica. È quanto emerge dalla relazione del Copasir sull’Africa (qui il nostro articolo generale sul documento).
Il ruolo delle materie prime
Il documento evidenzia che le ragioni della relazione stanno in alcuni numeri dell’Africa: 54 Stati e migliaia di etnie; entro il 2030 oltre il 40% della popolazione giovanile mondiale sarà africana; entro il 2050 l’Africa rappresenterà più del 25% della popolazione globale. Questi dati sottolineano il potenziale di sviluppo, ma anche la necessità di infrastrutture adeguate per valorizzare le materie prime. In settori come l’estrazione mineraria e la produzione agricola, alcune economie hanno registrato incrementi fino al 30% negli ultimi cinque anni, inserendosi in filiere globali ad alto valore aggiunto.
Il problema del debito
Per realizzare progetti infrastrutturali – quali porti, ferrovie e reti energetiche – molti Paesi africani hanno fatto ricorso a prestiti esterni. La relazione del Copasir segnala che in alcuni Stati, come Angola e Sudan, la relazione debito/Pil ha raggiunto livelli critici, superando in alcuni casi il 90% del Pil. Una situazione ottimale per Stati che hanno mire espansionistiche sul continente. I finanziamenti cinesi, che negli ultimi cinque anni hanno raggiunto circa 150 miliardi di dollari e rappresentano il 30% del totale degli investimenti esterni, vengono spesso concessi a tassi agevolati e senza vincoli condizionanti. Sebbene questo modello favorisca una rapida espansione degli investimenti, esso aumenta il rischio di una dipendenza economica e di una crisi debitoria in caso di variazioni nelle condizioni globali.
Dati e prospettive
Alcuni numeri rilevanti includono: la crescita media dell’Africa subsahariana è prevista al 4,1% per il 2025 e al 4,6% per il 2026 (Banca Mondiale); in Paesi quali Kenya, Etiopia e Tanzania, il debito pubblico è aumentato di 10–15 punti percentuali negli ultimi anni; nel 2023 il volume complessivo dei prestiti per investimenti infrastrutturali in Africa ha superato i 200 miliardi di euro, con un impatto diretto sulla sostenibilità dei conti pubblici.
I suggerimenti
Lo sfruttamento delle materie prime offre enormi opportunità di crescita per il continente, ma è fondamentale che tali investimenti siano accompagnati da politiche trasparenti e strategie per contenere l’indebitamento. Come sottolinea il rapporto, “l’Africa, dunque, è il continente che cresce di più e anche il più giovane”, ma solo un modello di sviluppo sostenibile potrà garantire che le risorse naturali non si trasformino in un fardello per le future generazioni.