Il colosso ha avviato la costruzione di tre siti produttivi di semiconduttori nel distretto di Guanlan a Shenzhen, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza cinese da tecnologie straniere. L’iniziativa fa parte di uno sforzo più ampio, accelerato dalle sanzioni statunitensi del 2019, volto a creare una filiera nazionale completa dai wafer all’intelligenza artificiale. Ma gli esperti del settore restano cauti per la mancanza di esperienza diretta in produzione su larga scala
Negli ultimi due anni, Huawei ha dato il via a un ambizioso progetto di sviluppo di una filiera completa per i semiconduttori, inaugurando tre nuovi siti di produzione nel distretto di Guanlan, a Shenzhen. Le immagini satellitari analizzate dal Financial Times mostrano come questi impianti, caratterizzati da uno stile architettonico riconoscibile, siano sorti rapidamente a partire dal 2022, confermando le intenzioni del colosso cinese di ridurre la propria dipendenza da fornitori esteri.
Il primo stabilimento, gestito direttamente da Huawei, è destinato alla fabbricazione di chip a 7 nanometri utilizzati nei suoi smartphone e nei processori AI della serie Ascend, segnando il debutto dell’azienda nella produzione di circuiti integrati di fascia alta. Gli altri due siti sono invece controllati da due start-up: SiCarrier, specializzata in macchinari per la produzione, e SwaySure, focalizzata sulla realizzazione di chip di memoria. Nonostante le smentite ufficiali di Huawei, fonti del settore confermano legami stretti tra il gruppo e queste realtà, soprattutto attraverso il trasferimento di personale, tecnologia e investimenti statali.
Questo progetto rientra in una strategia più ampia promossa dal governo cinese, intensificata a seguito delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti nel 2019, che hanno tagliato fuori Huawei da forniture essenziali di software e macchinari. L’obiettivo è creare una catena di valore nazionale che comprenda ogni fase, dai macchinari per la litografia fino alla realizzazione dei modelli di intelligenza artificiale. Secondo Dylan Patel, fondatore della consulenza SemiAnalysis citato dal Financial Times, “non si era mai visto un’azienda tentare di gestire internamente tutti gli stadi della filiera AI”.
Il piano ha suscitato però scetticismo fra alcuni osservatori: malgrado il forte sostegno politico e finanziario, l’inesperienza di Huawei nella produzione di massa di semiconduttori mette a confronto l’azienda con concorrenti come TSMC e ASML, che operano da decenni nel settore con risorse e know‑how consolidati. Nel frattempo, partner come SMIC e Shanghai Micro Electronics Equipment (SMEE) hanno fornito supporto tecnico, inviando team di ingegneri e attrezzature per far avanzare il progetto, nonostante la concorrenza nel mercato domestico.
Un ulteriore nodo cruciale sarà la capacità di Huawei di avvicinarsi alle prestazioni dei chip per intelligenza artificiale prodotti da Nvidia, che oggi domina il mercato globale con le sue GPU impiegate nei data center e nei grandi modelli linguistici. I processori Ascend di Huawei rappresentano un tentativo di colmare questo divario, ma gli analisti restano cauti sulla possibilità che l’azienda riesca a offrire un’alternativa davvero competitiva nel medio periodo.
Nei giorni scorsi Jensen Huang, amministratore delegato di Nvidia, ha dichiarato che la Cina non è in ritardo rispetto agli Stati Uniti nella corsa all’intelligenza artificiale, sottolineando che i due Paesi sono ormai “molto vicini” in una gara che descrive come “infinita e di lunga durata”. Inoltre, ha elogiato Huawei riconoscendo i suoi significativi progressi nel settore: “Sono incredibili nell’informatica e nella tecnologia di rete, fondamentali per far avanzare l’intelligenza artificiale. Hanno fatto passi da gigante negli ultimi anni”, ha dichiarato. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Huawei sta per collaudare il suo più recente e potente processore per l’intelligenza artificiale, che l’azienda spera possa sostituire alcuni prodotti di fascia elevata proprio del gigante dei chip statunitense Nvidia.
Washington ha risposto all’ascesa cinese inserendo SiCarrier e SwaySure nella entity list per limitare ulteriormente l’accesso alle tecnologie statunitensi, con l’accusa di contribuire allo sviluppo di chip avanzati per scopi militari. Resta da vedere se l’ecosistema creato da Huawei riuscirà a competere davvero sul piano globale, o se l’industria cinese dovrà ancora attendere per raggiungere l’autosufficienza tecnologica.