Il nuovo report dello EU Institute for Security Studies evidenzia la lentezza delle politiche europee nel de-risking delle catene di fornitura di materie prime critiche, fondamentali per la difesa, il settore medico e le transizioni digitali e ambientali. Investimenti finanziari, ricerca e cooperazione internazionale emergono come misure essenziali per rafforzare la sicurezza strategica del continente
In un contesto geopolitico sempre più incerto e con garanzie di sicurezza statunitensi in discussione, l’Europa si trova a dover affrontare una sfida strategica: garantire la fornitura di materie prime critiche indispensabili per la difesa, il settore medico, nonché per le transizioni digitali e ambientali. Un recente report dello EU Institute for Security Studies, realizzato in collaborazione da Joris Teer e John Seaman, evidenzia come le attuali politiche europee per de-rischiare le catene di approvvigionamento siano troppo lente e insufficienti.
Il lavoro svolto
Il report ha raccolto il contributo di 33 stakeholder provenienti da istituzioni europee, Stati membri, think tank, organizzazioni di ricerca tecnologica e rappresentanti dell’industria, inclusi produttori e consumatori di materie prime e operatori del settore dei semiconduttori. L’obiettivo era quello di definire ulteriori misure politiche che garantiscano, entro il 2030, l’approvvigionamento di tre materiali fondamentali – gallio, germanio e terre rare – e dei relativi componenti, anche in uno scenario di totale rottura dei rapporti con la Cina.
Una strategia integrata per l’indipendenza
I partecipanti al workshop hanno concordato che non esiste una “bacchetta magica” per risolvere il problema, ma che un approccio integrato basato su tre pilastri – “promuovere”, “proteggere” e “collaborare” – possa consentire la creazione di una catena di fornitura verticale e indipendente dalla Cina entro il 2030. Essenziale risulta la capacità di intervenire su tutto il processo produttivo, puntando inizialmente su politiche di promozione prima di passare a quelle di protezione.
Il ruolo degli investimenti e della ricerca
Tra le misure individuate, il finanziamento delle attività estrattive e di trasformazione emerge come il fattore di maggiore efficacia. Gli esperti sottolineano, inoltre, l’importanza di investire in ricerca, innovazione tecnologica e sviluppo delle competenze: azioni considerate “senza rimpianti”. Altre iniziative, come la creazione di scorte strategiche e l’agevolazione delle procedure autorizzative, risultano a basso rischio e ad alto impatto positivo.
Opzioni di investimento governativo
Il report suggerisce altresì di valutare investimenti governativi, il sostegno finanziario alle operazioni all’estero e l’adozione di standard comuni di sicurezza in collaborazione con i Paesi del G7 e altri partner. Altre misure, come l’adozione di una politica “buy European” e l’imposizione di tariffe, pur avendo un potenziale beneficio moderato, comporterebbero costi elevati. Infine, gli interlocutori hanno escluso l’efficacia dei requisiti ESG come strumento per rafforzare la sicurezza della fornitura di materie prime.
Un quadro complesso
Il report dipinge un quadro complesso in cui la sicurezza delle materie prime critiche diventa un cardine strategico per l’autonomia e la resilienza europea. L’adozione di una strategia integrata e multidimensionale, che unisca investimenti finanziari, ricerca e cooperazione internazionale, potrebbe rivelarsi decisiva per affrontare le sfide geopolitiche ed economiche del prossimo decennio.