Il disegno di legge è al centro del dibattito politico. Approvato dalla Camera a settembre, l’articolo 31 ha suscitato critiche per il suo impatto sulla collaborazione tra enti pubblici e servizi segreti. Le opposizioni lo considerano una minaccia alla democrazia e alle libertà individuali, mentre il governo respinge le accuse di allarmismo
Stasera il disegno di legge recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario” – ribattezzato ddl Sicurezza – sarà alle commissioni congiunte Affari costituzioni e Giustizia, poi passerà in Aula al Senato.
Sul testo, approvato dalla Camera a settembre, si sono ricompattate le opposizioni. All’accusa di “Grande Fratello”, la maggioranza di governo ha sempre replicato parlando di allarmismi ingiustificati.
In particolare, a unire le opposizioni è l’articolo 31 che riporta “Disposizioni per il potenziamento dell’attività di informazione per la sicurezza”, ovvero dell’intelligence. Questo prevede, tra le altre cose, la collaborazione delle pubbliche amministrazioni, delle società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico e dei soggetti che erogano servizi di pubblica utilità ma anche delle università e degli enti di ricerca con l’intelligence. Il tutto rientra all’interno di alcune modificazione dell’articolo 13 della legge 124 del 2007, quella che ha riformato i servizi segreti italiani rafforzando il ruolo di coordinamento del Dis e il controllo parlamentare (tramite il Copasir).
Oggi le opposizioni hanno chiesto coralmente lo stralcio dell’articolo durante un convegno in Senato “Articolo 31 ddl repressione – I rischi per la democrazia”. Alessandra Maiorino del Movimento 5 Stelle ha parlato di “deriva autoritaria con una strategia che mira a limitare le libertà individuali”. “Chiamiamolo ddl Intimidazione, perché ha lo scopo di intimidire il dissenso”, ha detto Alfredo Bazoli, senatore del Partito democratico. “In un Paese che ha ancora ferite aperte sulle stragi, c’è una disposizione che incoraggia ad andare avanti in questo senso”, ha sostenuto Dafne Musolino, senatrice di Italia Viva. Per Giuseppe De Cristofaro di Alleanza Verdi e Sinistra: “In un Paese come il nostro, delle stragi di Stato della sovranità limitata, di Gladio…penso si debba essere molto cauti nel dare questo ruolo ai servizi limitando tra l’altro autonomia dell’università che è il caposaldo della democrazia”. Per Ilaria Cucchi, anche lei di Alleanza Verdi e Sinistra: “Mia preoccupazione è che nella società civile non ci sia percezione di quanto grave sia la situazione. Questo provvedimento, così come tutti i provvedimenti di questa legislatura, è stato scritto a tavolino per colpire gli ultimi”, partendo dal divieto di resistenza passiva nelle carceri e nei Cpr.
I servizi segreti sono “la scatola nera dei poteri dello Stato”, ha dichiarato un altro pentastellato, Roberto Scarpinato, ex magistrato e oggi membro del Copasir. “Abbiamo chiesto che almeno prima ci voglia il parere del Copasir, ma ci hanno risposto con un no senza spiegare il perché!”, ha aggiunto.
Eppure, come raccontato su queste pagine nelle scorse settimane, l’articolo 31 non giunge come un fulmine a ciel sereno: è, piuttosto, un rafforzamento di quanto già sancito dalla legge. Inoltre, trattandosi, come detto, di interventi normativi sulla legge 124 del 2007 il controllo parlamentare del Copasir è previsto. Recita il comma 2 dell’articolo 30: “Il Comitato verifica, in modo sistematico e continuativo, che l’attività del Sistema di informazione per la sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione, delle leggi, nell’esclusivo interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni”.