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Stop alla propaganda russa sulla Rai. Picierno tuona e Soloviev salta

La vicepresidente del Parlamento europeo chiede all’emittente pubblica di bloccare l’ospitata del giornalista sanzionato dall’Ue. Alla fine la tv dice no. Per Giletti è “un’occasione persa”. Si riaccende la propaganda russa, con i gialloverdi di nuovo vicini e il Pd diviso

Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo ed eurodeputata del partito democratico, ha chiesto alla Rai di intervenire per bloccare l’ospitata di Vladimir Soloviev, conduttore di Rossija 1 considerato molto vicino al presidente Vladimir Putin, a “Lo stato delle cose”, la trasmissione di Massimo Giletti in onda questa sera su Rai Tre. “È un propagandista russo colpito da sanzioni Ue. Chiedo al direttore di rete e alla Commissione di Vigilanza di intervenire per impedirlo: il servizio pubblico italiano non può essere in alcun modo megafono della disinformazione russa”, ha scritto Picierno su X.

Poche ore dopo la decisione: no a Soloviev. “Per me è un’occasione persa, chi dice che avrei fatto propaganda non conosce la mia storia. Confrontarsi è una cosa, fare propaganda e diventare megafono di un altro è ben diverso e non mi appartiene”, ha dichiarato Giletti a LaPresse. “La libertà di stampa o di parola non c’entra nulla, Vladimir Soloviev è il megafono di Putin sulla tv Rossija 1, non è un giornalista”, ha commentato Picierno.

Nei confronti di Soloviev l’Unione europea ha imposto sanzioni alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina iniziata tre anni fa, spiegando che il giornalista è “noto per il suo atteggiamento estremamente ostile nei confronti dell’Ucraina e per l’elogio del governo russo. Sostiene attivamente e fermamente le azioni militari della Russia contro l’Ucraina”, si legge ancora. Per questo, è” responsabile del sostegno ad azioni o politiche che compromettono l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”. Nel marzo di tre anni fa, la Guardia di Finanza ha le due ville sul Lago di Como di proprietà di Soloviev, del valore di circa 8 milioni di euro.

L’invito di Soloviev al programma di Giletti racconta un ritorno di fuoco della propaganda russa in Italia, anche dopo gli attacchi della diplomazia russa al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e ai cyber-attacchi del gruppo NoName057(16) contro decine di siti web italiani. In questo scenario, sono tornati più vicini gli ex alleati Movimento 5 Stelle e Lega, già al governo assieme tra il 2018 e il 2019.

L’allora presidente del Consiglio e oggi leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ieri ha ribadito il suo no agli 800 miliardi per il piano di riarmo europeo. Ospite di Che tempo che fa in onda sulla Nove, ha sostenuto la necessità di “una nuova conferenza di sicurezza di pace” alla luce di un “nuovo equilibrio multipolare”. Poi alla domanda del conduttore, Fabio Fazio, se crede che il presidente russo Vladimir Putin sia disponibile a questo, Conte è un po’ sbottato: “Questo ritornello l’ho sentito dire per 3 anni, la pace si fa in due”. Quando Fazio gli ha detto di non arrabbiarsi, l’ex presidente del Consiglio ha spiegato: “Mi scaldo perché sono 3 anni di retorica bellicista che stiamo subendo in frottole che ci stanno raccontando a reti unificate”.

Sul fronte opposto, quello di governo, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha assunto posizione ultra-trumpiane e “pacifiste”. A tal punto che un post del Partito democratico su Instagram che sembra apprezzare la posizione di Salvini contro il riarmo dell’Europa ha generato reazioni negative tra follower ed anche tra i dirigenti, come Picierno, e altri leader d’opposizione come Carlo Calenda. Nel mirino la comunicazione della leader Elly Schlein. Picierno su X ha ripubblicato l’immagine e commentato: “Non c’è molto da dire, se non che mi vergogno e che mi dispiace molto. Il Pd è germogliato dalle tradizioni più alte e più nobili della storia politica del Paese. Ha nel suo dna l’europeismo. Ed è di tutta evidenza che può essere questo il nostro posizionamento”.


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