Il leader di Azione ha proposto “report periodici sulle interferenze accertate”. Aperture dal sottosegretario Mantovano. Nei mesi scorsi Borghi (Italia Viva) aveva proposto di istituire un’Agenzia contro la disinformazione e per la sicurezza cognitiva. Sul tavolo anche il disegno di legge di Guerini (Partito democratico) sull’architettura di sicurezza nazionale
In uno dei suoi ultimi post su X, Carlo Calenda ha definito “insopportabile continuare a sentire le stesse menzogne” sulla guerra in Ucraina da tre anni, da quando cioè la Russia ha invaso il Paese vicino, da persone “che ripetono a pappagallo la propaganda” del Cremlino. Il segretario di Azione ha pubblicato un video della sua risposta, ieri sera ospite di Piazzapulita su La7, a Donatella Di Cesare, professoressa di filosofia teoretica dell’Università La Sapienza di Roma, sulle responsabilità del conflitto. E ha anche ammesso un “errore storico”, anche suo, nel 2014 quando, ha detto, l’Europa si è ”girata dall’altra parte” davanti all’invasione russa della Crimea pensano che il leader russo Vladimir Putin si sarebbe fermato.
È insopportabile continuare a sentire le stesse menzogne sulla guerra in #Ucraina da tre anni da persone che non solo non ci sono mai state, ma che ripetono a pappagallo la propaganda di #Putin. pic.twitter.com/zX7On14J7m
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) February 28, 2025
Come riportato dal Messaggero, Calenda ha recentemente uno “scudo democratico” contro le interferenze straniere – russe, ma non soltanto. La proposta prevede “report periodici sulle interferenze accertate: società russe di trading su giornalisti, studiosi, esperti o partiti, verifiche sulla frequenza con cui gli algoritmi mostrano determinate posizioni sui social, soprattutto per X. E ancor di più un tracciamento delle fonti di finanziamento”. Secondo quanto riferito dal Messaggero, Calenda avrebbe ricevuto segnali di apertura dal sottosegretario Alfredo Mantovano, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica.
Sulla stessa materia è di un anno fa la proposta di un altro membro dell’opposizione, Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato e membro del Copasir, di istituire un’Agenzia contro la disinformazione e per la sicurezza cognitiva. A inizio mese, dopo l’istituzione di una nuova task force dedicata alla comunicazione strategica e al contrasto della manipolazione delle informazioni (chiamata anche disinformazione) da parte della Commissione europea, il senatore aveva rilanciato la sua proposta. Che aveva spiegato così un anno fa a Formiche.net: “Il disegno di legge prevede una nuova agenzia d’informazione, da affiancare ad Aise e Aisi sotto il coordinamento del Dis, che si occupi di disinformazione e sicurezza cognitiva, con la funzione di monitorare e interpretare l’andamento dei fenomeni di disinformazione per consegnare a governo e parlamento, secondo le forme previste dalla legge 124 del 2007, la fotografia di ciò che accade”. Quanto alle forme di organizzazione, non escludeva la possibilità di “un’agenzia fuori intelligence ma comunque alle dipendenze della presidenza del Consiglio dei ministri”.
Sia la proposta di Azione sia quella di Italia Viva raccontano il dibattito in corso davanti alle necessità di aggiornare gli strumenti per difendere la sicurezza nazionale in un ambiente di minacce mutato, segnato in particolare delle minacce ibride, di cui la disinformazione è soltanto un tassello.
Un’altra proposta, proveniente sempre dall’opposizione, è quella di Lorenzo Guerini, deputato del Partito democratico e presidente del Copasir. L’ex ministro della Difesa ha recentemente evidenziato, in un’intervista a Formiche.net, come, nonostante l’importanza di aggiornare l’architettura dell’intelligence italiana alla luce dei mutati scenari e dell’impatto dirompente della tecnologica, l’impianto della legge attuale, la 124 del 2007, sia “molto positivo e avanzato” sia nei principi sia nel metodo. Guerini ha recentemente proposto di aggiornare l’architettura prevedendo un Consiglio di sicurezza nazionale (di livello politico), una Strategia di sicurezza nazionale e l’obbligatorietà dell’Autorità delegata. Intanto, di servizio unico non parla più nessuno. Almeno pubblicamente.