L’Arabia Saudita punta a essere un attore globale. Le partnership strette con le aziende italiana dopo la visita della premier Meloni indicano una strategia, che passa anche da Francia e Brasile e dimostra le ambizioni globali di Riad
L’Arabia Saudita ha recentemente firmato accordi di investimento e cooperazione con diversi Paesi per un valore complessivo di oltre 50 miliardi di dollari, confermando il suo ruolo di snodo cruciale per lo sviluppo della prosperità globale. Fra questi, l’Italia spicca come partner strategico con un impegno che supera i 10 miliardi di dollari, distribuiti su vari settori chiave. Queste intese sono il risultato diretto del recente viaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Arabia Saudita, avvenuto a fine gennaio 2025, ma consolidando la partnership marcano anche le direzioni della strategia del regno.
Le aziende italiane hanno assunto un ruolo di primo piano nelle nuove intese con l’Arabia Saudita, focalizzandosi su progetti che mirano a sviluppare infrastrutture sostenibili, energia rinnovabile e sicurezza marittima. Tra questi spicca l’accordo tra Neom e Sace, che ha previsto un credito all’esportazione di 3 miliardi di dollari per sostenere la realizzazione della città futuristica saudita sul Mar Rosso, un progetto di punta per lo sviluppo regionale. Parallelamente, De Nora e Acwa Power hanno siglato un memorandum d’intesa volto a migliorare le tecnologie di trattamento delle acque e il recupero dell’idrogeno, confermando la centralità dell’innovazione nel settore energetico come uno dei temi benchmark per Riad – e nel rapporto con Roma.
Sempre in ambito energetico, anche Snam ha stretto un accordo con Acwa Power per costruire una catena di approvvigionamento di idrogeno verde e ammoniaca tra l’Arabia Saudita e l’’Europa, consolidando il legame tra i due mercati. In un’ottica simile, la Saudi Electricity Company e Sace hanno deciso di cooperare per facilitare nuovi investimenti nelle energie rinnovabili. Lo scambio in questi progetti di transizione energetica è fondamentale sia per quanto riguarda la decarbonizzazione, con il governo italiano fermamente convinto della necessità di lavorare per contrastare il cambiamento climatico in corso, ma anche per garantire sufficiente approvvigionamento per il funzionamento delle grandi infrastrutture che supportano le nuove tecnologie – dimensione cruciale del rapporto Ue-Golfo sull’AI, per esempio.
La collaborazione Roma-Riad si estende anche al settore finanziario, con un memorandum tra il Saudi Fund for Development (SFD) e la Cassa Depositi e Prestiti, mirato a rafforzare la cooperazione economica bilaterale. Nel campo della sicurezza marittima e delle infrastrutture sostenibili, la Saudi Red Sea Authority e Fincantieri hanno siglato una lettera d’intenti per sviluppare progetti comuni. Sempre l’azienda triestina sta esplorando opportunità di collaborazione nel settore della difesa navale saudita, a riprova del crescente interesse per una partnership strategica che abbracci sicurezza e tecnologia.
Sul fronte dei trasporti, Ferrovie dello Stato Italiane partecipa all’espansione del sistema ferroviario saudita, mentre Webuild è coinvolta nella costruzione della metropolitana di Riad, contribuendo così al miglioramento delle infrastrutture urbane.
In definitiva, questi accordi rappresentano un importante passo avanti per il consolidamento delle relazioni economiche tra Italia e Arabia Saudita, favorendo una maggiore presenza delle aziende italiane in un mercato in forte espansione. E contemporaneamente indicano le dimensioni dell’impegno strategico saudita: transizione energetica, sicurezza, sviluppo delle infrastrutture, finanza. Aspetti tutti interconnessi, su cui Riad cerca sponda a livello internazionale.
Oltre all’Italia, Arabia Saudita ha recentemente siglato importanti intese con Brasile e Francia. Con il Brasile, grande nazione del blocco del Global South ascesa sul piano geopolitico globale anche dopo la guida del G20 lo scorso anno, gli accordi hanno un valore complessivo di oltre 25 miliardi di dollari e si concentrano su rinnovabili e cooperazione spaziale. Tra le principali iniziative, spiccano investimenti del Public Investment Fund (PIF) per l’acquisizione di asset nel settore minerario. Con la Francia, ci sono in ballo circa 13,5 miliardi di dollari, anche in questo caso orientati verso l’energia pulita, ma anche intelligenza artificiale e turismo. Tra i progetti più rilevanti figurano un contratto di 25 anni con TotalEnergies per un parco solare e investimenti nel Centre Pompidou.
Queste collaborazioni non sono più frutto di ragionamenti meramente economici, come eravamo abituati a notare quando si trattava di Raid fino allo scorso decennio, ma parte di una strategia complessiva che mira a diversificare l’economia saudita, riducendo la dipendenza dal petrolio e sviluppando settori ad alto valore aggiunto. Il coinvolgimento di partner globali come Italia, Brasile e Francia riflette la volontà di consolidare alleanze produttive, promuovendo innovazione, sviluppo sostenibile e crescita economica.
Come insegna la storia, nessuna grande nazione è mai stata costruita senza una rete di collaborazioni internazionali. E l’Arabia Saudita che l’erede al trono Mohammed bin Salman sta plasmando vuole essere una nazione che cresce anche come standing internazionale. L’orientazione degli investimenti, e i partner selezionati, conferma l’ambizione di Riad di diventare un punto di riferimento globale.