Skip to main content

Ma Berlusconi è davvero un estremista?

Silvio Berlusconi è colpevole, è un delinquente, un puttaniere incallito, un uomo che negli ultimi venti anni ha approfittato del suo ruolo istituzionale per gestire e tutelare i propri interessi a scapito di quelli collettivi.

Silvio Berlusconi è un vecchio irresponsabile che costringe i deputati e senatori del suo partito padronale a dimettersi dal mandato conferito loro dagli elettori e, non contento, intima anche ai ministri di seguire lo stesso percorso, ricattando così l’intera nazione nell’estremo tentativo di sfuggire all’oblio personale e politico.

Insomma, Silvio Berlusconi non è solo un caimano, tantomeno un giaguaro, nemmeno una feccia di fogna: è il figlio del Diavolo, il male assoluto che, incarnatosi in una belva, minaccia costantemente la felicità, l’onestà e la rettitudine dei giusti.

Impossibile non avvertire una puzza di zolfo passando nei dintorni di Arcore, facile scorgere le fiamme del peccato lambire le finestre di Palazzo Grazioli, difficile non riconoscere in Dudù il cane Cerbero a guardia degli Inferi e delle anime dannate che ne varcano le porte.

Occorre difendersi dalla belva, quindi quale strumento migliore dell’Inquisizione? La Santa Inquisizione di Palazzo Madama che indaga, scopre e punisce il sostenitore dell’eresia con il suo tribunale speciale fatto di giudici le cui scelte sono decisioni di condanna  ancora prima che inizi il processo. Ma si, al rogo subito: perché aspettare ancora qualche settimana la decisione di un altro tribunale che comunque non cambierebbe la sorte del condannato? Perché perdere tempo in superflue discussioni o nel considerare l’ipotesi malsana che una legge dello Stato possa essere sbagliata e contraria alle norme della Costituzione? Diamo subito soddisfazione al popolo dei giusti radunati nelle piazze televisive, diamo loro l’occasione per assistere ad un bel falò di Cavaliere che bruci per sempre il peccato della lussuria, dell’avidità e dell’instabilità politica che rappresenta. Non importa se fino a ieri i giusti hanno tuonato contro un governo dal Diavolo per primo voluto. Non è rilevante se un nuovo profeta dei giusti, dal quel di Firenze e dalle feste di piazza, abbia continuamente pronunciato anatemi nei confronti del fratello di partito, lanciando il sasso e nascondendo la mano. Che importa? Nulla, bisogna dare immediata soddisfazione al popolo degli elettori che è stato nutrito per vent’anni nella cultura e nella fede dell’anti berlusconismo.

In queste ore, poi ci sono gli intransigenti farisei in gaudio, pochi per la verità perché castigati a suo tempo, che in nome di un fantomatico quanto ancora oscuro riformismo – peraltro predicato trasversalmente da tutte le chiese – si agitano dal loro irrilevante torpore, affannandosi nel tentativo di richiamare le anime perse degli adepti berlusconiani al grido “Pentitevi la fine dell’impero del male è vicina: siate responsabili e salvatevi, o sarete condannati anche voi al castigo eterno”. Ingenui, dilettanti o solo frustrati dall’esito infelice della loro prima crociata, di quella scelta cosiddetta civica viziata da mille ambigue appartenenze e troppe verità discordanti, si accingono a ripercorrere lo stesso sentiero, perennemente in bilico in un triste purgatorio tra il bene ed il male.

Tutti questi, responsabilmente pronti a dar fuoco alla legna sul patibolo del Cavaliere, si aspettavano nondimeno che il condannato abiurasse pubblicamente, riconoscendo così le sue colpe, sconfessando le sue idee e, dimentico dei suoi milioni di fedeli seguaci, si avviasse nel contempo al suo mesto destino. Ma può la bestia del Diavolo disconoscere se stessa? Può una belva ferita, feroce e malvagia, essere rinchiusa in una gabbia senza che prima sia sedata da un potente tranquillante? Come si può pensare di renderla persino mite se invece la si attacca continuamente al fianco? Folle aspettarsi una reazione del tipo “prego, accomodatevi, mi lascio uccidere” fin tanto che i denti sono ancora aguzzi e le zanne rinforzate dal consenso popolare.

Quindi, tornando al tema della responsabilità, sorge una domanda e di conseguenza un sospetto: ma chi è il più irresponsabile nei confronti dei cittadini? Il condannato figlio del Diavolo, l’ipocrisia dell’Inquisizione o colui il quale, dall’alto del potere di fatto conferitogli suo malgrado, avrebbe potuto domare la bestia e si è invece limitato a recitare il ruolo di don Abbondio?  O forse i più irresponsabili sono gli eletti della XVII legislatura, al cui confronto quelli della prima repubblica paiono dei giganti e la belva ferita un colosso per di più martire agli occhi di molti?

Ovviamente ognuno di noi ha la sua risposta e si costruisce la propria verità, ma il sospetto ultimo è quello che dietro a tutta questa nuova ondata di indignazione si celino ancora piccoli interessi ed intrighi di bottega, rancori, tentativi di vendette ed ambizioni delle mezze tacche della politica in cerca di ribalta ed effimera gloria personale: è il vizietto congenito a scaricare la responsabilità dei disastri passati e presenti sempre su altri e mai su se stessi, frutto di una predisposizione naturale a parlare di tutto tranne di ciò che invece sarebbe utile fare, ovvero decidere cosa fare e farlo velocemente perché di tempo se ne è già sprecato troppo.

Nel mentre la ruota del mondo gira senza sosta ed il male, alla fine, non mai da una sola parte come invece i tanti mediocri in circolazione vorrebbero farci credere.


×

Iscriviti alla newsletter