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Valori – le parole che disincantano il mondo – 5

Non ci sono più i valori di una volta… Sono cambiati i valori… E per fortuna! mi viene da commentare ogni volta che sento questa litania. Per carità, non perché intenda deridere chi se ne rammarica (sono tra questi), ma perché un valore è tale solo se … vale. Chi denuncia che non ci sono più i valori di una volta semplicemente riconosce che ciò che qualifichiamo come valore non esprime qualcosa di assoluto, ma di relativo. Oggi può non valere più qualcosa che ieri valeva. Il pudore, ad esempio. Di contro, oggi può valere qualcosa che ieri non valeva. L’individualità.

Il problema è che, spesso, chiamiamo “valore” ciò che, invece, esprime, in sé, un “bene”. La famiglia, ad esempio. La famiglia non è un valore. Non esistono consessi umani che non riconoscono la famiglia. Può avere confini diversi, ma la sua radice essenziale (il legame tra consanguinei) è universalmente riconosciuta (anche nei Paesi laici o comunisti che più la avversano ideologicamente). La famiglia non è un valore, qualcosa che oggi vale e domani no. E’ bene, perché c’è.

Quindi “è”, non “vale”. E’ vero che non ci sono più i valori di una volta. Non ci sono, ma potranno tornare ad esserci, se riguadagneranno il consenso di cui necessitano per essere tali. E’ il setaccio della storia che serve a filtrare ciò che è valore da ciò che è bene. Il coraggio è un bene. Esiste nella storia dell’umanità un’epoca nella quale non si è reso omaggio a coloro che si sono sacrificati per un qualche ideale? Certo, oggi, la cultura mediatica celebra le veline e i tronisti, ma la commozione corale che ha accompagnato i funerali dei militari uccisi a Nassiryia dimostra come il coraggio sia un bene, sia una quiddità assoluta.

E’ vero c’è chi è sceso in piazza per gridare dieci, cento, mille Nassiryia. Ma sono gli stessi che omaggiano i teppisti che sono stati arrestati a San Giovanni durante le manifestazioni degli indignati. Ad essere messo in discussione non è il coraggio, ma coloro che meritano di essere celebrati perché hanno dimostrato di averlo. Nel primo caso i militari, nel secondo – quelli che, per me, sono e restano de-i teppisti (aml).


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